I Comuni chiedono autonomia

I Comuni chiedono autonomia

Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 5 febbraio 2020 de La Regione

Nell’ambito della riforma ‘Ticino 2020’ gli enti locali più grandi desidererebbero maggiori deleghe Per Norman Gobbi è una richiesta legittima a patto che ci sia più responsabilità da parte di chi è chiamato ad amministrare

I Comuni chiedono più autonomia e non solo di ordine finanziario. È questo in estrema sintesi, il dato saliente emerso durante il secondo simposio sulle relazioni tra il Cantone e i Comuni svoltosi ieri a Lugano e promosso dalla Sezione degli enti locali del Dipartimento delle istituzioni. «Ci sono Comuni che interpretano l’autonomia prettamente dal punto di vista finanziario. Altri, invece, da quello operativo o nell’erogazione di determinati servizi», afferma Norman Gobbi, consigliere di Stato e direttore del Dipartimento delle istituzioni, intervenuto al convegno luganese. Evento a cui hanno partecipato anche altri tre membri del governo cantonale: Manuele Bertoli (Decs); Raffaele De Rosa (Dss) e Christian Vitta (Dfe). «Ovviamente – ci spiega Gobbi – nel rispetto dei vincoli stabiliti dalle leggi superiori».

Questo – quello dell’autonomia ‘differenziata’ tra piccoli e grandi Comuni – è solo un aspetto che potrebbe rientrare della complessa riforma istituzionale denominata ‘Ticino 2020’. Infatti, a dispetto della data inserita nel nome, è una riforma che non vedrà la luce entro la fine di quest’anno. «L’obiettivo – continua ancora il consigliere di Stato – è quello di riconoscere sì una maggiore autonomia, sgravando magari alcuni compiti al Cantone, ma responsabilizzando maggiormente gli enti locali». Insomma, l’autonomia bisogna meritarsela indipendentemente dalla stazza comunale. «Pensiamo alle procedure e alla pianificazione edilizia. Negli anni si è concentrato questo compito molto a livello cantonale perché in passato ci sono stati abusi», continua il direttore del Dipartimento delle istituzioni che precisa anche che «l’amministrazione cantonale deve uscire da un ruolo paternalistico». «I Comuni sono cambiati a livello di strutture. ‘Ticino 2020’ intende rafforzare la capacità di azione soprattutto a livello locale, in nome di un principio molto importante: quello della prossimità fra cittadino e le autorità».

Alla vigilia del voto per il rinnovo dei poteri locali il messaggio di Gobbi è quindi quello di avere dei Municipi che – dove c’è una struttura che lo permette – deleghino molto di più all’amministrazione comunale.

Uno dei compiti dei Comuni è quello di garantire la sicurezza. Lugano, per esempio, chiede da tempo maggiore autonomia anche per quanto riguarda l’attività di Polizia. Anche questo aspetto rientra nella futura riforma? «È una delle riflessioni che si stanno facendo con il gruppo ‘Polizia ticinese’. Anche in questo caso la prossimità è diversa da regione a regione e uno dei compiti del Cantone è quello di garantire un elevato livello di sicurezza su tutto il territorio. A costi accessibili, però», risponde Gobbi. Per i Comuni più piccoli e senza agenti si potrebbe delegare un assistente di polizia che diventerebbe una sorta di usciere 2.0.

Le aggregazioni comunali potrebbero però risolvere molti di questi problemi. «Le aggregazioni non sono state pensate per questo scopo. Con i Comuni cerchiamo il dialogo e non imponiamo nulla. Se avessimo calato una riforma dell’alto sarebbe stata ancora più difficile da implementare. Ci sono obiettivi più facilmente raggiungibili perché condivisi, altri che necessitano di più tempo. Iniziamo dai primi in modo da convincere anche i più reticenti ad aderire», conclude Gobbi. A fine giornata sono stati premiati i Comuni di Stabio e Capriasca per due progetti innovativi a favore della cittadinanza.

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Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 5 febbraio 2020 del Corriere del Ticino

I Comuni cercano più autonomia «ma da noi le riforme fanno fatica»

Durante il simposio sui rapporti tra Cantone ed Enti locali, questi ultimi chiedono meno ingerenza da parte di Bellinzona
Secondo Norman Gobbi per il progetto Ticino 2020 «bisogna partire dagli interventi più piccoli e che trovano meno resistenze»

È un tormentone che ormai va avanti da anni e, con l’avvicinarsi a grandi passi dell’appuntamento con le urne per le elezioni comunali, è una tema più che mai scottante. Anzi, per dirla con le parole del sindaco di Lugano, «il tema dei rapporti tra Cantone e Comuni deve essere discusso con urgenza». Proprio così Marco Borradori al Palazzo dei congressi ha aperto i lavori del secondo simposio Cantone-Comuni, una giornata organizzata dalla Sezione degli Enti locali (SEL) in cui numerosi amministratori comunali, e non solo, si sono confrontati tra loro in quattro gruppi di lavoro dedicati allo spinoso tema. E proprio durante i lavori del simposio, per la maggioranza degli amministratori locali presenti, la parola chiave era una sola: «Ai Comuni serve più autonomia».

