Suona il corno, fischia il treno

Suona il corno, fischia il treno

Servizio all’interno dell’edizione di venerdì 4 settembre 2020 de Il Quotidiano

https://www.rsi.ch/play/tv/il-quotidiano/video/il-quotidiano?id=13382619

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Articolo pubblicato nell’edizione di sabato 5 settembre 2020 de La Regione

I corni delle alpi intrattengono tra loro un ampio dialogo musicale: «Il Nord incontra il Sud, il senso è quello», ci spiegherà poi Angelo Togni, uno degli interpreti; ‘Aprite le porte’ e la ‘Marcia della bandiera’ tra i brani eseguiti. Gli stessi temi che ricorrono nei discorsi delle autorità, arrivate poco prima delle 11 naturalmente in treno, un Giruno a lunga percorrenza e un Flirt/Tilo. Davanti a un centinaio scarso di ospiti e alle loro mascherine d’ordinanza – la pandemia ha decimato le possibilità d’accoglienza –, apre la cerimonia Simonetta Sommaruga: giacca blu su abito rosso, la presidente della Confederazione ricorda le sue estati in Ticino, villeggiante a Bellinzona con radici a Lugano, ai due lati di quella montagna che «per molto tempo ha diviso molte persone non solo dal punto di vista geografico, ma anche da quello sociale». Ora invece le unisce, grazie a quel tunnel di base che servirà anche a «proteggere le nostre care Alpi», anche se la soddisfazione non deve cedere all’autocompiacimento: «La politica di trasferimento delle perci su rotaia non è mai finita», ci farà presente al momento delle interviste; «per questo già l’anno scorso ho proposto al Consiglio federale misure per agevolare ancora di più i trasportatori, che si trovano in una situazione difficile. Dobbiamo sempre pensare in avanti per incoraggiare il trasporto su rotaia. È una cosa che la gente si aspetta da noi».
Quando tocca a lui prendere la parola, il direttore del Dipartimento federale degli Affari esteri Ignazio Cassis parla di un sogno realizzato: «Si dice che chi ha le visioni debba andare dal medico. Sarà perché sono un medico, ma credo che talvolta le visioni siano salutari». D’altronde, dice citando il premio Nobel per la letteratura Carl Spitteler, «se le Alpi avessero dovuto inventarle gli svizzeri», ‘misurati’ come sono «le avrebbero fatte molto più piccole». In mancanza di alternative, scherza Cassis, «non ci resta altro che bucarle» per passare «dal regno di Borradori a quello di Branda», tra «Estival e Festival». Per affermare e consolidare non solo l’unità cantonale, ma anche «la nostra appartenenza al continente europeo».
«Il Ticino diventerà sempre più una grande città», prevede poi il presidente del Consiglio di Stato ticinese Norman Gobbi, grazie a un progetto nel quale il Cantone «ha sempre creduto e a tutti i livelli», anche quando a inizio anni Duemila il tunnel del Ceneri rischiò di sfumare per motivi di risparmio. E che il Cantone ci creda «lo sta dimostrando anche oggi, investendo 100 milioni di franchi all’anno per il trasporto pubblico». A margine dell’evento è il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali a chiosare sul tema: «Quest’opera è fondamentale nell’ottica del traffico regionale. Vorremmo arrivare ad avere un treno ogni quarto d’ora nel collegamento diretto tra gli agglomerati, e questo naturalmente con tempi di percorrenza dimezzati. Su questa base poggia anche un potenziamento del trasporto pubblico su gomma, a partire da dicembre di quest’anno, per spostare più persone possibile dal trasporto privato» e decongestionare le strade.
Palette da capostazione in mano, sono infine il Ceo di Ffs Vincent Ducrot e quello di AlpTransit Dieter Schwank a dare il segnale per il primo treno ufficiale che attraversa il tunnel: un portacontainer della Ffs Cargo International, simbolo di come da qui si voglia far passare tutto un continente. Alle 11.34 il convoglio corre lungo il viadotto che lo porta dentro alla montagna, dall’eco alpina del corno si passa al fischio della locomotiva.
Come un saluto.

