Montagne più sicure se si sa cosa fare

Montagne più sicure se si sa cosa fare

Sono numerosi i tentativi per rendere la campagna di sensibilizzazione più capillare Ma anche gli escursionisti esperti possono rimanere vittime di incidenti – Sacha Gobbi: «I consigli sono efficaci, nonostante l’aumento di appassionati degli ultimi anni, gli infortuni non sono esplosi»

La montagna ticinese si è riproposta come lo sfondo di un incubo: lunedì scorso, infatti, è stato ritrovato il corpo del 43.enne scomparso la domenica precedente in Leventina. L’uomo si era incamminato per un’escursione in solitaria. Si tratta della sesta vittima in due mesi (la prima risale al 7 giugno). Sei vittime sono tante, troppe. Eppure, le informazioni sui giusti comportamenti da adottare in montagna non mancano. Ad esempio, la campagna di prevenzione «Montagne sicure» del Dipartimento delle istituzioni (DI), avviata nel 2018, mira proprio a sensibilizzare sul tema la popolazione e i turisti, sia nella stagione estiva, sia in quella invernale.

Come sensibilizzare
Ma come avviene la sensibilizzazione? «La campagna si basa sulla diffusione di informazioni tramite diversi canali e può contare su alcune giornate organizzate direttamente sul posto con gli esperti del settore», ci spiega Sacha Gobbi, responsabile del progetto «Montagne sicure». «Quest’anno, abbiamo proposto una versione aggiornata del libretto di prevenzione. Lo si può trovare nelle capanne, nelle stazioni di risalita e nei negozi di sport, così come sul nostro sito in formato digitale». L’obiettivo è, chiaramente, raggiungere più persone possibili, sensibilizzandole al meglio sulle insidie che si possono presentare durante un’escursione ad alta quota. «Abbiamo anche creato, in collaborazione con la Federazione alpinistica ticinese (FAT), numerosi sottopiatti, che riprendono i temi principali della campagna di prevenzione», aggiunge Gobbi, sottolineando pure l’importanza della cooperazione con diversi partner per far passare il messaggio. Il progetto, infatti, si avvale di una commissione apposita («Montagne sicure») e di sue sottocommissioni tecniche, di cui fanno parte i rappresentanti del Club Alpino Svizzero (CAS), della FAT, del Soccorso Alpino, della Rega e di Meteo-Svizzera. È coinvolto anche il Gruppo ricerche e constatazioni della Polizia cantonale.

Il pubblico della campagna
A ogni modo, anche di fronte a un numero elevato di incidenti di montagna, la strategia di sensibilizzazione seguirà la linea già definita. « Dove possibile, tenteremo comunque di rafforzare la prevenzione », prosegue Gobbi. I consigli mirano a raggiungere soprattutto gli escursionisti occasionali e meno abituati alla montagna, mentre quelli più esperti possiedono già le nozioni necessarie. « Questi ultimi evidenzia – danno già per acquisite alcune competenze, come, ad esempio, riconoscere i gradi di difficoltà dei sentieri ed equipaggiarsi in maniera adeguata». Purtroppo, però, a volte neppure essere preparati è sufficiente a evitare il pericolo. Le recenti vittime di infortuni mortali appartengono proprio a questa categoria.
«Le vittime delle ultime settimane – rileva Gobbi – erano persone esperte e con materiale idoneo ». Si tratta, in questi casi, di sciagurati incidenti non imputabili all’inesperienza. « Decessi che neppure una campagna più capillare avrebbe potuto evitare».

Il contributo
C’è però anche una buona notizia. Infatti, «nonostante negli ultimi due anni, complice la pandemia, siano aumentati gli escursionisti, il numero di incidenti non è cresciuto in maniera considerevole». È ipotizzabile, quindi, che i messaggi diffusi « abbiano avuto una certa efficacia », conclude Gobbi.
Le principali raccomandazioni degli esperti di «Montagne sicure» sono consultabili sul sito www.ti-ch/montagnesicure e sui canali social.

Da sapere

Le difficoltà principali degli escursionisti: i risultati del sondaggio

L’anno scorso, gli esperti di «Montagne sicure» hanno redatto un sondaggio con una trentina di domande per capire il livello di preparazione degli escursionisti. Gli intervistati hanno risposto all’uscita delle teleferiche e nei rifugi. Dai risultati è emerso che le persone interpellate hanno una buona conoscenza di base.
Tuttavia, spesso non hanno molta familiarità con i gradi di difficoltà dei sentieri di montagna, e questo potrebbe creare qualche problema. Oltre a ciò, il sondaggio ha evidenziato che l’escursionista medio non si rende conto della gravità delle conseguenze di un comportamento errato.