“L’accordo elettrico svuota il valore dell’idroelettrico ticinese”

“L’accordo elettrico svuota il valore dell’idroelettrico ticinese”

Nel dibattito sull’accordo elettrico tra la Svizzera e l’Unione Europea, la voce di Norman Gobbi si distingue per chiarezza e fermezza. Il Consigliere di Stato ticinese non usa mezzi termini: «Questo accordo favorisce le grandi aziende di produzione e distribuzione europee, e rischia di penalizzare chi, come noi, ha costruito la propria indipendenza energetica sull’idroelettrico», afferma.
Per Gobbi, dietro la retorica della cooperazione e dell’efficienza si nasconde un pericolo più profondo: «Si parla di mercato integrato, ma in realtà si tratta di una progressiva perdita di controllo sulle nostre risorse. L’acqua, che è la fonte primaria del nostro sistema idroelettrico, verrebbe trattata come una merce qualsiasi, soggetta a logiche di profitto e non più a quelle della gestione pubblica e strategica».
Il consigliere di Stato sottolinea come il Ticino, insieme ad altri Cantoni alpini, abbia costruito la propria forza economica e istituzionale proprio sulla gestione delle acque. Le dighe, i bacini e gli impianti idroelettrici rappresentano per lui non solo infrastrutture produttive, ma un pilastro della sovranità svizzera. «Controllare l’acqua significa garantire autonomia, sicurezza e responsabilità verso il territorio. Se apriamo troppo il mercato, rischiamo che le decisioni vengano prese altrove, magari a Bruxelles, senza considerare le nostre specificità», spiega.
Gobbi teme che l’accordo possa mettere in crisi il modello energetico federale, basato sulla responsabilità cantonale e sulla vicinanza tra chi produce e chi consuma. «Il valore dell’idroelettrico ticinese non è solo economico, ma sociale e territoriale. Ogni kWh prodotto nelle nostre valli genera lavoro, investimenti locali, sostegno ai Comuni. Se questa ricchezza finisce nel grande flusso di un mercato europeo deregolato, ne perderemmo il controllo e, con esso, un pezzo della nostra identità».
Non si tratta, precisa, di chiudersi al mondo o di rinunciare alla cooperazione con i Paesi vicini: «Collaborare è giusto, ma non a qualsiasi prezzo. La Svizzera deve poter decidere come e quando gestire le proprie risorse, senza vincoli imposti da organismi sovranazionali. La sovranità energetica fa parte della nostra sovranità politica».
In conclusione, Gobbi lancia un appello al Consiglio federale e al Parlamento: «Serve prudenza. Prima di sottoscrivere un accordo che tocca un settore così vitale, dobbiamo garantire che la Svizzera mantenga il pieno controllo della sua energia e delle sue acque. L’idroelettrico è il cuore delle Alpi ticinesi e svizzere: non possiamo permettere che diventi terreno di speculazione o strumento di pressione esterna».
Per il Consigliere di Stato le idee sono chiare: l’acqua non è solo una risorsa naturale, ma il simbolo stesso dell’autonomia e della responsabilità svizzera. «Difendere l’idroelettrico significa difendere la nostra libertà», conclude.

Articolo pubblicato nell’edizione di domenica 26 ottobre 2025 de Il Mattino della domenica