Autonomia, responsabilità e i conti da pagare

Autonomia, responsabilità e i conti da pagare

Opinione pubblicata nell’edizione di venerdì 4 ottobre 2019 de La Regione

Poter ricercare ed esercitare la propria libertà è un anelito di ogni persona. Occorre però avere la responsabilità delle azioni che si compiono. È quanto un buon padre cerca di insegnare ai propri figli, ma la cosa vale in tutti gli ambiti, politica compresa. Calza a pennello, per esempio, sui rapporti Cantone-Comuni. O meglio: su quello che la politica cantonale, tramite il Dipartimento delle istituzioni, il Consiglio di Stato e in ultima analisi il Gran Consiglio, ha previsto e prevede per lo sviluppo degli enti comunali. Vogliamo Comuni che possano agire – in piena autonomia – a favore dei propri cittadini in maniera ottimale, assumendosi responsabilmente i compiti che a loro competono. Compiti che oggi, anche al termine di numerosi processi aggregativi, vengono aggiornati in quella che è definita “Riforma Ticino 2020”.

È proprio attraverso le aggregazioni che il principio dell’autonomia comunale non solo è riuscito a sopravvivere, ma ha ripreso forza in molte realtà territoriali. L’andamento finanziario generale dei Comuni ticinesi, parallelamente a quanto sta avvenendo per il Cantone, è migliorato, aumentando il margine di intervento dei Comuni stessi.

Non ovunque ciò succede. La situazione di Astano è emblematica. In passato – quasi come un buon padre – il Cantone ha richiamato l’attenzione dell’autorità locale su certe scelte finanziarie, ma non solo (qui penso soprattutto all’occasione avuta nel 2004 di aggregarsi con Bedigliora, Curio, Miglieglia e Novaggio) che potevano indirizzare le finanze del Comune su altri binari. I cittadini di Astano in assoluta libertà hanno preso le proprie decisioni. A posteriori possiamo però dire che a difettare è stata la responsabilità.

Chiedere ora, come fa qualcuno, che siano tutti i cittadini del Cantone  a farsi integralmente carico delle mancanze degli astanesi (un po’ come – mutatis mutandi – è avvenuto in Vallese con il dissesto di Leukerbad) può essere comprensibile, ma non può essere né automatico né scontato, proprio per il discorso legato all’autonomia e alla responsabilità. Sarebbe un cattivo esempio e un precedente pericoloso. Anche invocare più soldi legati ai contributi geografici o a una migliore perequazione finanziaria vuol dire non aver capito che questi ultimi due strumenti non sono stati voluti per mettere cerotti a chi si è dato una martellata sul dito, ma per sostenere chi ha fatto scelte responsabili.