Aggregazioni avanti ma con più libertà

Aggregazioni avanti ma con più libertà

Articolo apparso all’interno dell’edizione di giovedì 12 aprile 2018 del Corriere del Ticino

Dopo la consultazione il Governo corregge il tiro – Incentivi senza limiti temporali e apertura a progetti alternativi Rimane però la visione di un Ticino a 27 Comuni – Norman Gobbi: «Spazio alle iniziative che nascono dal basso»

La marcia del Piano cantonale delle aggregazioni (PCA) prosegue. L’esito della seconda fase di consultazione con i Comuni, i partiti e le associazioni interessate ha spinto però il Consiglio di Stato a correggere il tiro. Come? Se la visione strategica di un Ticino a 27 rimane, nei prossimi anni agli enti locali e alle iniziative aggregative sarà concessa maggiore libertà. Sì perché rispetto agli scenari presentati nel giugno del 2017, l’Esecutivo – come illustrato ieri a Bellinzona – ha deciso di eliminare alcuni vincoli e di rendere più flessibili gli strumenti a disposizione dei Comuni. Una mossa, questa, che nel Luganese – distretto dal quale si sono levate le voci più critiche – è stata accolta con tiepida soddisfazione.

A riprova della delicatezza del tema, la partecipazione alla seconda consultazione generale – dopo quella del 2013 – è stata importante. «Un esito significativo e soprattutto rappresentativo» ha sottolineato il neocapo della Sezione degli enti locali Marzio Della Santa, precisando come a prendere posizione siano stati 97 dei 115 Comuni (corrispondenti al 96% della popolazione). E sempre in questo quadro il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi ha tenuto a precisare: «Il PCA non è una riforma imperativa. La parola d’ordine è condivisione, dando in particolar modo spazio alle iniziative aggregative che nascono dal basso e che, come dimostra l’esperienza di Bellinzona, si rivelano poi progetti solidi». Non sorprende quindi che tra le proposte sul tavolo ad aver ottenuto maggiori consensi siano state quelle meno invasive rispetto all’agire comunale e viceversa. E ciò nonostante le resistenze regionali più o meno importanti a fronte di quanto delineato a Palazzo delle Orsoline: come risaputo gli scenari aggregativi Luganese e Collina Nord hanno infatti subito sbarramenti trasversali nei Comuni interessati, alla stregua delle entità Locarnese e Mendrisiotto. «Anche se – ha rilevato Della Santa – quando 20 anni fa è stato dato avvio ai primi processi aggregativi, i mal di pancia furono gli stessi. Oggi possiamo però affermare che gran parte degli scenari di allora è diventata realtà».

A disposizione aiuti per 74 milioni
Ma torniamo agli strumenti messi in campo dall’Esecutivo per spronare gli enti locali a unire le forze. Bellinzona ha ingranato la retromarcia soprattutto su due misure. Non condivisa da oltre il 50% dei rispondenti alla consultazione, la limitazione degli incentivi finanziari a sei anni è stata scartata. «Così da eliminare la pressione temporale a quei progetti pronti a germogliare dal basso», ha indicato Della Santa. Da Gobbi è tuttavia giunto un monito: «È vero, il credito quadro unico da 120 milioni è messo a disposizione senza termini temporali. Ma evidentemente, nell’ottica di allettare la realizzazione di un progetto aggregativo, resta valido il principio del “chi prima arriva meglio alloggia”». Sì perché dedotti i contributi già decisi, a oggi sono 73,8 i milioni sfruttabili dai Comuni. E a proposito di soldi, il Governo ha proceduto a stralciare anche i collegamenti tra il rispetto del PCA e la partecipazione al sistema di perequazione, mentre la chiave di riparto dei contributi finanziari verrà definita di volta in volta a seconda delle specificità delle località interessate.

Sulle modalità di concretizzazione del piano, dalla consultazione sono invece arrivate diverse conferme ma anche nuove aperture. Innanzitutto resta intatta la possibilità di attuare gli scenari aggregativi in più tappe. «Cruciale, in un progetto che non vuole essere calato dall’alto, sarà dunque la volontà di autodeterminazione comunale e popolare» ha affermato Gobbi. Da qui il parziale dietrofront del Governo sulle proposte di aggregazione sostanzialmente divergenti dal PCA. Queste – a differenza delle intenzioni iniziali e vista la posizione dei Comuni – verranno esaminate e avviate a condizione che ciò non implichi ricadute rilevanti sugli altri scenari. E in merito è stato fatto l’esempio di un’ipotetica micro-aggregazione tra Muralto e Orselina. È inoltre stata confermata, seppur in via eccezionale, l’ammissione di aggregazioni tra Comuni non contigui. In ogni caso, ed è l’ultima misura avanzata dall’Esecutivo e accolta dai Comuni, non andrà indetta una votazione cantonale con lo scopo di attuare nel suo insieme del PCA. «Che rimane uno strumento strategico in mano alla politica, ma con il quale non si vuole fare alcuna imposizione», ha ribadito Gobbi.

I prossimi passi
L’intenzione del Consiglio di Stato è quella di dare luce verde al progetto definitivo dopo l’estate. Il messaggio dovrà poi ricevere l’avallo del Gran Consiglio. A tal proposito è stato ricordato come risulti ancora in sospeso l’iniziativa popolare della Vpod che chiede un Ticino suddiviso in 15 Comuni. La decisione del Parlamento, che aveva ritenuto irricevibile il testo, è in mano al Tribunale federale.

Intervista all’interno de Il Quotidiano
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