Non siamo un Paese per ladri

Non siamo un Paese per ladri

Articolo apparso nell’edizione di martedì 27 marzo 2018 del Corriere del Ticino

I dati sulla criminalità nel 2017 confermano la tendenza al ribasso dei reati.
Meno rapine in Ticino ma non nel Mendrisiotto – Occhio ai raggiri online

Il Ticino non è un paese per ladri e malviventi. È quanto emerge dal bilancio 2017 della Polizia cantonale che fotografa un’annata positiva per le autorità: sul nostro territorio, i furti con scasso sono calati del 29% mentre le rapine registrano una flessione dell’11%. Unica eccezione il Mendrisiotto, dove i colpi alle stazioni di servizio hanno segnato tutt’altra tendenza: nella regione, le rapine raggiungono addirittura un +87%. Per cercare di contrastare il crimine a cavallo della frontiera l’anno scorso, su slancio di una mozione della consigliera nazionale leghista Roberta Pantani, il Cantone è sceso in campo e, da marzo a settembre, ha testato la chiusura notturna dei valichi secondari di Ponte Cremenaga, Pedrinate e Novazzano-Marcetto. Una misura questa valutata positivamente dal direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi che, sollecitato sul tema, non ha mancato di lanciare una frecciata a Berna.

«Dico sempre che il Ticino è la porta Sud della Svizzera e se questa è ben presidiata anche il resto del Paese può stare tranquillo», ha affermato Norman Gobbi per poi aggiungere: «La chiusura dei valichi secondari ha caratterizzato il 2017. Ora, a sei mesi dalla fine della fase test, di rapporti da Berna non ne ho ancora visti». E in attesa che dalla Confederazione arrivi un via libera per rendere definitivo il provvedimento, ieri a Bellinzona l’attenzione si è focalizzata sugli interventi che hanno caratterizzato il 2017 degli agenti. Un anno questo «impegnativo», ha precisato il comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi che ha poi rimarcato come «in media, abbiamo ricevuto una chiamata ogni due minuti, pari a un totale di 287.362 telefonate. Registrando un incremento del 12% rispetto al 2016». In merito, Cocchi ha ricordato come da qualche giorno sia attiva la nuova Centrale comune di allarme ticinese che riunisce sotto uno stesso tetto Polizia cantonale e guardie di confine, permettendo «un miglior coordinamento delle pattuglie impegnate al fronte per il controllo del territorio».

I distretti nel mirino
Pattugliamento del territorio che, cifre alla mano, ha dato i suoi frutti: in media in Ticino sono diminuiti sia i furti con scasso (1.557 i casi registrati, pari a -29% rispetto al 2016), sia le rapine (49 per un calo dell’11%). Ma con qualche eccezione. «Per quanto concerne i furti nelle abitazioni – ha spiegato Paolo Bernasconi, collaboratore scientifico della Polizia cantonale – il distretto più colpito è stato il Locarnese. Se nelle altre regioni del cantone si registra un calo dei colpi, qui la tendenza segna un +17%. Un incremento che è stato influenzato soprattutto dai furti registrati verso la fine dell’anno». E se la regione sopracenerina si è aggiudicata un ben poco lieto primo posto per quanto concerne i furti con scasso, in termini di rapine il distretto più colpito è stato il Mendrisiotto. Qui, rispetto al 2016, si è registrato un aumento dell’87%. “Il problema principale rimane legato alle stazioni di servizio – ha aggiunto Bernasconi – ma bisogna considerare il quadro nel suo insieme: se è vero che sono aumentate le rapine, da un punto di vista di furti con scasso il Mendrisiotto si rivela essere la regione più sicura”. Note negative che per il direttore delle Istituzioni non influenzano il bilancio complessivo: “La zona di comfort ottenuta in Ticino a livello di sicurezza non è un risultato scontato – ha dichiarato Gobbi – al contrario, è il frutto di scelte politiche e strategiche ben precise oltre che ad un’accresciuta collaborazione con le autorità federali e italiane. Una collaborazione che, solo per citare qualche esempio, ha portato al fermo delle Pink Panthers e di una banda pronta a colpire a Chiasso. Sono queste le collaborazioni che contano, non i grandi protocolli”.

