Della Santa: “Aggregazioni? Il Cantone le promuove indirettamente da sempre”

Della Santa: “Aggregazioni? Il Cantone le promuove indirettamente da sempre”

Con il capo della Sezione degli enti locali approfondiamo il tema delle aggregazioni, dopo lo “stop” del Governo ai progetti di fusione tra Morcote e Vico Morcote,e tra Locarno e Lavertezzo. “Si incoraggiano i progetti che partono dal basso, quindi sulla base di una volontà locale”.

Chiusi due progetti di aggregazione comunale, quello tra Morcote e Vico Morcote, e tra Locarno e Lavertezzo. A deciderlo, è notizia di ieri, il Consiglio di Stato, che per la prima volta ha applicato la legge cantonale sulle aggregazioni. Tale legge permette di bloccare una procedura prima ancora del voto popolare. L’intervento da parte del Cantone in tal senso rappresenta una novità. “La possibilità di sciogliere questi finanziamenti, diciamo così, è conseguenza di una serie di progetti che si sono trascinati sull’arco di più anni, troppi, e che comunque in votazione popolare, forse anche per una certa stanchezza, furono bocciati”, spiega a Ticinonews il capo della Sezione degli enti locali, Mazio Della Santa.

Questo è il caso più di Morcote e Vico Morcote, in cui la procedura era ferma da anni. Come mai non è stata chiusa prima?
“Perché non avevamo la base legale, che è entrata in vigore alcune settimane or sono, e ci ha dato quindi la facoltà di intervenire”.

Nel caso di Lavertezzo e Locarno il progetto era stato invece avviato formalmente da poco. Come mai questa chiusura in così poco tempo?
“Come Dipartimento e come Governo, vengono promosse le aggregazioni dal basso, quindi sulla base di una volontà locale. In questo caso, tale volontà si è modificata nel tempo e sono stati valutati scenari diversi. Le stesse autorità politiche dei due Comuni hanno quindi ritenuto opportuno interrompere quanto avevano avviato per dare il via ad altri due progetti aggregativi, che a loro sembrano essere più interessanti. Nello specifico, nel caso di Lavertezzo vi è questa idea concreta con Gordola, che verosimilmente sfocerà in un’istanza aggregativa. Nel caso di Locarno, invece, si darà origine a un pre-studio, il quale permetterà di identificare il potenziale di sviluppo del Locarnese, sulla base del quale i Comuni poi si determineranno”.

Si può dire quindi che il territorio ora si sta ridefinendo quasi spontaneamente, con nuove alleanze “dal basso”?
“Sì, esattamente. Inizialmente ci sono magari dei Comuni che provano, intavolando una sede di discussioni. In seguito ci si convince dell’opportunità e si dà il via allo studio aggregativo, per rendersi poi conto che ci sono altre soluzioni preferibili a quella scelta. Da un certo punto di vista, ben venga quindi che la base legale permetta ora di interrompere i finanziamenti e di scioglierli, per poterne originare di nuovi”.
 

Il Cantone continuerà a promuovere attivamente le aggregazioni o adotterà un approccio più attendista?
“Il Cantone promuove da sempre indirettamente le aggregazioni, sia mettendo a disposizione le risorse finanziarie, ma anche e soprattutto stimolando le riflessioni a livello comunale. Questi incontri che svolgiamo, anche con il direttore del Dipartimento delle istituzioni, permettono di mettere il tema sul tavolo. E ciò di cui ci accorgiamo è che a volte, mesi dopo, può nascere una scintilla e da lì, magari, si arriva a un progetto aggregativo”.


Una delle ultime dichiarazioni del consigliere di stato Claudio Zali diceva che ci sono troppi Comuni, quindi questo appoggio da parte del Cantone forse non è così indiretto…
“Faceva riferimento nella fattispecie al Locarnese, un territorio con cui – con l’attuale direttore del Dipartimento delle istituzioni – da un anno e oltre stiamo avviando tutta una riflessione. Riflessione che è poi sfociata in due pre-studi, i quali dovrebbero permettere a chi governa i diversi Comuni di valutare il potenziale di sviluppo che la regione potrebbe avere proprio grazie a un Comune unico e quindi a un’aggregazione”.