Migranti, «non tocca al Ticino passare alla cassa»

Migranti, «non tocca al Ticino passare alla cassa»

Norman Gobbi commenta l’annuncio di Baume-Schneider sui posti aggiuntivi che i Cantoni metteranno a disposizione della Confederazione

Per fronteggiare un’eventuale emergenza sul fronte della migrazione, i Cantoni metteranno a disposizione circa 1.800 posti di alloggio aggiuntivi per i richiedenti asilo, 590 dei quali potranno essere utilizzati rapidamente dalla Confederazione. È quanto ha comunicato oggi la Segreteria di Stato per la migrazione (SEM) dopo l’incontro tra la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider con i rappresentanti dei Cantoni. Per quanto riguarda il Ticino, però, nella sostanza non cambierà nulla.

Il niet ticinese
Come confermatoci dal direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi, presente all’incontro con Baume-Schneider, «il Ticino in questa fase non deve ‘passare alla cassa’». E questo perché «abbiamo già ampliato da tempo la nostra disponibilità di posti nel comparto di Chiasso e Balerna, passando da 350 a 600 posti disponibili». Detto altrimenti: «Il Cantone ha identificato una struttura di sua proprietà che potrebbe essere utilizzata, ma prima del Ticino dovranno passare alla cassa altri Cantoni. Penso in particolare a quelli della Svizzera centrale, che da tempo si stanno passando la palla riguardo al un centro federale per richiedenti l’asilo, previsto a livello di pianificazione, ma mai realizzato». Su questo aspetto, ribadisce Gobbi, «sarò molto fermo: si tratta di lealtà, solidarietà e di essere credibili. Il Ticino, vista la sua posizione è sempre stato confrontato con i flussi migratori. Ma gli altri cantoni non possono pensare che Ginevra, Basilea, San Gallo e Ticino portino la croce per tutti». Ecco perché, prima di dare la disponibilità alla Confederazione per utilizzare quella struttura, «dovranno essere rispettate due condizioni: dovremo trovarci in una reale situazione di crisi (non è il caso attualmente) e dovranno già essere passati alla cassa gli altri Cantoni che non hanno ancora fatto i compiti». Il problema di fondo, chiosa poi il direttore del DI, è che come già accaduto in passato le autorità federali (Governo e Parlamento) si sono dimostrate incapaci di far fronte con i propri mezzi a un tema, come quello dell’asilo, che è strettamente di competenza federale». È questa «mancata assunzione di responsabilità da parte della politica federale che crea problemi a Cantoni e Comuni».