Jihad: «Il livello d’allarme è già alto»

Jihad: «Il livello d’allarme è già alto»

Il capo dei servizi informativi svizzeri Markus Seiler parla di terrorismo e attentati «Da noi decine di spie agiscono sotto copertura – Ci mancano mezzi adeguati». Il terrorismo, i conflitti nel mondo e l’estremismo violento, ma anche lo spionaggio e il furto di dati personali. Sono queste le principali minacce dalle quali il Paese deve proteggersi secondo Markus Seiler, direttore del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC). Durante la conferenza «Che cosa minaccia la Svizzera nel 2015?» – organizzata ieri sera a Bellinzona, nell’auditorio di BancaStato, dal Dipartimento delle istituzioni rappresentato dal direttore Norman Gobbi – il capo dei servizi segreti svizzeri ha illustrato le sfide del prossimo futuro.

La relazione ha orbitato intorno al radar di cui si avvale il SIC per monitorare le minacce incombenti. Sul fronte della politica e della difesa, per esempio, i principali timori provengono dalle zone di conflitto in Europa orientale, Africa e nel mondo arabo. E mentre i Paesi emergenti investono sempre più fondi nelle forze militari, il mondo occidentale limita le spese. Il risultato? «Nel giro di cinque anni – ha affermato Seiler – Turchia e Russia disporranno delle forze aeree belliche più efficaci in Europa».

Sul fronte del terrorismo, la minaccia principale è data dallo jihadismo. Gli attacchi a Parigi dello scorso gennaio «non hanno innalzato il nostro livello di allarme perché questo era già molto elevato. A crescere sono invece le persone che dalla Svizzera si spostano all’estero con finalità terroristiche, per un totale di 64 casi registrati. A oggi non ci sono indizi concreti circa possibili attacchi su suolo elvetico, anche se non è possibile azzerare il pericolo di attentati».
Il capo dei servizi segreti ha poi parlato di estremismo violento e proliferazione di armi di distruzione di massa. Uno degli obiettivi del SIC è infatti prevenire che qualunque ente svizzero fornisca sostegno al programma nucleare iraniano, attraverso per esempio la fornitura di attrezzature da laboratorio.
Il capitolo spionaggio – una minaccia comunemente considerata meno pericolosa di altre – ha dato modo a Seiler di presentare alcuni aneddoti, curiosi e preoccupanti allo stesso tempo.

«In Svizzera sono presenti decine di spie che agiscono sotto copertura, spesso diplomatica. Una di queste la conosciamo tutti: Edward Snowden, un tempo attivo a Ginevra. Ma ci sono anche semplici uomini d’affari che possono trafugare informazioni sensibili senza dare nell’occhio». Talvolta in maniera banale e quasi ovvia, per di più. «Immaginate dieci persone che visitano un’azienda svizzera per la prima volta. Uno di loro finge di aver mal di stomaco e chiede del bagno, fa finta di perdersi e ne approfitta per scoprire quanto può sull’azienda. Oppure ipotizzate una conferenza come questa, in cui il relatore indice un’estrazione con premio. Vengono raccolti i biglietti da visita dei presenti, si tira a sorte e, all’uscita, i fortunati riceveranno una bottiglia di vino. Molti di voi si fiderebbero, eppure così facendo avrei raccolto all’istante indirizzi e-mail e telefoni cellulari di buona parte di voi».

La minaccia dello spionaggio riguarda infatti anche i privati, tra furti di dati su Internet e mancanza di privacy, in una costante ricerca di equilibrio tra libertà individuale e sicurezza. «Se adesso ognuno di voi spedisse un’e-mail a casa – ha ammonito Seiler – l’80 per cento di queste farebbe tappa a Londra e Washington per essere registrata e analizzata, prima di giungere a destinazione».
Il SIC non può fare molto di fronte a queste minacce. «Qualche settimana fa Berna ha dato il via libera all’assunzione di sei nuovi collaboratori al fine di fronteggiare la minaccia terroristica, mentre in Francia sono stati annunciati ben 2.860 posti aggiuntivi. Molto semplicemente, non disponiamo di sufficienti mezzi».

Eppure, qualcosa si può fare. «Appoggiare la Nuova legge sulle attività informative (LAIn), che ci fornirà una base legale moderna grazie alla quale potremo affiancare gli altri Stati europei nonché valutare e prevenire le minacce sempre più aggressive che caratterizzano il mondo di oggi» ha concluso Markus Seiler.

Corriere del Ticino, 12 febbraio 2015, di Mattia Bertoldi

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