Gobbi scrive a Berna: «Servono soluzioni ferme»

Gobbi scrive a Berna: «Servono soluzioni ferme»

Il direttore del Dipartimento delle Istituzioni scrive alla consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider e si fa portavoce delle preoccupazioni locali: «È urgente e indispensabile agire a livello federale»

«Mi rivolgo a Lei facendomi interprete delle preoccupazioni mie personali, delle autorità locali e della popolazione residente ». È con questo incipit che comincia la lettera inviata il 3 luglio scorso alla consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider. In calce, c’è la firma del direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi. L’oggetto? I richiedenti l’asilo. Per essere più precisi: «Richiesta di misure urgenti sicurezza migranti recalcitranti ». Prima ancora della discesa in campo della Deputazione ticinese alle Camere federali – la quale si è confrontata con le autorità chiassesi e poi ha scritto alla consigliera federale chiedendo misure rapide e incisive (vedi CdT di ieri) – il consigliere di Stato aveva già preso carta e penna esternando, come riportato, preoccupazione.
Nella lettera, Gobbi evidenzia innanzitutto più episodi che hanno visto il coinvolgimento di richiedenti l’asilo. «La cronaca recente – si legge –, discussa anche con la segretaria di Stato Christine Schraner Burgener, ha evidenziato che i richiedenti l’asilo in provenienza dal Nord Africa sono autori ripetuti di furti, danneggiamenti, minacce e disturbo al funzionamento del Centro federale di procedura».
Di più: «I soggetti – scrive il consigliere di Stato – si sono spostati dai furti nelle auto a quelli nelle abitazioni, a seguito delle misure adottate dalla Polizia cantonale nel richiamare l’attenzione della popolazione ». Per il mittente della missiva, quanto appena descritto «evidenzia la natura criminogena dei soggetti, in quanto non si tratta di taccheggi ma bensì di veri e propri furti e tentativi di furti». Alla consigliera federale vengono in seguito fatti presenti alcuni comportamenti e atteggiamenti «violenti e minacciosi che – dentro e fuori il Centro – creano paura e disapprovazione». Nell’elenco viene inoltre segnalata la serie di interventi «a vuoto» effettuata dai pompieri. Un tema trattato dal Corriere del Ticino a fine aprile e che aveva portato alla luce come, dall’inizio dell’anno, i pompieri fossero stati chiamati al Centro di Pasture per oltre una settantina di volte: nella totalità dei casi per falsi allarme incendio, attivati dagli ospiti.

Tra costi e percezioni
L’autore della lettera tocca, in seguito, altri due temi in un certo qual modo sensibili. Quanto appena descritto «impatta da un lato sui costi della collettività come pure sulla percezione del settore asilo gestito dalla Confederazione, dando l’idea dell’impunità per gli autori di questi reati». L’idea di impunità a cui fa riferimento il direttore del Dipartimento delle Istituzioni si riferisce a ciò che avviene una volta identificato l’autore di un’azione penalmente rilevante: «Questi reati vengono sanzionati con multe e fermi di polizia di breve durata, facendo nascere l’idea nei richiedenti l’asilo recalcitranti che in Svizzera tutto è permesso».

Servono ulteriori basi legali
Rivolgendosi a Baume-Schneider, Gobbi ritiene «urgente e indispensabile» agire a livello federale. Come? Avendo, ad esempio, «basi legali per misure disciplinari amministrative per i soggetti che creano disturbo fuori i Centri federali ». Il consigliere di Stato, in tal senso, avanza alcune richieste: «Per coloro che vengono identificati come autori di furti o di tentati furti, chiedo che essi vengano subito bocciati nella richiesta d’asilo poiché i comportamenti criminogeni sicuramente sono poco compatibili con la politica d’asilo». Per le fattispecie meno rilevanti a livello penale, «vanno valutate altre misure di carattere amministrativo », come ad esempio «limitando l’uscita, multe disciplinari, lavori obbligatori ». Così facendo – annota Gobbi – «si dà la chiara indicazione che i comportamenti negativi non vengono tollerati, questo a beneficio del buon funzionamento dei Centri, dell’impatto verso l’esterno e soprattutto sulla popolazione residente vicino ai Centri».

A beneficio dell’intero settore
«Posso comprendere che queste proposte possano urtare – ammette il consigliere di Stato – ma per il bene del settore asilo vanno ricercate soluzioni ferme a problemi reali di comportamento, microcriminalità e impatto negativo sulla popolazione, gli altri richiedenti nei Centri e il personale ivi impiegato». L’autore sottolinea inoltre che «misure similari vengono applicate agli astretti al servizio militare e talune sono già oggi previste da altre leggi federali di carattere civile».

Articolo pubblicato nell’edizione di sabato 15 luglio 2023 del Corriere del Ticino

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