Il Patriziato verso il 21mo secolo

Il Patriziato verso il 21mo secolo

Servizio all’interno dell’edizione di lunedì 15 giugno 2020 de Il Quotidiano

Focus sui patriziati
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Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 16 giugno 2020 de La Regione

Aggiornato lo studio strategico per rinnovare l’interesse in uno degli enti pubblici più antichi 

Sono una delle istituzioni che affondano le radici – è proprio il caso di dirlo – in epoche lontane. Hanno attraversato i secoli precedendo addirittura la nascita dei Comuni e sono entrati nel nuovo millennio in salute con l’ambizione di rinnovarsi e continuare a dare il loro contributo alla storia e all’identità locale. Altrove sono rimasti solo i nomi a ricordare usi e costumi ormai decaduti (Vicinie, Communalie, Regole e Terrazzani) nella gestione di beni collettivi come boschi e pascoli. In Ticino invece i Patriziati hanno resistito ai cambiamenti storici e puntano con decisione a rinnovarsi per coinvolgere le giovani generazioni e diventare punto di riferimento anche culturale per la tutela e la cura del territorio. È infatti con questo spirito che la Sezione degli enti locali (Sel) del Dipartimento delle istituzioni ha deciso di dare continuità e aggiornare lo studio strategico sugli enti patriziali di una decina di anni fa intitolato ‘Visioni e prospettive per il Patriziato ticinese’. Uno studio voluto dalla Sezione degli enti locali e dall’Alleanza patriziale ticinese (Alpa). L’aggiornamento del documento del 2009 è scaricabile dal sito internet www.ti.ch/patriziati.

Sempre sullo stesso sito è possibile trovare informazioni socioeconomiche relative a questi enti riconosciuti dalla Lop (Legge organica patriziale) come corporazioni di diritto pubblico. «I Patriziati restano un elemento centrale della società ticinese, in un mondo in continua evoluzione», ha sottolineato durante la conferenza stampa di presentazione il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi. L’obiettivo della nuova pubblicazione – ha continuato Gobbi – è quello di intraprendere un percorso che permetterà agli enti patriziali di trasformarsi per continuare anche in futuro a servire, nel modo migliore, la comunità.

Prossimità e attaccamento ai valori comunitari locali
Dieci anni fa il documento elaborato in collaborazione con l’Alleanza patriziale ticinese si prefiggeva l’obiettivo di definire le linee strategiche di sviluppo della politica in ambito patriziale. «Allora si sottolineava – ha spiegato il direttore del Dipartimento delle istituzioni – il ruolo centrale dei patriziati nella gestione e valorizzazione del territorio, un compito da svolgere possibilmente in stretta collaborazione con i Comuni, riprendendo magari da loro il testimone della prossimità, dell’attaccamento ai valori comunitari locali che, a volte, poteva essere stato messo in secondo piano nella corsa necessaria all’efficienza e alla razionalizzazione amministrativa».

«Quelle conclusioni sono ancora valide oggi, ma vanno aggiornate in funzione delle nuove condizioni-quadro e di possibili ulteriori prospettive di sviluppo», ha ancora spiegato Gobbi.
Il nuovo studio strategico realizzato dalla Sezione degli enti locali, in collaborazione con i patriziati, ha permesso quindi di scattare una fotografia dettagliata della situazione, evidenziando i pregi, mettendo a fuoco le carenze, ma anche mostrando le opportunità che si potranno cogliere. Tra queste il ruolo dei patriziati sul piano dello sviluppo economico, ambientale e culturale.
«Entro il 2030 si vogliono creare i presupposti per fare in modo che l’ente patriziale disponga di un’organizzazione solida, di risorse finanziarie e umane adeguate, promuovendo un approccio aperto, procedure snelle e un riconoscimento del ruolo pubblico», ha invece spiegato Fausto Fornera, ispettore dei Patriziati della Sel che conferma che gli enti patriziali, al pari dei Comuni, incontrano molte difficoltà nel reclutare nuove leve che si mettano a disposizione per il rinnovo degli organi patriziali. Dallo stesso studio emerge infatti che il 31% dei patriziati riscontra difficoltà nel comporre l’ufficio patriziale o la commissione della gestione a causa d’incompatibilità per parentela, mentre un altro 32% incontra altre difficoltà, tra cui la mancanza di persone che si mettono a disposizione, in particolare i giovani. «Il problema del rinnovo delle cariche è sentito anche dai patriziati», afferma Fornera. «Crediamo che l’accresciuta sensibilità per i temi ambientali e il rilancio dei sentieri escursionistici in chiave di promozione turistica possano avere un ruolo nell’avvicinare le nuove generazioni», aggiunge Fornera che precisa come il volontariato sia molto presente in questo ambito.

Duecento enti e oltre 90mila patrizi
Ricordiamo che gli enti patriziali sono 200 in rappresentanza di oltre 90mila cittadini e sono proprietari del 75% dei pascoli e dei boschi ticinesi. Dalla gestione di questi beni derivano le principali risorse finanziarie necessarie al loro funzionamento. Sempre dallo studio, coordinato dal caposezione degli enti locali Marzio Della Santa e realizzato da Victoria Franchi, emerge che la maggior parte dei patriziati, sebbene non all’unanimità, è favorevole all’allargamento della base, ovvero a far acquisire a cittadini ticinesi non patrizi lo status di patrizio (se rispettano le condizioni previste dalla legge), per trovare più facilmente persone che si mettono a disposizione. E molti patriziati si sono già attivati in tal senso. Sarebbe un modo per adeguare questo antico istituto alla realtà sociale odierna.