Il Governo ticinese ha dato luce verde al credito di 150 milioni di franchi a carico del Cantone – La rete costerà complessivamente 766 milioni – Ma ci sono ancora 5 ricorsi pendenti
Il Consiglio di Stato ticinese ha confermato giovedì il finanziamento della rete tram-treno del Luganese. Con il via libera, deciso ieri, mercoledì, in seduta di governo, al credito di 150 milioni di franchi a carico del Cantone, il finanziamento è ora completo e garantito.
Per un aggiornamento sul progetto, questa mattina a Bellinzona, oltre a Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio, è intervenuto Norman Gobbi, nel ruolo direttore incaricato della divisione delle costruzioni: “Nonostante la negatività che abbiamo sentito negli scorsi mesi devo dire che i servizi tecnici del Dipartimento del Territorio, la Divisione Costruzioni e la direzione della RTTL SA (Rete tram-treno del Luganese, ndr) hanno lavorato bene, tant’è che l’Autorità federale ha dato loro il nullaosta all’inizio della messa in cantiere, con la progettazione definitiva del tracciato e delle opere”, ha detto Gobbi ai microfoni del Radiogiornale.
Un lavoro che ha portato a risultati concreti, tangibili, a partire da quelli legati ai finanziamenti. Ieri, come detto, il Governo ticinese ha approvato la sua parte di credito che si va ad aggiungere alla firma lo scorso 27 agosto, della Convenzione con la Confederazione. Nonostante le forti polemiche dei mesi scorsi sull’aumento di oltre 200 milioni di franchi per la realizzazione.
I soldi, dunque, ci sono. L’opera nel suo insieme costerà 766 milioni di franchi. Quasi 2/3 saranno sostenuti dalla Confederazione per oltre mezzo miliardo di franchi. L’onere cantonale corrisponderà al 20% del totale, pari a circa 150 milioni netti (compreso il credito supplementare ancora da approvare da parte del Gran Consiglio di 87,4 milioni). I restanti 110 milioni saranno a carico dei Comuni del Luganese. Ma prima di vedere il cantiere sui binari, c’è ancora un ostacolo da superare. Gli ultimi cinque ricorsi ancora pendenti davanti al Tribunale amministrativo federale, che li dovrebbe evadere ancora entro la fine di quest’anno.