“La sicurezza al confine deve rimanere una priorità”

“La sicurezza al confine deve rimanere una priorità”

Le riflessioni di Norman Gobbi sulla nuova legge (e riorganizzazione) delle dogane

Settimana scorsa con il Consigliere di Stato Norman Gobbi avevamo affrontato il tema del mancato rispetto da parte dell’Italia dell’Accordo di Dublino, decretato unilateralmente nei confronti di tutti gli Stati firmatari, Svizzera inclusa. Ciò comporta la mancata riammissione verso l’Italia dei richiedenti l’asilo giunti in Svizzera e che avevano presentato la loro domanda in prima istanza alle autorità di Roma. “La già forte pressione ai nostri confini – pur essendo ancora sotto controllo – con questa decisione a lungo andare non può certo migliorare”, afferma Norman Gobbi, che introduce un nuovo elemento. “Tra gli aspetti che occorre tenere presente per garantire la nostra sicurezza interna vi è la collaborazione tra le diverse “agenzie” che sono attive in prossimità del confine. L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini – la nuova denominazione sotto cui vi sono anche le ex guardie di confine – assume un ruolo decisivo, essendo di sua competenza la sicurezza lungo la linea che divide la Svizzera da un altro Stato. Il cambiamento avvenuto negli ultimi due anni nell’organizzazione dell’ex amministrazione doganale e delle ex guardie di confine confluite nel citato Ufficio è stato un passo non da tutti accolto con grande favore e che ha palesato diverse criticità. I Cantoni, Ticino in testa, hanno criticato la recente proposta di revisione della legge. La nostra preoccupazione principale è quella di poter chiarire al meglio ruolo e funzione dei collaboratori chiamati a gestire la sicurezza, sia rispetto al resto del personale dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini, ossia i doganieri che si occupano principalmente di applicare i dazi, sia – e soprattutto dal nostro punto di vista – nei confronti delle Polizie cantonali. Il pericolo di avere al confine poca chiarezza su ruoli e compiti in un momento in cui la pressione migratoria è elevata può creare situazioni difficili da gestire. Infatti, una delle proposte criticate prevedeva un’assunzione non giustificata di compiti di sicurezza interna da parte dell’Ufficio federale. È quello che non si vuole. In aggiunta siamo rimasti perplessi dal fatto che la revisione della legge sulle dogane sia giunta quando la riforma organizzativa era stata in pratica già implementata”, sottolinea il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.
Ora sembra che sul piano politico qualcosa si sia sbloccato. “In effetti è di 2 settimane fa la decisione (con risicata maggioranza) della commissione della gestione del Consiglio Nazionale di portare avanti la revisione della legge sulle dogane, dopo un anno in cui erano emerse tutte le criticità poc’anzi ricordate. Ripeto: operativamente abbiamo bisogno di chiarezza e di certezze. Il passo compiuto con la riforma organizzativa è stato anche a giudizio dei Cantoni quantomeno affrettato e con una mancanza di chiarezza sugli obiettivi. Si è voluto rivoluzionare tutta la precedente struttura, cancellandola con un colpo di spugna e chiudendo drasticamente con il passato. Il contraccolpo è stato avvertito soprattutto dalle ex guardie di confine, che – unitamente ai doganieri – hanno perso i punti di riferimento tradizionali. Spero che i passi compiuti riescano a migliorare non solo le entrate finanziarie della Confederazione, ma pure la sicurezza ai nostri confini, anche se qualche dubbio mi sorge ascoltando ex dirigenti del Corpo delle Guardie di confine”, conclude il Consigliere di Stato Norman Gobbi.