‘Frontalieri, accordo a breve’

‘Frontalieri, accordo a breve’

Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 29 settembre 2020 de La Regione

Incontro con gli esecutivi ticinese e grigionese. Il testo è fermo a Roma dal 2015.
«L’obiettivo rimane quello di firmare l’accordo sui frontalieri entro la fine dell’anno»: è quanto ha promesso il consigliere federale Ignazio Cassis, che ieri a Bellinzona si è incontrato con il Consiglio di Stato ticinese e con una delegazione di quello grigionese. Il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) ha accennato a un recente incontro a Roma tra la segretaria di Stato per le questioni finanziarie internazionali Daniela Stoffel – la competenza del dossier non è infatti del Dfae – e i rappresentanti del governo italiano: «Sembra che si sia potuto raggiungere un accordo di principio sulle modifiche necessarie da apportare al testo fermo da cinque anni, per poterlo finalmente ratificare», ha notato Cassis; «sia la Confederazione che i Cantoni sono molto prudenti a esprimersi, però si tratta di un passo concreto come non ne vedevamo da diverso tempo».
Quanto alle modifiche apportate all’accordo fiscale, che mira a superare il macchinoso sistema dei ristorni, Cassis resta sul vago ma assicura che non si tratta di stravolgimenti: «Globalmente si resta sul principio dell’accordo» per come già definito, ora «si tratta di stabilire la data di entrata in vigore, per chi sarà applicabile e altre modifiche di secondo livello. Non c’è uno snaturamento rispetto al passato». Per portare a casa il risultato «un piccolo gruppo tecnico di collaboratori» scelti tra Ticino, Grigioni, Vallese e Dipartimento federale delle finanze sarà chiamato a lavorare «un po’ a ping-pong» con l’Italia.
Da parte sua, intanto, il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi tiene aperte tutte le opzioni in vista dell’incontro del 16 ottobre col capo del Dipartimento delle finanze Ueli Maurer, «col quale dovremo discutere di questo dossier. Presenteremo anche la variante della disdetta unilaterale». Gobbi ha evidenziato un nesso tra l’appoggio del Ticino all’iniziativa sulla limitazione e la rilevanza strategica dell’accordo sui frontalieri, che giudica «importante quale elemento della politica antidumping sul territorio nazionale svizzero». Oggi peraltro la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga incontrerà il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte. Quanto alle relazioni con l’Unione europea dopo la votazione di ieri, Cassis si è premurato di mostrare attenzione per il Sonderfall ticinese: «In un cantone di frontiera come il Ticino, con le difficoltà che incontra sul mercato del lavoro, è importante garantire un margine di manovra sufficiente affinché il Cantone possa trovare le soluzioni migliori per il suo territorio». Ma cosa s’intende per margine di manovra? Cassis fa l’esempio della «possibilità di avere più contratti normali di lavoro». Gobbi fa notare che «dev’esserci una volontà politica federale, ma anche una modifica di legge, per permettere l’adozione di misure differenziate sul territorio nazionale. Sappiamo che ci sono zone – urbane ma non solo – che di misure d’accompagnamento non vogliono sapere», mentre in Ticino «la volontà politica dell’autorità cantonale è presente».
È di questi giorni, d’altronde, il ritorno in auge della cosiddetta clausola di salvaguardia ‘bottom up’, che permetterebbe di introdurre una preferenza indigena nelle assunzioni in specifiche regioni per i settori in particolare difficoltà. Una soluzione paventata dal direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia Christian Vitta, che però era già stata scartata dal Parlamento federale e andrebbe ridiscussa anche con l’Unione europea. Intanto, salvi i bilaterali, resta da risolvere la questione dell’accordo quadro. Cassis non si sbottona: «Il Consiglio federale se ne occuperà nelle prossime settimane fornendo a Bruxelles le sue proposte».
‘Interiorizzare il plurilinguismo’ L’incontro con gli esecutivi ticinese e grigionese è servito anche per ribadire sfide e problemi delle minoranze e del plurilinguismo nel dialogo con Berna. Senza tale dialogo, nota Gobbi riprendendo ancora una volta l’esempio delle votazioni di ieri, «il rischio concreto è che alcune parti del Paese si sentano fraintese: il federalismo è un tessuto delicato, che non è in grado di ripararsi da sé», che occorre «rammendare continuamente». D’avviso simile anche il vicepresidente del Consiglio di Stato grigionese Mario Cavigelli, preoccupato dal «fosso» che vede aprirsi «tra la zona alpina e il resto della Svizzera», come dimostrato in occasione della votazione sulla caccia, ma più in generale ogni volta che le scelte politiche ed economiche investono realtà diverse come centri urbani e valli periferiche.
Si è parlato anche di mobilità all’interno delle istituzioni e dell’amministrazione federale: è allo studio un piano per agevolare quella di apprendisti e giovani lavoratori tra cantoni e Confederazione, quello che Cassis ha definito «un piccolo Erasmus attorno alla lingua italiana tra Berna, Bellinzona e Coira». Uno sforzo che si affianca a quello per la promozione del romancio, che dal prossimo anno sarà oggetto di una settimana culturale internazionale presso la rete diplomatica svizzera. Ma, tornando allo scoglio della lingua, non sarebbe più facile se negli uffici federali si parlasse tutti inglese, giocando così in campo neutro? Cassis non ci sta: «Sarebbe certamente più facile, ma significherebbe perdere la propria identità e non essere più svizzeri». La sfida semmai, chiosa Gobbi, è «interiorizzare il plurilinguismo».

