“Il via vai di procuratori rallenta le inchieste”

“Il via vai di procuratori rallenta le inchieste”

Articolo pubblicato nell’edizione di domenica 10 marzo 2019 de Il caffé

Il Ministero pubblico sotto stress tra addii e nuovi ingressi

C’è chi va e c’è chi arriva. Il Ministero pubblico sta progressivamente mutando pelle. E l’elevato turnover di magistrati preoccupa anche il ministro Norman Gobbi (vedi intervista a pagina 13). Nel giro di due anni, la squadra è cambiata. È arrivata Anna Fumagalli che nel maggio 2017 è stata scelta per sostituire Nicola Corti, poi Claudio Luraschi che ha preso il posto di Andrea Pagani eletto procuratore generale e Roberto Davide Ruggeri che ha sostituito Roberta Arnold. Da ricordare anche l’uscita di Antonio Perugini, il magistrato con più anzianità, e quella di Paolo Bordoli, diventato giudice dei provvedimenti coercitivi, sostituiti da Petra Canonica Alexakis e Pablo Fäh. Ora, nella procura che assomiglia a un tram del desiderio dove molti salgono e altri dicono addio perché evidentemente hanno capito di non essere nel posto giusto, altri per anzianità e altri ancora per legittime aspirazioni, da Berna arriva la conferma che il procuratore capo Fiorenza Bergomi a fine marzo verrà probabilmente nominata giudice del Tribunale federale. E lascerà dunque il suo incarico al Ministero pubblico dove è arrivata nel 2001 e dove negli ultimi anni si è occupata soprattutto di reati finanziari.
“Ma il turnover – spiega il procuratore generale Andrea Pagani – è presente da sempre. Anche quando c’erano i miei predecessori tanti sono andati via. E questo, inutile nasconderlo, per noi è deleterio. L’ho scritto, quando c’è stata la relazione annuale, al Consiglio della magistratura. Basta un solo dato: negli ultimi otto anni i reati finanziari in Ticino sono aumentati del 66 per cento”. E ognuno di questi procedimenti, fa notare Pagani, è fatto di migliaia di pagine. Quando i dossier passano a un nuovo procuratore ci mette giorni e giorni solo per leggere le carte. “Poi, lo scorso anno abbiamo dovuto rispondere a 295 rogatorie, quasi una al giorno. In media – spiega il procuratore generale – abbiamo calcolato che dal 2010 al 2016 ogni magistrato – senza far distinzione tra reati di polizia e finanziari – ha dovuto far fronte a 559 incarti. Per fare un esempio, a Zurigo, dove al Ministero pubblico sono 195, ognuno ne ha 159. La media di 13 cantoni è di 368”.
Concetti, questi spiegati da Pagani, che compaiono appunto nella relazione della magistratura, quando si dice che l’attività già nel 2017 è “stata condizionata dagli avvicendamenti intervenuti”. E si aggiunge che al Ministero pubblico esiste un “costante aumento degli incarti” e una preoccupante “situazione di sovraccarico” di lavoro. Insomma, l’attività si regge su un equilibrio precario. Basta un soffio, come nel caso (nel 2017) dell’assenza per maternità della procuratrice Francesca Lanz, per registrare scompensi. Figurarsi dunque quando va via un procuratore, soprattutto con una grande esperienza, come nel caso di Perugini (che chiudeva in media circa 3.000 procedimenti all’anno, compresi quelli legati a reati della circolazione) e – se avrà il via libera da Berna – di Bergomi. Anche per compensare in parte questi problemi Pagani ha da tempo chiesto un potenziamento del personale (segretari giudiziari, personale amministrativo, analisti finanziari).
“Ma non si cerchi chissà che cosa. Non c’è – spiega il procuratore generale – un malumore al ministero pubblico, ci sono difficoltà oggettive. E non da oggi. Però faccio un parallelo: perché nelle preture e nel Tribunale d’appello i giudici restano per tanto tempo? Evidentemente sono ruoli dove si è meno sotto i riflettori, è un lavoro che logora meno. Se chiedo rinforzi lo faccio perché vedo quanto lavoro devono svolgere i miei colleghi. Siamo 21, a Ginevra, città di confine sono 44, nel canton Vaud per fare un altro esempio 57, a Lucerna 33”.
Anche se poi, dicono alcuni a microfono spento, tutti sono ancora in attesa della riorganizzazione annunciata da Pagani (“credo che punti di più su un lavoro di squadra”, ha detto Gobbi). Una riorganizzazione che vada ad incidere sui ritmi e sulla ridistribuzione dei carichi di lavoro. Anche per questo, per capire come muoversi meglio, dove rinforzare la magistratura e con quali strumenti, Gobbi ha chiesto da tempo la statistica dei carichi di lavoro. Cioè “gli indicatori di prestazione” per i magistrati. “Un elemento che introdurremo – ha detto Gobbi al Caffè – discutendone con i magistrati e la Commissione giustizia del parlamento”.