La movida ticinese guadagna un’ora

La movida ticinese guadagna un’ora

Dal Corriere del Ticino | Via libera alla chiusura dei bar alle 2 e delle discoteche alle 6 – Possibile l’entrata in vigore già il 1. giugno Amanda Rückert: «Una facoltà e non un obbligo per gli esercenti» – Verso il ritiro dell’iniziativa popolare

Dal 1. giugno la notte ticinese avrà un’ora in più. Salvo un eventuale referendum, il Consiglio di Stato è infatti intenzionato a introdurre già in vista dell’estate i nuovi orari di chiusura degli esercizi pubblici. Il Gran Consiglio con 66 voti favorevoli, 8 contrari e 5 astensioni, ha deciso di dare semaforo verde all’apertura fino alle 2 di bar e ristoranti e alle 6 delle discoteche il venerdì, il sabato e nei prefestivi. A trovare ampio consenso in aula è dunque stato il compromesso elaborato dal Dipartimento delle istituzioni sull’iniziativa popolare «Ticino 3.0. Bar aperti sino alle 3», lanciata nell’agosto del 2015 da Generazione giovani PPD con l’obiettivo di rilanciare il turismo e l’economia cantonale tramite una modifica della Legga sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione (Lear). Promotori che, da noi contattati, hanno ora confermato la propensione a ritirare il testo e così a evitare una chiamata alle urne dei cittadini. E ciò nonostante la lancetta sia stata spostata solo di 60 e non di 120 minuti.

Per Gobbi nessun escamotage

Un’ora in più che, come ribadito a più riprese dalla relatrice del rapporto di maggioranza Amanda Rückert (Lega), rappresenta però «una facoltà e non un obbligo per gli esercenti. Allo stesso tempo voglio esser chiara: la possibilità di chiudere alle 2 non significa che si potrà tenere la musica ad un volume più alto. Il rispetto della quiete pubblica continuerà ad essere garantito non da ultimo perché i Comuni avranno ancora la facoltà d’intervenire». A opporsi fermamente è invece stato Franco Celio (PLR), relatore del rapporto di minoranza contrario ai nuovi orari. Il deputato ha subito lanciato una frecciata: «Vedo che il conformismo ha già fatto le sue vittime, non solo in Commissione della legislazione (ndr. l’unico commissario ad aver firmato il rapporto di Celio è stato il collega di partito Giorgio Galusero), ma anche all’interno del mio gruppo dove alcuni inizialmente critici si sono allineati al pensiero unico». Celio ha poi voluto sottolineare la celerità con la quale il tema è approdato in Parlamento. «L’impressione – ha detto – è che vi sia una discriminazione tra le iniziative popolari: quelle che piacciono al Consiglio di Stato e a determinate lobby godono di una corsia preferenziale, le altre finiscono su un binario morto». E ancora: «Il compromesso è un escamotage che toglie ai cittadini la possibilità di esprimersi alle urne».

Affermazione che non è piaciuta al direttore delle Istituzioni Norman Gobbi che ha replicato come «non si tratta di un escamotage ma, anzi, questa è la dimostrazione di come si possa giungere a una modifica di legge in tempi brevi». Il consigliere di Stato ha poi voluto rimarcare come «il Governo non è rimasto con le mani in mano e proponendo il compromesso delle 2 ha voluto rispondere alla richiesta delle giovani generazioni, del nostro futuro».

«Una ventata d’aria fresca»

E sulla risposta celere si è espresso anche Maurizio Agustoni (PPD), in qualità di presidente della Legislazione. «Questo Parlamento – ha detto – se vuole ha tutti gli strumenti per adottare provvedimenti incisivi a favore del Cantone in tempi brevi». Per la maggioranza favorevole del PLR Fabio Käppeli (PLR) ha da parte sua parlato di una proposta «ragionevole, pragmatica e liberale». Galusero, per il fronte contrario, ha invece lanciato una provocazione ai deputati vicini ai sindacati: «Per 30 minuti in più agli orari dei negozi è venuto giù il cielo, mentre qui il silenzio è totale». Sabrina Gendotti (PPD) ha invece rilanciato, definendo il compromesso «una ventata d’aria fresca in una regione che ne ha bisogno». Salutando positivamente «un progetto ragionevole», Carlo Lepori (PS) ha ad ogni modo riconosciuto «il punto dolente inerente alla quiete pubblica, per la quale mi auguro che il Governo aiuterà i Comuni». E se Franco Denti (Verdi) ha interpretato la modifica della Lear come «un cambiamento della gestione del tempo libero da parte dei giovani», più semplicemente Lara Filippini (La Destra) ha descritto il nuovo impianto legislativo «più moderno e al passo con i tempi, anche a fronte dell’offerta da oltre confine».

(Articolo di Viola Martinelli)

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