Terrorismo: via il passaporto al reclutatore

Terrorismo: via il passaporto al reclutatore

Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 12 settembre 2019 del Corriere del Ticino

La Segreteria di Stato della migrazione ha revocato la cittadinanza all’agente di Argo 1 accusato di proselitismo.
È la prima volta che accade in Svizzera – Era stato condannato per aver favorito due foreign fighter del Luganese.

Per la prima volta la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ha revocato il passaporto svizzero a un uomo condannato per legami con il terrorismo islamico. E non è una persona qualunque: si tratta infatti dell’ex agente di sicurezza della Argo 1, Ümit Y., conosciuto anche come «il reclutatore». Classe 1984 e cittadino svizzero di origine turca con la doppia nazionalità, nel 2017 l’uomo è stato dichiarato colpevole dal Tribunale penale federale di Bellinzona per violazione della legge che vieta i gruppi terroristici Al Qaeda ed ISIS. Un caso questo senza precedenti in Ticino e che non aveva mancato di suscitare clamore scoperchiando una realtà che, fino ad allora, si pensava risparmiasse il nostro territorio. Una realtà fatta di proselitismo, di giovani luganesi convertiti all’estremismo islamico e foreign fighter che dal nostro cantone raggiungevano l’Iraq o la Siria pronti a morire per la jihad sotto le bombe della coalizione internazionale.

Una visione radicale
Il caso era scoppiato il 22 febbraio 2017 quando Ümit Y. era stato arrestato a Lugano, in un blitz che aveva impiegato una centinaia di agenti. Finito davanti alla Giustizia, l’uomo è stato riconosciuto colpevole di proselitismo per il Fronte al-Nusra (affiliato ad Al Qaeda), nonché di aver inneggiato alla jihad e aver aiutato due foreign fighter a raggiungere il Medio Oriente. Azioni che avevano portato i giudici a emettere una condanna di 2 anni e mezzo, di cui 6 mesi da scontare. Al momento del processo, però, l’uomo aveva già scontato 6 mesi in carcere e dopo pochi giorni dalla sentenza era di nuovo a piede libero. Due, come detto, i principali atti di accusa. Da un lato in merito all’attività di proselitismo durante la quale avrebbe trasmesso la sua visione radicale dell’Islam. Numerosi i casi emersi durante il processo a Bellinzona: in un’occasione una donna di Como gli aveva chiesto l’approvazione per partire a combattere mentre un’altra persona avrebbe espresso la medesima volontà. Un terzo uomo sarebbe invece passato da una visione moderata a una radicale. Più complesso il discorso riguardante il supporto fornito a due foreign fighter mai tornati dal fronte: Oussama Khachia (il «jihadista di Pregassona», dato per morto in Siria) e Ylan B. (un 26.enne di Molino Nuovo morto in Iraq nel 2015). Ümit Y. avrebbe ospitato per due giorni Oussama e la moglie nella casa in Turchia, facendo sembrare la trasferta una vacanza tra coniugi per confondere le acque. A Ylan invece, l’ex agente di sicurezza avrebbe fornito indicazioni sui mezzi pubblici per raggiungere il fronte, consegnandogli 100 franchi.

«Condotta di grave pregiudizio»
Un caso intricato insomma, che ha però un finale chiaro: la revoca della cittadinanza svizzera. Un passo, questo, che la Segreteria di Stato della migrazione può compiere nei confronti di «una persona che possiede anche la nazionalità di un altro Stato e qualora la sua condotta sia di grave pregiudizio agli interessi, e quindi alla sicurezza, della Svizzera», si legge in una nota della SEM. Gravi crimini commessi appunto nel quadro di attività terroristiche o di estremismo violento. Nel caso specifico, la SEM «ritiene che i suddetti requisiti siano soddisfatti, come testimonia il lungo periodo da passare dietro le sbarre inflitto all’uomo. Questi, insieme al passaporto, perde anche la cittadinanza cantonale e comunale».

«Decisione determinante»
Una decisione che il direttore delle Istituzioni Norman Gobbi ha commentato su Facebook: «Il Consiglio di Stato, su proposta del mio Dipartimento, ha dato seguito alla proposta della SEM per la revoca della cittadinanza svizzera, cantonale e comunale di una persona condannata in via definitiva per appartenenza ad un’organizzazione terroristica. La decisione del Cantone Ticino – secondo la recente modifica legislativa – è infatti stata vincolante e determinante al passo compiuto dalla SEM, il primo mai avvenuto a livello elvetico». La decisione non è ancora passata in giudicato e l’uomo ha dunque la possibilità di ricorrere dinanzi al Tribunale amministrativo federale. In giugno, il Consiglio federale aveva affermato che una decina di binazionali sospettati di aver partecipato all’estero ad attività nell’ambito del terrorismo erano stati identificati. V.M.