L’ultimo posto attribuito al Ticino da “Avenir Suisse” non é necessariamente un giudizio di valore!

L’ultimo posto attribuito al Ticino da “Avenir Suisse” non é necessariamente un giudizio di valore!

In questi giorni Avenir Suisse ha diffuso il proprio studio nel quale ha valutato i sistemi di perequazione finanziaria intercomunale vigenti in tutti i cantoni svizzeri, confrontando i vari strumenti (perequazione indiretta  – o verticale -, perequazione delle risorse, perequazione degli oneri, ecc.) secondo una serie di criteri teorici di idoneità.
 
Secondo gli indicatori ritenuti da Avenir Suisse, il Cantone Ticino risulta posizionato all’ultimo posto. Un paio di errori nella ripresa e nell’interpretazione dei dati avrebbe forse permesso di lasciare ad altri la scomoda poltrona di fanalino di coda, ma non avrebbe cambiato la sostanza. Ma quali sono le cause di un giudizio tanto negativo? Intanto va precisato che in base alla valutazione di Avenir Suisse un sistema di perequazione è tanto migliore quanto più debole è il tasso di ridistribuzione delle risorse. Cosa che in un Cantone come il Ticino, contraddistinto da una forte divaricazione fra realtà urbane più benestanti e realtà periferiche a basso potenziale di sviluppo, si rivela quanto mai problematico. Sono d’altronde due gli aspetti che penalizzano la valutazione del sistema di perequazione del nostro Cantone.
 
Da una parte l’elemento secondo cui alcuni dei contributi perequativi sono concessi, o graduati, in funzione del moltiplicatore di imposta, che secondo lo studio non dovrebbero rientrare nei criteri di ponderazione. È questo il caso del contributo di livellamento, dell’aiuto agli investimenti e del contributo supplementare. Questo meccanismo, voluto espressamente dal legislatore ticinese per favorire i Comuni meno fortunati, avrebbe un effetto disincentivante, indurrebbe cioè i Comuni a spendere di più, mantenendo alto il moltiplicatore per beneficiare di maggiori aiuti. Questo assunto sottende che vi sono delle inefficienze volontarie da parte di certi Comuni, che preferirebbero mantenere un moltiplicatore artificialmente elevato pur di ricevere sostegni perequativi. Si tratta di un effetto che, in realtà non abbiamo avuto modo di percepire come tale, soprattutto nei nuovi Comuni aggregati. Lo dimostra per altro la tendenza avuta in questi anni di una riduzione dei moltiplicatori d’imposta applicati nelle diverse realtà comunali, anche della periferia.
 
Un secondo problema del nostro sistema è invece dato dall’eccessiva importanza della perequazione indiretta (o verticale), che in effetti è molto presente in Ticino. Con ciò si intende la graduazione dei flussi Cantone-Comuni e viceversa in funzione
della forza finanziaria di questi ultimi. Anche questa caratteristica è valutata negativamente dallo studio, secondo cui i flussi verticali determinati in particolare dai diversi sussidi, dovrebbero essere calcolati in rapporto all’intensità di uso di un servizio. Inoltre, la forte interdipendenza nell’adempimento dei compiti pubblici, da cui derivano appunto i flussi verticali, è contraria al principio di equivalenza, secondo cui chi paga un servizio deve anche poterne determinare qualità e quantità, e viceversa. Aspetto anche quest’ultimo che tende a sottovalutare le esigenze effettive di una realtà periferica debole dal punto di vista finanziario, ma che costituisce nel contempo un’opportunità in un contesto di Città-Regione, obiettivo che il Cantone intende poter raggiungere attraverso una mirata politica delle aggregazioni comunali, che si intende poter presto rilanciare su nuove basi, con la prevista adozione del Piano cantonale delle aggregazioni.
 
Il Dipartimento delle istituzioni prende pertanto atto con interesse dello studio, che contiene sicuramente elementi di riflessione su un tema che concerne il delicato equilibrio tra entità appartenenti al medesimo organismo (Cantoni alla Confederazione, Comuni al Cantone). Alla base di ogni sistema perequativo occorre individuare la giusta modulazione tra i principi di parità di trattamento, di solidarietà, di autonomia e di responsabilità. Gli indicatori e i meccanismi che definiscono la capacità di dare e il diritto di ricevere non sono definiti una volta per tutte ma evolvono e vanno adattate a dipendenza delle varie realtà.
 
Il grande cantiere della riforma dei Comuni, che poggia in primis sulla riorganizzazione istituzionale degli enti locali (aggregazioni) – ambito nel quale il Ticino si attesta essere fra i Cantoni più dinamici – sarà senza dubbio un momento privilegiato per mettere in discussione in maniera ampia anche il sistema perequativo e quello delle competenze nell’assunzione dei compiti dello Stato e relativi flussi finanziari. In tale direzione d’altronde i servizi cantonali già stanno lavorando.

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