Autodeterminati, rispettosi e sicuri

Autodeterminati, rispettosi e sicuri

Gentili signore, egregi signori, care e cari Concittadini,

Intervengo con piacere a questa festa per il Natale della Patria, qui nel Comune di Ligornetto. Il piacere è duplice: da un lato oggi è l’ultima volta che Ligornetto festeggia il Primo d’agosto da Comune autonomo, dall’altro è il principio del domani disegnato da voi – cittadine e cittadini ligornettesi – che avete creduto e votato un progetto di aggregazione con la Città di Mendrisio . Un progetto che personalmente ho voluto rilanciare, dopo che ad inizio 2011 venne congelato dal precedente Governo. Un impegno, del Governo e mio personale, che ha raccolto il vostro e il favore di tutti i Comuni coinvolti, dimostrando la bontà della scelta fatta e dell’aver voluto tenacemente credere nel rilancio di questo piano aggregativo. Vi ringrazio della fiducia e dell’ospitalità riservatami.

Autodeterminazione

In un solo anno, ossia da quando ho l’onore di lavorare nell’interesse della comunità cantonale, mi sono occupato più volte della vostra comunità. Prima di tutto con il già citato progetto aggregativo e la relativa serata informativa cui ho partecipato qui presso la vostra palestra comunale. Secondariamente perché sollecitato da una decisione di inizio 2012 presa da voi, cittadini di Ligornetto.

Mi riferisco al famoso e ormai internazionalmente noto referendum sulla limitazione di orario al traffico di transito sulla strada comunale che attraversa il vostro caratteristico nucleo. Una decisione democratica e legittimata da un’alta partecipazione e una chiara maggioranza di favorevoli, come ebbe a ricordare il vostro sindaco Marco Pina la domenica della votazione nel gennaio scorso.

Un significativo quanto mai necessario atto di autodeterminazione quello espresso da voi Ligornettesi che vuole salvaguardare il territorio e il nucleo dagli effetti negativi di un transito inadatto alla strada percorsa a beneficio della sicurezza dei pedoni e a tutto vantaggio della qualità di vita dei residenti.

Questo atto di autodeterminazione qualcuno però non l’ha capito e ha purtroppo malinteso e travisato il vero significato e scopo di tale gesto il voto democratico e libero dei cittadini di Ligornetto è quindi addirittura approdato sui tavoli del Parlamento europeo e della Commissione europea creando inutile e ingiusto malcontento. A seguito dell’interrogazione da una europarlamentare lombarda, il 9 marzo scorso la Commissaria Cecilia Malmström ha risposto in questo modo:

 

9 marzo 2012

Risposta data da Cecilia Malmström a nome della Commissione

In base alle informazioni di cui dispone la Commissione, le misure intraprese dalle autorità comunali di Ligornetto mirano a limitare l’ingente flusso di traffico su una strada destinata al solo accesso locale. La strada principale per i pendolari da Varese a Mendrisio, nel Canton Ticino, attraverso Stabio rimane aperta. La Commissione ritiene che tali misure non rappresentino una violazione delle disposizioni del trattato di Schengen. Tuttavia la Commissione continua a seguire la vicenda e intraprenderà le misure necessarie in caso di qualsiasi eventuale violazione futura.

Interpellato dalla televisione svizzerotedesca SF sul tema, ebbi modo di rilevare che, se l’Italia e l’intera Unione Europea avevano solo questo fastidio, si confermava che a Bruxelles non ci fosse niente di più importante da discutere.

Esprimo la mia massima stima al popolo ligornettese per la sua decisione, benché impugnata da ricorsi, poiché dimostra un alto livello di autodeterminazione nella vostra cultura politica!

Rispetto

Attraverso l’autodeterminazione vi è l’esigenza di reclamare il rispetto da parte degli altri. Il reciproco rispetto è fondamentale nelle relazioni con i Paesi esteri. Da buoni svizzeri siamo bravi a dare rispetto, ma non osiamo pretenderlo dalla controparte. Questo atteggiamento è tra l’altro dimostrato dalle recenti vicende in materia fiscale e bancaria con gi Stati Uniti d’America e con i Länder tedeschi. A livello federale si crede erroneamente che cedendo su alcuni punti di chiaro interesse svizzero, si possa ottenere una posizione più forte nelle trattative o strappare qualche privilegio nelle stesse. Niente di più sbagliato, a mio giudizio!

Chi cede una volta, perché permeato da questa idea, cederà sempre. Se cederà quando la controparte (meglio, l’avversario dato che la diplomazia oggi è più una lotta di interessi contrapposti) non se lo aspetta, allora daremo – come è avvenuto in particolare con gli USA – la chiara e netta impressione che siamo disposti a farci soggiogare. E questo sta appunto accadendo, poiché non stiamo richiedendo il giusto rispetto che merita uno Stato come la Confederazione elvetica.

Richiedere rispetto e mantenere la parola data sono la prerogativa indispensabile per difendere uno Stato. Purtroppo, dando uno sguardo alle nostre relazioni con l’estero ci accorgiamo di come la Svizzera non richieda il dovuto rispetto né esiga che la parola data venga mantenuta. In tema di accordi bilaterali abbiamo le più palesi dimostrazioni di questo assunto. Abbiamo sottoscritto l’accordo bilaterale Svizzera-UE per il traffico aereo, con la promessa che questa era la migliore soluzione per permettere al nostro aeroporto di Zurigo-Kloten di resistere alla concorrenza europea nella misura in cui esso avrebbe goduto delle stesse condizioni riservate agli aeroporti situati nei Paesi membri dell’Unione europea. Sappiamo tutti benissimo com’è andata a finire, con la Germania che su pressione del Baden-Württemberg ha imposto delle regolamentazioni per il sorvolo del suolo tedesco da e per Zurigo-Kloten rendendo più difficoltosa la gestione del hub svizzero. La regolamentazione tedesca è poi stata convalidata dalla Commissione europea prima e infine confermata dall’Alta corte europea. Una chiara dimostrazione di come da parte svizzera non sia stato preteso il giusto rispetto.