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Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 29 settembre 2020 del Corriere del Ticino

Sulla fiscalità dei frontalieri «una firma entro fine anno»

Lo ha preannunciato il consigliere federale Ignazio Cassis
Non ci sarebbe nessuno «snaturamento» del testo
Sul tavolo una variante di uscita dall’intesa
Gobbi: «Sul fronte politico la questione è più complicata»

Il nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri potrebbe essere firmato entro la fine dell’anno. Parola del consigliere federale e capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) Ignazio Cassis, che ieri a Bellinzona ha incontrato il Consiglio di Stato ticinese e una delegazione del Governo grigionese per fare il punto sul plurilinguismo e l’italianità, la situazione legata alla diffusione della COVID-19 e le relazioni transfrontaliere.

«Un passo concreto»
L’accordo parafato alla fine del 2015 dai negoziatori dei due Paesi deve essere aggiornato. In particolare, bisogna apportare precisazioni alle norme transitorie sull’entrata in vigore, ha rilevato Cassis, precisando che l’accordo di principio sulle modifiche del dossier è stato raggiunto negli scorsi giorni a Roma durante un incontro tra la segretaria di Stato per le questioni finanziarie internazionali Daniela Stoffel e i rappresentanti del Governo italiano. Rispetto alla versione originale non ci sarebbe uno «snaturamento». «È sicuramente un passo concreto a cui non si assisteva da tempo e l’obiettivo è quello di arrivare ad una firma entro fine anno». Il testo parafato cinque anni fa è destinato a sostituire quello del 1974, che prevede un prelievo alla fonte sul salario dei lavoratori frontalieri e il ristorno all’Italia del 38,8% dell’importo riscosso (94,8 milioni di franchi a fine 2019). L’Italia tuttavia non ha mai firmato il nuovo testo, che prevede un’imposizione in Svizzera sul 70% del reddito e lascia applicare all’Italia le proprie imposte, eliminando la doppia imposizione.
Sul tavolo, però, c’è anche un piano B, ovvero una variante di uscita dall’accordo. Un aspetto, questo, che sarà approfondito dal capo del Dipartimento federale delle finanze Ueli Maurer, in visita in Ticino il 16 ottobre. Il tema è già inserito nell’agenda della presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga che proprio oggi incontrerà a Roma il premier italiano Giuseppe Conte.
Dal canto suo, il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi attende l’incontro previsto con Maurer per capire cosa esattamente si sia mosso e discutere, dal punto di vista politico, sull’avanzamento del dossier. «A livello tecnico il canale con Roma è sempre rimasto aperto ma dal punto di vista decisionale la questione è più complicata». In ogni caso, il dialogo viene salutato positivamente.

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Da www.rsi.ch/news

Frontalieri, “accordo entro fine anno”

L’obiettivo della Confederazione, ha rivelato il consigliere federale Ignazio Cassis, è di firmare il testo sulla fiscalità dei lavoratori italiani entro fine 2020: “Concreti passi avanti”

Il nuovo accordo con l’Italia sulla fiscalità dei frontalieri potrebbe essere firmato entro fine dell’anno, questo almeno è l’obbiettivo della Confederazione. A dirlo è stato il consigliere federale e capo del Dipartimento federale affari esteri Ignazio Cassis, che oggi a Bellinzona ha incontrato il Consiglio di Stato ticinese e una delegazione di quello grigionese.
Negli scorsi giorni, ha spiegato Cassis, a Roma c’è stato un incontro tra autorità svizzere e italiane e “sembra che si sia stato raggiunto un accordo di principio sulle modifiche da apportare al testo così da poterlo ratificare”. È un passo concreto, “a cui non assistevamo da tempo”, ha aggiunto il consigliere federale.
La presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga incontrerà a breve il premier italiano Giuseppe Conte e discuterà anche dell’accordo in questione, che – lo ricordiamo – è stato parafato da Berna e Roma già nel 2015 ma non è mai stato firmato dal Governo italiano.