Comuni «Ci troviamo a metà strada»

Comuni «Ci troviamo a metà strada»

Dal Corriere del Ticino del 6 aprile 2016

Ecco come sarà il Cantone del futuro – Illustrati gli scenari della riforma Ticino 2020 Gobbi: «Va ottimizzata l’attività dello Stato» – Genazzi: «Si parte con i gruppi di lavoro»

Finanziariamente forte, progettuale, responsabilizzato e in grado di rispondere alle sfide che si profilano all’orizzonte: questo è il Comune del futuro tracciato dal Dipartimento delle istituzioni, che ieri a Palazzo delle Orsoline ha fornito un quadro generale sui progetti promossi dal Cantone a pochi giorni dalle elezioni comunali del 10 aprile. Misure che intendono «rafforzare i Comuni e farli uscire da quell’aura ottocentesca per farli entrare nel XXI secolo», ha detto il direttore delle Istituzioni Norman Gobbi. Il Ticino, aggiornando i dati con le ultime aggregazioni di Bellinzona e della Riviera, attualmente conta 115 Comuni ma secondo il Piano cantonale di aggregazione questi potrebbero arrivare a 23. Diventa quindi evidente come gli enti locali «acquisteranno sempre più peso e importanza », ha proseguito Gobbi, «è l’autorità pubblica più prossima al cittadino e l’elemento base del federalismo e va quindi rafforzata». Gli Enti locali dovranno quindi assumersi maggiori responsabilità, erogare più servizi mantenendone la qualità, far fronte al cambiamento della società ed essere quindi al passo con i tempi, in particolare con la digitalizzazione. Il sindaco di Bellinzona Mario Branda ha proprio posto l’accento sul cambiamento di funzione del comune, che da agricolo è passato a comune dei servizi nel Novecento per passare a quello contemporaneo che ha il compito di sostenere lo sviluppo economico e la qualità di vita del proprio territorio. Per potersi assumere queste sfide necessita di spazi e risorse, di qui la decisione dell’aggregazione, che Gobbi sottolinea essere nata dal basso: «È importante essere al timone del proprio destino, piuttosto che subirlo».

le strategie
Per realizzare tutto questo il Cantone ha elaborato due strategie: il Piano cantonale delle aggregazioni (PCA) e la riforma Ticino 2020, che riorganizzerà gli enti locali ridefinendone anche i compiti. In settembre 2015 il Parlamento aveva approvato il credito quadro di 3,2 milioni di franchi, ora «verranno costituiti i primi Gruppi di lavoro misti, composti da rappresentanti del Cantone e dei Comuni, che consegneranno le loro prime conclusioni entro fine 2016», rivela il capo della Sezione degli enti locali Elio Genazzi, che aggiunge: «Siamo a metà strada ». Dal 2017 verranno presentati «una serie di messaggi che si prevede di presentare al Gran Consiglio entro la fine del 2017, in modo che entro l’anno seguente sia possibile giungere all’approvazione di un primo pacchetto di misure, e avviare così entro il 2020 la revisione di compiti, flussi finanziari e sistema di perequazione », precisa ancora Genazzi. Per ora il sistema di solidarietà tra Comuni rimane, ha aggiunto Gobbi, che ha preso atto della lettera inviata dai 23 Comuni per chiedere una revisione urgente del sistema: «Questi enti vorrebbero accelerare il processo che è stato avviato. L’obiettivo è risolvere la situazione senza mettere un cerotto, ma risanando il sistema». Per quanto riguarda il Piano cantonale delle aggregazioni, a base sulla quale viene poi costruita la riforma, è stato terminato il primo giro di consultazioni ma per poter proseguire ed entrare nella seconda fase il Dipartimento attende la sentenza del Tribunale federale, che si pronuncerà sulla costituzionalità dell’iniziativa «Avanti con le città di Locarno e Bellinzona » di Giorgio Ghiringhelli. «Nel caso l’iniziativa fosse ritenuta costituzionale, il PCA potrebbe essere proposto dal Consiglio di Stato quale controprogetto all’iniziativa», ha dichiarato Gobbi.

Finanze più sane
Tema centrale, sia che si tratti dei Comuni o del Cantone che si appresta entro fine mese a presentare la manovra di rientro delle finanze da 180 milioni di franchi, la gestione delle risorse finanziarie. In questo senso Gobbi ha precisato che «occorre ottimizzare l’attività dello Stato », ponendo l’accento sui risultati raggiunti anche grazie a quanto fatto sul lato giuridico: «Circa un ottavo degli enti locali disattendeva i termini per la presentazione dei preventivi, mentre oggi sono praticamente tutti rientrati nei ranghi (130 su 133)». A seguito delle aggregazioni il moltiplicatore d’imposta medio è passato dall’86% del 1997-1998 al 76% del 2013, un fatto che per Gobbi dimostra che gli Enti locali stanno meglio finanziariamente: «Le prospettive per il futuro non sono delle migliori. L’auspicio è che le nuove città sappiano mantenere il proprio ruolo motore per i rispettivi agglomerati e che i Comuni sappiano calibrare bene le loro forze investendo per i loro cittadini, ma con un occhio attento a garantire finanze sane».

in pillole
GlI obIettIvI gli obiettivi della riforma ticino 2020 sono la ridefinizione dei rapporti tra cantone e cittadini, riavvicinando questi ultimi alla politica, dei rapporti tra cantone e comuni e migliorare la funzionalità amministrativa degli enti locali.

I temi prioritari
dopo la presentazione della manovra di rientro delle finanze cantonali a fine aprile, riprenderanno i lavori sulla riforma. entro l’estate 2016 sarà raggiunto l’accordo definitivo alla piattaforma di dialogo cantonecomuni e verranno costituiti i primi gruppi di lavoro sui temi prioritari, che consegneranno i loro rapporti entro la fine dell’anno.

I tempi
l’approvazione del primo pacchetto di misure (ridefinizione dei compiti, flussi e perequazione) è previsto per il 2018. l’attuazione è prevista entro 2020 e seguirà un monitoraggio.

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