Durante il suo discorso il sindaco di Lugano ha infatti rimarcato che il «mondo sta cambiando a un ritmo velocissimo e che i rapporti tra Cantone e Comuni dovrebbero evolvere in maniera altrettanto veloce. Ma purtroppo, malgrado la buona volontà, si ha l’impressione che si arrivi sempre un po’ in ritardo». A questo proposito il sindaco della città sul Ceresio ha ricordato l’importanza del progetto Ticino 2020 che, appunto, dovrà ridisegnare i compiti e i flussi finanziari tra i due livelli istituzionali e il cui obiettivo è proprio ridare più autonomia ai Comuni. Un progetto «molto atteso», ha spiegato Borradori, precisando che però «sembra ci sia un certo scetticismo al riguardo». Raggiunto a margine del simposio, il direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi ha in parte confermato lo scetticismo citato dal sindaco di Lugano, affermando che «no», il progetto Ticino 2020 non vedrà la luce entro la fine dell’anno. Insomma, rispetto a quanto inizialmente previsto servirà ancora qualche anno per portare a termine l’importante cantiere. Il consigliere di Stato ha precisato che oggi è necessario innanzitutto «trovare dei piccoli successi, ad esempio con la correzione di alcuni flussi finanziari che non sono necessari o poco comprensibili. Perché se invece mettiamo tutti i dossier insieme è più difficile avanzare. È importante partire con quei progetti che hanno meno resistenze, dimostrando che l’approccio è corretto, per poi portare avanti gli altri dossier». Altri cantieri che, sottolinea Gobbi, «richiederanno molto più tempo anche per via di un certo irrigidimento da una parte e dall’altra». Ma non solo, aggiunge il direttore delle Istituzioni: «Bisogna anche tenere conto delle imminenti elezioni comunali; magari i nuovi amministratori non avranno le stesse opinioni». Ad ogni modo secondo Gobbi «tutte le riforme in questo cantone hanno bisogno di più tempo rispetto a quanto preventivato. Da una parte perché siamo molto prudenti e conservatori, ma anche perché vogliamo creare il dialogo, e questo richiede tempo».

Più tranquillità
Tornando al simposio, il capo della Sezione Enti locali Marzio Della Santa nel suo discorso iniziale ha evidenziato che l’obiettivo dell’incontro è «di favorire il dialogo per capire quale sarà il Comune del futuro». E a questo proposito ha anticipato alcune delle risposte date a un sondaggio che verrà pubblicato nelle prossime settimane. Sondaggio dal quale è emerso che i cittadini, nel valutare quali criteri sono più importanti per spostarsi da un Comune all’altro, mettono nelle prime tre posizioni «il costo dell’abitazione, la tranquillità e la qualità del paesaggio e dell’aria». «Non è certo il moltiplicatore a stare nei primi posti», ha fatto notare Della Santa, spiegando poi che la funzione dei comuni in futuro sarà sempre più quella «residenziale» al fine di «migliorare la qualità di vita per i cittadini nel territorio».

Dialogo e milizia
Prima della tavola rotonda che ha chiuso il simposio, il presidente del Governo Christian Vitta ha dal canto suo evidenziato che, riguardo al progetto Ticino2020, «specialmente in un momento di grandi cambiamenti come questo, il Comune in quanto istituzione più vicina al cittadino è fondamentale». E in questo senso, ha rimarcato Vitta, «è il dialogo tra le parti che rende possibile trovare compromessi». Dal canto suo, il presidente del Gran Consiglio Claudio Franscella, pensando alle prossime elezioni comunali, ha fatto notare che «la politica di milizia fa sempre più fatica». Da più persone durante il simposio è infatti stata fatta notare la difficoltà in queste settimane di «riempire» le liste per le imminenti elezioni comunali. In questo senso Franscella ha ringraziato chi si è messo a disposizione della cosa pubblica, concludendo con una domanda provocatoria «per il prossimo simposio»: «Sarà necessaria una professionalizzazione della politica?».

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Servizio all’interno dell’edizione di martedì 4 febbraio 2020 de Il Quotidiano
Cantone e comuni, chi fa cosa?

https://www.rsi.ch/play/tv/redirect/detail/12702198

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Servizio all’interno dell’edizione di martedì 4 febbraio 2020 del TG di Teleticino
Ripensare il ruolo di municipale

http://teleticino.ch/il-tg/ripensare-il-ruolo-di-municipale-EB2311732