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Articolo pubblicato nell’edizione di sabato 5 settembre del Corriere del Ticino

L’orgoglio ticinese ora corre veloce come un treno da nord a sud
Il viaggio nel futuro è iniziato. Alla galleria di base del Monte Ceneri sono stati tolti ieri i veli dopo dodici anni di lavori. Il Ticino è più unito, con collegamenti più rapidi tra Lugano, Locarno e Bellinzona. L’attesa rivoluzione del trasporto pubblico è entrata ufficialmente nel vivo. Da ieri alle 11.34 il futuro è diventato presente. A quell’ora è transitato il primo treno attraverso la galleria di base del Monte Ceneri. La scelta è stata altamente simbolica: un convoglio merci del traffico combinato di FFS Cargo International che fa la spola tra l’Italia e la Germania. Il sud più vicino al nord. A tutti i livelli. Con il tunnel di 15,4 chilometri fra Camorino e Vezia – costruito in dodici anni e costato 3,6 miliardi di franchi – le distanze fra i principali centri del Cantone si accorciano. Dando vita alla tanto decantata Città Ticino, un concetto decisamente astratto che si spera possa davvero tramutarsi in realtà. Vedremo. Adesso è il momento di festeggiare un giorno storico che dopo l’inaugurazione del Lötschberg (2007) e del San Gottardo (2016) va a chiudere il cerchio della nuova trasversale ferroviaria alpina. AlpTransit è (quasi) completa. Adesso tocca alle Ferrovie trasformare questo ulteriore diamante grezzo in un gioiello di luce.

Tutti in carrozza
Non potevano che arrivare in treno, le autorità. Ieri, a Camorino, sull’ex cantiere, si è celebrata la festa della ferrovia, la festa di un’opera che cambierà completamente il trasporto pubblico a Sud delle Alpi. Dopo quella del 1. giugno 2016 la data del 4 settembre 2020 entrerà di diritto nelle pagine di storia svizzera. Allora era stata la galleria di base del San Gottardo, stavolta tocca a quella del Monte Ceneri. Una cerimonia sobria, con un centinaio di invitati, considerata l’emergenza sanitaria, ma non per questo meno emozionante per chi in questo manufatto ci ha creduto e per chi l’ha realizzato, rimettendoci (in due casi) purtroppo la vita. La presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga, il collega consigliere federale Ignazio Cassis ed il presidente del Governo ticinese Norman Gobbi sono giunti al portale nord rigorosamente su rotaia. I ministri su un Giruno (il futuro fulcro del traffico a lunga percorrenza), il consigliere di Stato unitamente ai CEO di AlpTransit (Dieter Schwank) e a quello delle Ferrovie (Vincent Ducrot) comodamente seduti su un Flirt. Non a caso: dal 13 dicembre prossimo, con il cambiamento d’orario, la distanza fra Lugano, Locarno e Bellinzona si ridurrà notevolmente.

La caduta del «muro»
Noblesse oblige partiamo da Simonetta Sommaruga. La direttrice del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni ha evidenziato come il traforo è la dimostrazione di cosa può fare la Svizzera quando è compatta: «La galleria di base del Ceneri, con quelle del Lötschberg e del San Gottardo, è la pietra miliare della nostra politica di trasferimento del traffico dalla strada alla rotaia. Non abbiamo ancora raggiunto gli obiettivi che ci siamo prefissi, ma adesso possiamo guardare al futuro con più ottimismo». La presidente della Confederazione ha in seguito ricordato quando da piccola, con la famiglia originaria del Luganese, trascorreva le vacanze a Bellinzona: «Il viaggio fra le due città sembrava non finire mai. Il Monte Ceneri per molto tempo ha diviso il Ticino, sia dal punto di vista geografico sia da quello sociale. Da oggi non sarà più così, e questo ci rende orgogliosi. Viva il treno, viva il Ticino, viva la Svizzera!». Ha concluso il breve intervento ricordando i due minatori morti durante il cantiere, nel settembre 2010 e nell’ottobre 2015.

