Casellario giudiziale, il governo non cambia

Da laRegione | Nessuna intenzione, almeno per ora, di rivedere l’obbligo per i permessi B e G

Dopo un anno di protagonismo mediatico assoluto, all’improvviso è sparito dalla circolazione. Abbandonato al suo destino nel maggio scorso, di tanto in tanto, negli ultimi mesi, ha fatto capolino fra le righe di qualche articolo, rotolando tuttalpiù in mezzo alle parole di qualche nostalgico, ma senza troppo successo. Che fine ha fatto il casellario giudiziale? A che punto sono i lavori al Dipartimento delle istituzioni? A maggio 2016, ricordiamo, il governo, sull’onda di mesi di polemiche, aveva dato mandato al Di di presentare un’alternativa “compatibile con il diritto internazionale” prima dell’entrata in vigore degli Accordi Svizzera-Italia. Lo aveva fatto dopo aver sospeso (nel novembre 2015) la richiesta dei carichi pendenti, ma mantenendo in vigore la misura “straordinaria” concernente l’obbligo di presentazione dell’estratto del casellario giudiziale per i permessi B e G. Ebbene, a più di 5 mesi da quella decisione si è mosso qualcosa, o s’intende farlo a breve? La risposta è no. Stando a RadioFiumeTicino il Dipartimento delle istituzioni non si sarebbe infatti ancora messo in moto per dare seguito alle richieste del governo, stabilizzandosi su un atteggiamento sostanzialmente attendista. Insomma, i tempi stringono (a febbraio scade il termine d’applicazione del voto sul 9 febbraio, che potrebbe sbloccare gli accordi con l’Italia), ma sul piatto non sembrano ancora esserci alternative – né concrete, né almeno ipotizzate o abbozzate. Un atteggiamento dettato da semplice noncuranza o frutto di una precisa strategia politica? «Il nostro territorio – ha spiegato ai microfoni di RadioFiumeTicino il Direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi – deve potersi preservare dalla presenza di persone non desiderate che hanno già commesso dei reati gravi all’estero. Giovedì, a Berna, ho ribadito al presidente della Confederazione Johann Schneider Ammann e ai Segretari di Stato de Wattewille e Gattiker che negli ultimi due anni e mezzo sulle 200mila e passa decisioni prese dall’Ufficio della migrazione del Canton Ticino solo l’1% è stato negativo: la metà per motivi economici e l’altra metà per motivi di ordine pubblico. Quindi si tratta di discutere sullo 0,5% delle decisioni che grazie a questa misura riusciamo a depistare. Altrimenti avremmo molta più difficoltà a farlo». Nessuna fretta dunque. Eppure, come noto, il nodo sul casellario è una delle pietre d’inciampo per l’Italia nella ratifica dell’Accordo sulla fiscalità dei frontalieri, un accordo già firmato da parte Svizzera ma bloccato a Roma alla Camera dei deputati in attesa che il nostro Paese definisca le proprie posizioni in materia d’immigrazione. «È notorio che gli italiani hanno ottenuto su altri banchi quello che a loro premeva di più» precisa Gobbi a Rft. E su questa linea, a quanto pare, c’è l’intero governo.

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