Intervento in occasione della visita ufficiale del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale della Repubblica italiana Luigi Di Maio

Intervento in occasione della visita ufficiale del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale della Repubblica italiana Luigi Di Maio

Signor Consigliere federale,
Signor Ministro, Signor Sindaco,
Autorità politiche e diplomatiche presenti,
Care cittadine e cari cittadini,  

Mi pregio, Signor Ministro, di darle il benvenuto nella Repubblica e Cantone del Ticino a nome del Governo cantonale. Lo faccio innanzitutto evidenziando i profondi e storici vincoli di amicizia e collaborazione che da sempre contraddistinguono la quotidianità delle nostre relazioni.  

Questa splendida cornice, data dal museo dedicato all’artista Vincenzo Vela, lascia inoltre intuire la portata del contributo del Ticino al Risorgimento italiano e all’opera di unificazione della Repubblica italiana. Proprio in quest’ambito mi piace ricordare il sostegno di molti e molte ticinesi agli amici italiani durante i moti di Milano del 1848, ma soprattutto la generosa e disinteressata accoglienza da parte dei cittadini ticinesi di oltre 20’000 esuli lombardi, che ripararono nel nostro Cantone per sfuggire alla restaurazione dell’Impero austriaco.  

In particolare, il nostro Cantone fu la seconda patria per molti esuli italiani – per la maggior parte milanesi e lombardi, ma anche piemontesi e veneti – che, a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento hanno trovato in terra elvetica accoglienza e generosa ospitalità attratti dal modello di libertà e di democrazia della Confederazione. Fra i personaggi illustri del Risorgimento italiano esuli in Svizzera vanno senz’altro citati Carlo Cattaneo e Giuseppe Mazzini. Cattaneo, che seppe particolarmente apprezzare il federalismo elvetico, si rifugiò nel nostro Paese dopo il fallimento della «Cinque Giornate» di Milano, dal 1852 assunse il ruolo di docente di filosofia al Liceo Cantonale, e si spense a Castagnola il 16 febbraio 1869, non senza aver dato un fondamentale contributo alla scelta del San Gottardo per la costruzione del primo traforo ferroviario.  

Da sempre, quindi, il Ticino è stato terra di accoglienza per gli italiani ed ancora oggi va tenuto in considerazione che oltre un terzo della popolazione residente nel Cantone detiene il passaporto italiano. Ad essa si aggiungono gli oltre 65‘000 lavoratori frontalieri italiani che quotidianamente varcano il confine per venire a lavorare in Ticino e che costituiscono oltre un quarto della forza lavoro del Cantone: nonostante i benefici in termini di sviluppo economico, questa presenza comporta anche notevoli criticità in merito alla pressione sul mercato del lavoro locale in termini di dumping salariale, alla concorrenza sleale e al lavoro in nero, alla mobilità transfrontaliera e alla qualità dell’aria.  

Questi impressionanti dati fanno capire come la nostra regione transfrontaliera costituisca una sola grande zona funzionale economico-sociale – unica con siffatte caratteristiche in Europa –  ragione per la quale già nel 1995, con lo scopo di rafforzare la governanza transfrontaliera, è stata creata la Comunità di lavoro Regio Insubrica che, oltre al Canton Ticino, vede la presenza delle Regioni Lombardia e Piemonte in qualità di membri.  

Uno spazio funzionale di intensa collaborazione di queste proporzioni deve preservare i giusti contrappesi per evitare le criticità, che possono sorgere in un contesto fortemente interconnesso; e che non siano di pregiudizio ai delicati equilibri che reggono l’integrazione dei numerosi lavoratori italiani operanti in Ticino, e soprattutto non creino pregiudizio a scapito della popolazione residente ticinese.  

Tra i dossier principali che vi apprestate a discutere oggi, Signor Ministro, vi è verosimilmente la firma dell’accordo sulla fiscalità dei lavoratori transfrontalieri parafato nel dicembre 2015, che giace oramai inerte da oltre quattro anni in attesa della firma del governo italiano. Questa situazione di stallo è per il Cantone incomprensibile e arreca un grave danno al potenziale di sviluppo della collaborazione tra i nostri territori: riteniamo perciò che sia giunto il tempo di onorare l’impegno preso con il parafo dell’accordo. Per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo, Ticino e Lombardia – nell’ambito delle rispettive competenze – hanno inviato il 30 aprile scorso una lettera con delle raccomandazioni all’attenzione dei rispettivi ministri delle finanze, volte a favorire lo sblocco dell’attuale situazione di stallo.  

Faccio appello alla sua persona, Signor Ministro, affinché attraverso la firma a breve di un nuovo accordo fiscale tutti i lavoratori frontalieri, siano essi italiani o svizzeri, vengano assoggettati a un regime impositivo che – come illustrano giustamente i principi costituzionali dei nostri rispettivi Paesi – garantisca l’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi al fisco.  

Oggi discuterete anche della crisi causata dal Covid-19. Anche in questo ambito il Cantone Ticino non ha fatto mancare il suo appoggio all’Italia, che ha avuto la Lombardia quale principale epicentro. Questa vicinanza ha fatto sì che il nostro sia stato il primo Cantone in Svizzera ad essere toccato dalla pandemia ed abbia pagato il più alto tributo di vittime in proporzione alla sua popolazione.  

Veniamo ora ad un’ulteriore particolarità dei nostri rapporti bilaterali, ossia l’enclave di Campione d’Italia. Proprio nei confronti della comunità campionese il Ticino ha sempre mostrato una grande solidarietà, garantendo la continua erogazione dei servizi essenziali (tra cui quelli sanitari anche durante la crisi Covid-19), nonostante – ad oggi – l’enclave non abbia ancora onorato la totalità dei propri debiti nei confronti del Cantone, di enti locali e aziende ticinesi.  

La modifica dello statuto doganale entrata in vigore lo scorso 1. gennaio non sembra aver risolto i problemi dei cittadini di Campione, anzi. Per questo motivo, nel massimo rispetto della sovranità dello Stato italiano, mi permetto, Signor Ministro, di portare alla sua attenzione le numerose criticità che ancora oggi contraddistinguono l’erogazione dei servizi essenziali a beneficio dell’enclave e che richiedono un intervento delle Autorità preposte.  

Desidero infine aggiungere il mio ringraziamento personale, quale direttore del Dipartimento di giustizia e polizia, alle guardie di confine per il fondamentale lavoro svolto durante la crisi. A partire da ieri è stata reintrodotta la piena libera circolazione delle persone ai nostri valichi: nel sottolinearne gli aspetti positivi, in particolare per gli auspicati ricongiungimenti familiari, mi auguro che le nostre autorità statali possano prendere spunto dagli esiti positivi di un accresciuto controllo alle frontiere in termini di lotta contro la criminalità transfrontaliera – praticamente azzerata anche durante la fase di riapertura – e contro le presenze illegali sul nostro territorio, che creano danno e giusta preoccupazione nella popolazione.  

Augurandovi, Signor Consigliere federale, Signor Ministro, una proficua riunione bilaterale e proseguo della visita ufficiale, desidero da ultimo assicurare la disponibilità del Cantone Ticino, nell’ambito delle competenze conferitegli dalla Costituzione federale, alla ricerca di soluzioni pratiche e durature, volte a rafforzare le relazioni bilaterali e transfrontaliere tra i nostri due Paesi.