La volontà di crescita
Il direttore del Dipartimento federale degli affari esteri Ignazio Cassis dal canto suo ha sottolineato come con il tunnel si realizzi una «visione. È un’opera incredibile. Anzi, dirò di più: siamo quasi arroganti perché abbattiamo le montagne per dar vita alla ferrovia di pianura. Il Ticino è ora più unito. Oggi diciamo sì alla Svizzera, a un cuore pulsante di arterie che si connettono al nostro Paese». Il consigliere federale, a questo proposito, ha ribadito l’importanza di intrattenere dei buoni rapporti con il resto dell’Europa, per far sentire la Confederazione al centro del Vecchio continente.
La parola è infine passata al presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, il quale ha rilevato che «la galleria del Ceneri cambierà la nostra identità. Avremo la possibilità di sentirci più uniti: anche le regioni più a sud e a nord del Cantone saranno meglio servite dall’offerta di trasporto pubblico. Penso in particolare a Mendrisio e Chiasso, ma anche alla Leventina, la mia terra d’origine e di residenza, che ha dovuto subire per quasi un ventennio i grossi cantieri di Bodio e Faido durante la costruzione del San Gottardo. Il Ticino diventerà una grande città con ‘quartieri’ nel Sopra- e nel Sottoceneri e fungerà da polo intermedio fra il settentrione (la Zurich Greater Area) e il meridione (l’area metropolitana lombarda)». Ma questo cambiamento, da solo, non potrà fare miracoli. Occorrono orgoglio, volontà di crescita, lungimiranza e autodeterminazione per «presentarsi come una zona forte, compatta e di alto interesse economico, culturale e formativo per il resto del Paese. Rimbocchiamoci le maniche, pertanto, e saliamo in carrozza verso il Ticino di domani».

Fra gioia e commozione
Sul palco sono infine saliti i CEO di AlpTransit (Dieter Schwank) e delle FFS (Vincent Ducrot, in carica dallo scorso 1. aprile dopo essere subentrato ad Andreas Meyer, assente ieri, il quale ha guidato l’azienda in un decennio di grandissimi cambiamenti). È stato suggellato il passaggio di consegna dell’opera, formalmente già avvenuto allo scoccare della mezzanotte di martedì scorso. Il numero uno della società committente non ha nascosto la «grande gioia. Da soli, tuttavia, non sarebbe stato possibile realizzare quello che abbiamo fatto. Il lavoro di squadra, in primis con le Ferrovie e con le autorità ticinesi, è stato immenso». Anche Schwank ha omaggiato le vittime del cantiere del Ceneri: «Le ricordiamo ora e per sempre con la massima stima e con grande onore». Da notare che, all’esterno, vi è stata una manifestazione contro i presunti abusi (turni di lavoro troppo lunghi e caporalato) avvenuti sul cantiere.

In attesa del 13 dicembre
Il direttore generale dell’ex regia federale Vincent Ducrot si è detto «molto fiero: oggi si realizza un sogno», ricordando l’impegno che dovrà essere profuso, in particolare nei prossimi tre mesi, dal personale delle FFS in vista della messa in esercizio del 13 dicembre. Paletta da capotreno in mano, i due CEO hanno «salutato» il primo convoglio sbucato dal traforo. Il classico taglio del nastro ha chiuso i festeggiamenti, ai quali hanno partecipato – tra gli altri – il Consiglio di Stato in corpore, il presidente del Gran Consiglio Daniele Caverzasio, la consigliera agli Stati Marina Carobbio, i consiglieri nazionali Marco Romano, Rocco Cattaneo e Bruno Storni e l’ex ministra Laura Sadis nonché il direttore di TiLo ed ex dirigente di AlpTransit Denis Rossi («sono emozionato. Noi siamo pronti, i treni stanno arrivando», ci ha confidato).