Il Consigliere di stato Norman Gobbi (nella foto con l’ex idolo biancoblù Dale Mc Court) ha seguito con interesse ed una certa apprensione gli ultimi sviluppi della crisi dell’Ambrì Piotta.
Già membro nel CdA leventinese dal 2009 al 2011, il capo del Dipartimento delle istituzioni non ha nascosto la sua preoccupazione per il futuro ed ha invitato tutti a rimboccarsi le maniche.
Che idea si è fatto sulla crisi del club leventinese?
Anzitutto, mi lasci ringraziare Duca e Cereda per tutta quanto hanno fatto con impegno, dedizione e costanza per questo club e per questi colori. Gliene saremo per sempre grati. Credo che Lombardi e il CdA siano riusciti a trasformare una crisi sportiva – seria ma non più grave di altre affrontate in passato – in una vera e propria crisi societaria, culminata con la perdita simultanea di tre figure fondamentali: allenatore, direttore sportivo e presidente (anche se formalmente ancora in carica). Come molti hanno osservato, probabilmente si era arrivati alla fine di un ciclo, ma le modalità con cui si è chiuso questo capitolo restano davvero imperdonabili. Hanno generato un senso di tristezza e preoccupazione tra i tifosi, ma anche tra i diretti interessati. Duca e Cereda non erano semplici collaboratori di una società sportiva, ma autentiche bandiere: figure ormai sempre più rare nello sport contemporaneo.
Lombardi ha compiuto un clamoroso autogol. È d’accordo?
Credo che non vi siano dubbi sul fatto che sia stato commesso un grave errore, con conseguenze significative. Nel breve periodo si è aperto un problema di stabilità interna, mentre nel medio periodo sarà necessario ricostruire. Colpisce il fatto che la lunga e variegata esperienza di Lombardi non lo abbia messo al riparo da un simile scivolone e, come egli stesso ha ammesso, da un errore di valutazione tanto evidente. Ora è essenziale che tutta la società si ricompatti per affrontare insieme questo momento delicato.
Secondo lei Lombardi ha tradito i valori che tanto decantava?
Su questo fronte ho un’opinione meno netta. Ricordiamoci che l’Ambrì Piotta è una realtà unica nel panorama sportivo, quasi un piccolo miracolo se si considera l’evoluzione dello sport moderno. A questo miracolo ha contribuito – in modo decisivo – nei sedici anni Lombardi. Non credo che un singolo errore, pur grave, debba mettere in discussione tutto ciò che è stato costruito: penso in particolare alla realizzazione della nuova pista e al riordino societario e sportivo che hanno consolidato la posizione dell’Ambrì nell’hockey svizzero. Sarebbe però un errore fatale pensare che tale posizione sia ormai acquisita: è un traguardo che va continuamente difeso e riconquistato.
Come si esce da un momento così difficile?
Nel breve termine, serve ricompattarsi immediatamente e sostenere con convinzione i giocatori e lo staff tecnico ad interim: devono sentire la nostra vicinanza, perché da loro passa la serenità di tutto l’ambiente. Le buone prestazioni non sono mancate in questo inizio di stagione e non è stato tutto da buttare. Parallelamente è indispensabile avviare un lavoro di ricostruzione. Credo che, a differenza del passato, oggi si possa ripartire da basi più solide, ma serve un cambio di passo. Sarà fondamentale individuare le persone giuste per questa nuova fase della storia dell’Ambrì. Da questa crisi si può – e si deve – ripartire con forze fresche, che abbiamo la stessa voglia e la stessa determinazione di Duca e Cereda per far proseguire la storia dell’Ambrì. Qualcuno che abbia ora voglia di mettersi a portare il “sacco” come l’ha definito Duca.
Ci potrebbero essere conseguenze sul fronte degli sponsor?
Errori di questo tipo minano la credibilità del club e inevitabilmente incidono sulla fiducia degli investitori. Per questo motivo è necessario rimboccarsi le maniche e ripartire subito con determinazione. La storia dell’Ambrì è, in fondo, anche una storia di ripartenze: tante cadute dalle quali ci si è però sempre rialzati. La lotta e la resilienza fanno parte del nostro DNA. Bisogna guardare al futuro con fiducia, convinti di potercela fare ancora una volta, nonostante le difficoltà e le condizioni avverse.
Articolo pubblicato nell’edizione di domenica 12 ottobre 2025 de Il Mattino della domenica