La canapa che tira
Ma non è solo la lotta a ladri e rapinatori che ha caratterizzato il 2017 della polizia. Se i reati al Codice penale e contro la Legge sugli stranieri registrano rispettivamente un –17% (da 16.856 a14.072 casi) e un –14% (da 1.197 a 1.027 unità), spiccano invece le infrazioni alla Legge sugli stupefacenti che si attestano a quota 3.768. Ovvero il 25% in più rispetto al 2016 quando nelle maglie della giustizia erano finiti in 3.014. Un’impennata che Bernasconi ha ricondotto « al consumo e al possesso della canapa». Settore, questo, che non ha mancato di far discutere nel 2017: dopo che sugli scaffali di alcuni supermercati erano apparsi pacchetti di sigarette alla cannabis (poi ritirati perché in contrasto con le norme cantonali), ad ottobre il Consiglio di Stato aveva presentato una serie di modifiche al regolamento sulla coltivazione e la vendita di canapa light. Ritocchi volti a mantenere alta la vigilanza e che, appunto, facilitano il lavoro di ispezione.

Manodopera straniera alla lente
Detto della canapa, ad emergere è poi la voce controlli della manodopera estera. «Nel corso dell’anno sono state effettuate 852 verifiche dei lavoratori stranieri, pari a 16 ispezioni alla settimana», ha evidenziato Cocchi per poi aggiungere come «delle 3.191 persone controllate, 136 sono risultate non in regola e 35 datori di lavoro sono stati denunciati». Dati in aumento rispetto al 2016 e che il comandante della Polizia cantonale riporta ad un «incremento generale dei controlli. Nel 2017 abbiamo registrato una flessione degli interventi per furti che, di conseguenza, ha permesso ai nostri agenti di pattugliare meglio il territorio». Una presenza più marcata sul territorio che si è tradotta altresì «nella verifica di 81.985 nominativi, il 37% in più rispetto al 2016. Un lavoro questo sempre più importante considerando che in alcuni periodi dell’anno, nel nostro cantone, si raggiunge tranquillamente il mezzo milione di persone tra residenti, lavoratori frontalieri e turisti».

Dalle mura di casa allo stadio
Dello stesso parere il consigliere di Stato che ha lodato il lavoro della polizia sottolineando come «i nostri agenti sono sempre più chiamati ad assumere diversi ruoli: non si tratta semplicemente di una lotta tra guardie e ladri». In tal senso, lanciando uno sguardo alle prossime sfide il comandante della Polizia cantonale si è detto particolarmente preoccupato «dall’aumento della violenza, soprattutto domestica, che nel 2017 ha conosciuto un sensibile aumento». Stando alle statistiche, l’anno scorso gli interventi legati alla violenza tra le mura di casa sono aumentati del 30% per un totale di 1.080 segnalazioni. «È un fenomeno nuovo che vede per il 75% dei casi liti tra i coniugi – ha precisato Cocchi – in generale però è quest’ondata di violenza gratuita che bisogna reprimere: dalle liti nei locali notturni agli scontri a margine degli eventi sportivi i casi non sono mancati nel 2017. Ma non può occuparsene solo la polizia». Nel 2017, sono infatti 2.901 gli agenti che sono stati impiegati per mantenere l’ordine pubblico durante i 63 eventi sportivi (25 per il calcio e 38 per l’hockey). Una mobilitazione che, in soldoni, è costata 3,3 milioni di franchi.

«Non si dorme sugli allori»
Infine, se da un lato è stata espressa soddisfazione per i risultati raggiunti nella lotta al crimine, dall’altro Gobbi è stato chiaro: «Questi successi non devono però farci dormire sugli allori. In tal senso sono convinto che con il progetto di riorganizzazione della polizia (ndr. presentato a fine febbraio) vi sia una grande possibilità per il Ticino: non solo potremo ottimizzare le risorse di polizia impiegate sul territorio, ma avremo anche un miglior coordinamento delle forze dell’ordine». Un riassetto che però, come ha riconosciuto lo stesso Gobbi, «non ha mancato e non mancherà di far discutere» già a partire da oggi quando è prevista una riunione straordinaria della Conferenza cantonale sulla sicurezza. «Le modifiche proposte aiutano a colmare un vuoto legale, soprattutto per quanto concerne la custodia preventiva – gli ha fatto eco Cocchi – oggi infatti, se un minore scappa da Basilea e viene intercettato in Ticino non possiamo trattenerlo perché la legge non lo prevede. E vorrei ricordare che la custodia di polizia non significa mettere in prigione». E per una nuova legge che è in attesa di passare l’esame del Parlamento ce n’è un’altra – quella sulla segnalazione dei radar mobili – che ha già compiuto il suo percorso. «Sull’applicazione c’è sempre chi ha da ridire e chi non è soddisfatto – ha commentato Gobbi – verso la metà dell’anno faremo un bilancio di quanto fatto e vedremo come proseguire». Infine, a maggio partirà anche il progetto «Via libera», che prevede interventi più celeri, soprattutto in caso di incidenti in autostrada. «Non risolverà il problema del traffico – ha concluso Cocchi – ma consentirà di agire con maggior prontezza per evitare una paralisi sulle strade».

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