In Ticino abbiamo imparato a nostre spese come in ambito internazionale,occorra sempre rimanere guardinghi: infatti tra il sottoscrivere un accordo ed l’applicarlo correttamente ve ne corre. Sovente il nostro difetto è quello di essere troppo svizzeri e di credere che tutti siano come noi: puntuali, ligi e corretti. Seguo dunque con attenzione le discussioni italo-svizzere in materia fiscale ed economica, poiché se l’accordo che ne uscirà, dovesse palesare un’evidente soccombenza rossocrociata, allora potremo dire addio a molto altro ancora!

Sicurezza

È triste da dire ma sempre più rischiamo di dire addio a quell’aspetto che ha partecipato alla crescita del nostro successo, la sicurezza! I primi segnali ci giungono, in particolare dalle rive del Lemano, dove alcuni gruppi internazionali sono attivi con le case madri o la loro testa di ponte europea: ai loro occhi la Svizzera ha infatti perso la sua reputazione di Paese sicuro. ,In un recente documento della Camera di commercio svizzero-americana relativo alle strategie di marketing territoriale sull’arco lemanico è stato appunto sottolineato come sul nostro territorio la sicurezza delle persone debba essere migliorata, alla pari della competitività fiscale e delle infrastrutture. Un segnale preoccupante, che conosciamo purtroppo anche alle nostre latitudini, e in particolare qui nel Mendrisiotto e quindi anche a Ligornetto.

Gli accordi bilaterali hanno aperto la frontiera, permettendo una crescita economica. Una crescita però non indolore, poiché nonostante gli sforzi di Polizia cantonale e Guardie di confine, la “ramina” è diventata nettamente più larga. Come una cellula umana, uno Stato non può essere completamente isolato, altrimenti rischia di morire per mancanza di ossigeno o di sostanze. Le cellule di tutti gli esseri viventi, e l’abbiamo imparato a scuola, sono dotate di una membrana protettiva che le delimita, ,le separa dall’ambiente esterno e ne regola gli scambi con questo. Oggi, con l’accordo di Schengen questa membrana protettiva è venuta a cadere. È vero, un tempo, quando la “ramina” era ancora stretta c’erano lo stesso i furti nelle abitazioni e le rapine a banche e distributori. Ma oggi la nostra percezione è cambiata significativamente e ci sentiamo più insicuri.

Una sfida che affronteremo prossimamente è quella di riprenderci il presidio del territorio. Per farlo contiamo sulla partecipazione di tutti: della Confederazione con le Guardie di confine, del Cantone con le pattuglie della Polizia cantonale, dei Comuni con le polizie di prossimità più vicine alle cittadine e ai cittadini. Cittadine e cittadini che sono i nostri alleati principali nella lotta al crimine e nella volontà di recuperare il pieno controllo sul nostro territorio. Da ragazzo, quindi 20 anni fa, appena combinavo qualcosa, nel giro di pochi secondi lo sapevano già i miei genitori (anche da Consigliere di Stato è così, ma i motivi sono altri). Allora, il controllo e l’attenzione degli abitanti era tale da sembrare opprimente, però garantiva la giusta protezione. Oggi, un po’ perché siam tutti presi dal lavoro e non si ha voglia di “aver problemi”, voltiamo la faccia dall’altra parte o non ci interessiamo di quanto accade attorno a noi. Le cittadine e i cittadini attenti hanno un ruolo determinante ai fini della tutela della sicurezza del territorio, essi moltiplicano le forze dell’ordine. Grazie al loro contributo nel fornire le opportune informazioni, in molte occasioni – ancora di recente – gli organi di polizia hanno saputo identificare e arrestare gli autori di reati. Vi ringrazio quindi per il vostro impegno nel collaborare con le forze dell’ordine nella lotta alla criminalità, fornendoci di numerosi anzi migliaia di importantissimi occhi, che rafforzano il presidio del nostro splendido territorio.

 

In conclusione, desidero esprimere un elogio alla vostra comunità.

Siete autodeterminati nel decidere del vostro futuro, confluendo nella Città di Mendrisio.

Siete rispettosi nel mantenere la parola data, ma anche nel rispettare la vostra storia e cultura, valorizzando artisti del passato (Vela e Pessina, che con il monumento ai caduti del Gottardo ad Airolo e il monumento alla Battaglia dei Sassi Grossi a Giornico, hanno lasciato splendida traccia anche nella mia Valle), e avete voluto salvaguardare il vostro nucleo storico, cuore della comunità di Ligornetto.

Siete protetti e al sicuro, perché con il supporto delle future polizie regionali e della collaborazione interforze, nonché dell’impegno del Dipartimento da me diretto e della Polizia cantonale, vogliamo che il Mendrisiotto rispettivamente Ligornetto possano essere ancora isole sicure in un mare europeo in burrasca.

 

Ligornetto è certamente un piccolo esempio di cosa vuol dire essere liberi e svizzeri!

Viva Ligornetto, viva il Ticino, viva la Svizzera!

 

Vi ringrazio.

Norman Gobbi


Festa del Natale della Patria – Comune di Ligornetto, 1 agosto 2012, Ligornetto oratorio

Intervento di Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni

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