“Al confine sud meno migranti, ma più problematici”

“Al confine sud meno migranti, ma più problematici”

Il direttore del DI ricorda che gli arrivi di migranti alla frontiera meridionale sono inferiori rispetto alla crisi del 2016. Tuttavia, vede una maggiore mancanza di rispetto delle leggi.
Il forte aumento degli arrivi di migranti alla frontiera Sud del nostro paese è stato al centro dell’ultima puntata di Matrioska, andata in onda ieri sera su Teleticino. Lamentele veementi si levano soprattutto dalla popolazione di Chiasso. Marco Bazzi ha chiesto al direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi quanto ritenga sia grave la situazione nella cittadina di confine. Il consigliere di Stato ridimensiona l’ampiezza del fenomeno in termini di numeri a livello locale: “L’anno 2023 non è paragonabile a quanto vissuto nel 2016, dove c’erano accampamenti alla stazione di Como e una pressione doppia rispetto a oggi al confine Sud. Allo stato del 31 agosto, tenendo conto degli arrivi, il 2023 è catalogabile fra i primi tre o quattro anni dell’ultimo decennio, ma non rappresenta un record assoluto”.

Misure amministrative quale deterrente
Il direttore del DI afferma tuttavia che l’impatto di questi flussi sulla realtà locale è mutato. “Rispetto al 2016,  è cambiato il tipo di migrante. Chi arriva da noi, soprattutto maghrebini e anche alcuni afghani, è più problematico rispetto a chi nel 2016 cercava di attraversare la Svizzera”. Norman Gobbi dice quindi di aspettarsi maggiore fermezza da parte della Confederazione, in particolare nell’applicazione di sanzioni ai richiedenti l’asilo che commettono episodi di piccola criminalità. “Ho chiesto alla consigliera federale Baume-Schneider di prendere le misure che da tempo il Canton Ticino chiede”. Queste sono di ordine amministrativo, precisa il “ministro” leghista. “Le misure penali spesso si risolvono in piccole multe e in brevi detenzioni. Le misure amministrative che domandiamo sono delle conseguenze a dei comportamenti scorretti. Per queste persone è importante, alla luce delle loro origini culturali: non sono nati in paesi democratici come il nostro, ma in paesi dittatoriali in cui l’autorità e le regole sono ferree. Misure amministrative come non potere uscire dai centri potrebbero essere più incisive nella correzione di questi comportamenti”.
 
 
Da www.ticinonews.ch