“Alla frontiera un filtro per la sicurezza, non solo per incassare i (dovuti) dazi”

“Alla frontiera un filtro per la sicurezza, non solo per incassare i (dovuti) dazi”

Preoccupazione per la revisione della legge federale sulle dogane

Alla frontiera un filtro per la sicurezza, non solo per incassare i (dovuti) dazi”

In questi tempi di pandemia, dove i controlli alle frontiere dovrebbero essere un must per garantire la maggior protezione possibile da “incursioni indesiderate” del virus e delle relative nuove varianti, ci si dimentica che a livello federale è sul tavolo il progetto di nuova legge sulla riscossione dei tributi e sul controllo del traffico transfrontaliero di merci e persone. “Una nuova impostazione voluta dal Consiglio federale con intenti positivi – afferma il Consigliere di Stato Norman Gobbi -, ma che al lato pratico potrebbe rivelarsi addirittura controproducente per la tutela della sicurezza delle persone e delle merci. Un punto debole che il Consiglio di Stato ha espresso già nel dicembre del 2020. Criticità che potrebbero portare a una confusione nelle competenze tra la stessa amministrazione federale e le Polizie cantonali, che sono e rimangono per mandato costituzionale competenti nel garantire la sicurezza interna e nel controllo di persone sospette di aver commesso un reato”.

Storicamente il ruolo del doganiere e quello della guardia di confine hanno sempre avuto una netta differenziazione. Il primo con compiti di riscossione dei vari dazi doganali, IVA in primis; il secondo di controllo sul confine legato alla sicurezza. Oggi questi ruoli non sono più così definiti e l’evoluzione a cui porteranno i cambiamenti legislativi in atto cancelleranno completamente queste caratteristiche importanti. “Il rischio che vedo è quello di indebolire la rete di sicurezza che le guardie garantiscono al confine. Una piccola testimonianza diretta raccontatami da un mio conoscente illustra meglio di molte parole qual è il rischio che già oggi stiamo correndo. Questa persona stava rientrando in Ticino dal valico di Chiasso strada. Davanti a lui un furgone targato Polonia. Un modello per il trasporto di passeggeri, non di merci. Questo mio amico si attendeva che la vettura venisse perlomeno fermata, per permettere alle guardie almeno di dare un’occhiata all’interno. Niente. Il furgone è stato lasciato passare con il classico gesto della mano “avanti”. Il mio conoscente, invece, con la sua auto targata Ticino è stato bloccato e gli sono state rivolte domande, quali “merce da dichiarare” e addirittura “da dove viene”. Le classiche domande per capire se aveva fatto la spesa e se stesse importando qualcosa senza pagare i dazi e l’IVA”.

Ciò dimostra – continua il direttore del Dipartimento delle istituzioni – che l’accento non è stato posto al controllo delle persone (in questo caso a bordo di un furgone polacco, senza nulla togliere a tutti i bravi cittadini polacchi) e quindi a tutela della sicurezza, ma bensì l’accento è posto sulle merci e i dazi. Quel che non vorrei con la futura nuova legge è una confusione di ruoli a scapito della sicurezza della Svizzera. Oggi ci sono due culture aziendali ben definite all’interno di quella che veniva chiamata Amministrazione federale delle Dogane. Il tentativo di inglobare il tutto in un unico concetto potrebbe rivelarsi dannoso, soprattutto, come ho detto, sotto l’aspetto della sicurezza e di una buona condivisione dei ruoli”, conclude il Consigliere di Stato Norman Gobbi.