Asilo Pronti in duemila per aiutare le guardie

Asilo Pronti in duemila per aiutare le guardie

Dal Corriere del Ticino del 21 aprile 2016

In caso di emergenza l’esercito potrà essere inviato alle frontiere allo scopo di sostenere le autorità civili Possibili anche impieghi a livello logistico e di trasporti – Gobbi: «Un po’ deluso» – Critiche dell’UDC

L’esercito si prepara a sostenere le autorità civili in caso di emergenza profughi. Dopo aver adeguato le date dei corsi di ripetizione di quattro battaglioni durante la prossima estate, il Dipartimento delle difesa è stato incaricato formalmente dal Governo di adottare tutte le misure in vista di un eventuale impiego sussidiario. In concreto, duemila militari saranno messi a disposizione delle guardie di confine in caso di afflusso massiccio di migranti in Svizzera. Giovedì scorso Confederazione, Cantoni, città e Comuni hanno adottato una pianificazione d’emergenza nel settore dell’asilo. Questa prevede tre scenari e ripartisce i vari compiti tra i diversi attori. L’esercito interverrebbe solo in casi estremi: in presenza di 30 mila attraversamenti di frontiera in pochi giorni oppure, su richiesta delle guardie confine, se a fronte di un numero elevato di domande d’asilo ci fosse una minaccia terroristica di notevole portata. In Svizzera tuttavia, sottolinea il Consiglio federale, non si sono mai verificati scenari del genere, nemmeno durante la crisi nel Kosovo, al cui apice le domande d’asilo registrate erano state 9.649 (giugno 1999). Nel marzo 2016 il loro numero era pari a circa 2.000.
Anche se attualmente il Governo «non ravvede la necessità di un intervento del genere da parte dell’esercito», con la decisione presa ieri dice di essersi assicurato di poter intervenire senza indugio con i militi se fosse necessario. Al Dipartimento della difesa è pure stato chiesto di sopperire ad eventuali bisogni supplementari delle autorità civili con un ulteriore battaglione (circa 700 militari) nell’eventualità di «un evento grave». Soldati di milizia potrebbero essere impiegati nella protezione delle ambasciate estere per consentire ai professionisti della sicurezza militare di intervenire, se del caso, a sostegno delle guardie di confine.
Il Governo precisa poi che se dovessero essere chiamati in servizio più di 2.000 militari o se l’intervento dovesse durare più di tre settimane, l’Assemblea federale dovrà dare la sua approvazione nella sessione successiva alla decisione dell’impiego. Oltre al servizio d’appoggio alle guardie di confine, l’esercito potrà anche sostenere la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) o le autorità sanitarie mettendo a disposizione truppe e materiale per compiti legati alla sanità, alla logistica e ai trasporti. Da parte sua, la SEM dovrà mettere a disposizione 6.000 posti d’alloggio a lungo termine, fino a 9.000 nello scenario dei 30 mila arrivi. L’anno scorso la segreteria aveva peraltro già aumentato il numero di posti portandolo da 2.200 a 4.600.
Niente Leopard
L’impiego reale dell’esercito è quindi molto diverso da quello dipinto da alcuni media internazionali (come mostra la scheda a fianco) che hanno indotto il governatore della Lombardia Roberto Maroni a dichiarare pubblicamente che la Svizzera ha schierato i carri armati alla frontiera.
Sull’impiego dell’esercito, il giudizio del capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi è ambivalente. «Sono soddisfatto che sia stata presa questa decisione. Mi lascia però un po’ deluso l’ambito limitato in cui è previsto l’impiego dell’esercito. Non vorrei che questa fosse l’unica possibilità di utilizzarlo. Le risorse delle guardie di confine e delle autorità cantonali non sono illimitate. Quale unica riserva strategica, l’esercito dovrebbe essere impiegato correttamente». Gobbi non vede invece nessun impiego possibile da parte di chi presta servizio civile. «Non sono strutturati in formazioni gerarchiche né hanno una formazione. A sentire queste proposte mi viene da dubitare della preparazione di certi politici federali in materia di politica di sicurezza».
Ancora più critica invece l’UDC nazionale, secondo la quale l’esercito non deve fungere da comitato di ricevimento. «Non si sa assolutamente quale missione debba compiere nel quadro di un servizio d’assistenza», dice. Secondo l’UDC, l’esercito deve essere impiegato alle frontiere per fermare le persone che vogliono entrare illegalmente in Svizzera pur venendo da un Paese sicuro e per combattere le attività delle bande criminali di passatori. Le decisioni del Consiglio federale «hanno una volta ancora l’obiettivo di accogliere e di alloggiare il maggior numero di richiedenti, indipendentemente dal fatto che l’integrità fisica e la vita di queste persone siano minacciate o meno».

ecco come è nata la bufala dei carri
«Blick», edizione del 14 aprile
All’inizio fu il «Blick», con il titolo «Granatieri carristi al confine».
Krone.at, edizione del 14 aprile
La notizia è stata ripresa e distorta dal sito dell’austriaca «Kronen Zeitung», con il titolo «La Svizzera vuole piazzare i panzer al confine con l’Italia».
«il giornale» online, edizione del 19 aprile
È la volta de «Il Giornale», che titola: «La Svizzera non vuole i migranti: Carri armati al confine con l’Italia».
Roberto maroni, 19 aprile
L’ultima parola va al governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni: «Siamo riusciti in questo capolavoro di costringere i Paesi confinanti con l’Italia a schierare l’esercito, i carri armati al confine con l’Italia».

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