Nomadi in Ticino, tra esperienze e prospettive future

Nomadi in Ticino, tra esperienze e prospettive future

Conferenza annuale 2012 sui nomadi delle regioni Romandia, Berna e Ticino. 10 febbraio 2011, Bellinzona. Intervento di Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni

Gentili signore, egregi signori,

Il dossier “Nomadi in Ticino” è stato uno dei primi affrontati all’inizio del mio mandato nell’aprile 2011. Non tanto perché si tratta di un dossier prioritario della politica cantonale, quanto per l’imminenza della cronaca locale e della chiusura estiva dell’area d’emergenza di Galbisio. Ho cercato di affrontare il tema di petto, con un certo impeto leghista, proprio perché è ormai indiscutibile che la presenza di carovane di nomadi sul territorio ticinese è percepita in maniera problematica; e non solo in Ticino si vive questa situazione.

Il nostro Cantone si è dotato di una commissione nomadi, istituita nel lontano 1996, che in questi 15 anni non è arrivata – con il supporto dell’amministrazione cantonale – a concretizzare quanto richiesto dal “Movimento contro il Razzismo e la Xenofobia”, ossia creare delle aree di sosta e di transito adeguatamente attrezzate per la popolazione nomade. Un fallimento degli obiettivi dovuto all’assenza di disponibilità dei Comuni a mettere a disposizione aree o accettare aree nei loro comprensori. Per questo motivo il Governo aveva dato avvio alla procedura per l’istituzione di un piano d’utilizzazione cantonale PUC, così da imporre dall’alto con uno strumento pianificatorio la realizzazione di aree di transito. Un’esperienza sin qui sterile, poiché né i Comuni, ma credo nemmeno il Gran Consiglio, sono disposti ad imporre alle comunità ed enti locali la realizzazione di aree di sosta e transito per nomadi stranieri.

Positiva è stata invece l’operatività garantita da Polizia cantonale, in particolare con i signori Ferrari e Cocchi, e dalla mediatrice incaricata signora Nadia Bizzini. Infatti, con l’assenza di aree di sosta per nomadi stranieri nell’estate 2011, il supporto offerto ha permesso di gestire la situazione. Per i nomadi svizzeri si sono invece trovate soluzioni puntuali in grado di rispondere agli obblighi di accoglienza di questi nostri concittadini.

Vi è però da fare alcuni distinguo, poiché taluni credono vi siano convenzioni internazionali che obbligano a creare aree di sosta o di transito per nomadi stranieri. Tali convenzioni non esistono, men che meno l’obbligo del Cantone di mettere a disposizione queste aree. Esiste l’invito della Confederazione a realizzare tali aree, invito accolto da meno della metà dei Cantoni svizzeri.

È infatti innegabile, che in questo settore l’offerta inciti la domanda; la messa a disposizione di piazze o aree attrezzate attira carovane, con il rischio accresciuto – come vissuto a Milano e altrove – che le stesse da itineranti diventino stanziali.

Dalle esperienze vissute possiamo poi evincere come i Rom cerchino di trarre vantaggio dal nostro sistema federale, in cui ogni Cantone ha procedure e prassi differenziate nella gestione dei nomadi esteri. Infatti, spesso i responsabili rispondono che “in quel Cantone è permesso fare questo, in quello garantiscono altre strutture, …”. Ben vengano quindi incontri come quello odierno, che permettono ai responsabili di vari Cantoni di poter scambiare idee, soluzioni e procedure, garantendo così l’indispensabile scambio di informazioni intercantonale.

Un elemento aggiuntivo è il fatto che i Rom stanzino preferibilmente in regioni di frontiera, in modo da poter sfruttare le falle legislative internazionali; si pensi solo alla nostra realtà tra Ticino e Lombardia, con le confermate presenze di bande di Rom attive nel nostro territorio cantonale, ma stanziate attorno alla metropoli milanese. Complimenti quindi agli organizzatori di questa conferenza di invitare e far partecipare relatori e colleghi dalla vicina Milano, che offrono una visione ben più ampia e diversificata della realtà nomade, con l’esperienza di campi infrastrutturali comunali e accampamenti abusivi attorno al nucleo urbano.

Il Ticino, dall’aprile 2011, ha imboccato per decisione dipartimentale una nuova via, ossia quella di riconoscere aree di sosta per i nomadi svizzeri e, forte della volontà politica del Dipartimento e dell’opposizione di principio dei Comuni, di non mettere a disposizione dei nomadi stranieri aree di sosta o transito. Rimarrà attiva la cellula operativa della Polizia cantonale e della mediatrice, in modo da gestire le carovane che nonostante ciò raggiungeranno il nostro Cantone. Prossimamente il Consiglio di Stato dovrà decidere se la politica cantonale in materia di nomadi seguirà il nuovo corso avviato dal Dipartimento delle istituzioni, oppure vorrà confermare la passata volontà di imporre ai Comuni delle aree di sosta e transito per nomadi stranieri.

Vi ringrazio dell’attenzione.

Norman Gobbi
Consigliere di Stato, Direttore del Dipartimento delle istituzioni e Presidente della Regio Insubrica

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