Cerimonia per l’inizio della costruzione del Nuovo stabilimento delle Ffs, a 17 anni dallo sciopero.
Norman Gobbi: ‘Storia del Ticino scritta sui binari’
Sono trascorsi 17 anni da quel 2008 che aveva segnato l’inizio della crisi delle Officine di Bellinzona e finalmente un raggio di luce è spuntato all’orizzonte, raggio che nel giro di tre anni si trasformerà in una splendida giornata di sole. Ad Arbedo-Castione è stata posata in mattinata la prima pietra del Nuovo stabilimento industriale ferroviario (Nsif), infrastruttura dal costo complessivo di circa 755 milioni di franchi, che garantirà un lavoro qualificato a 360 operai e a 80 apprendisti e che dovrebbe essere inaugurato a metà 2028. L’edificio occuperà una superficie di 40’000 metri quadrati (su un totale di 150’000), pari a otto campi da calcio, e al suo interno si procederà alla manutenzione leggera e pesante dei nuovi elettrotreni (Giruno, Etr, Flirt Tilo), con un aumento delle attività elettromeccaniche e un alto grado di digitalizzazione.
Alla cerimonia hanno preso parte le massime autorità cantonali (Consiglio di Stato in corpore, guidato dal presidente Norman Gobbi), oltre ai sindaci di Arbedo-Castione, Luigi Decarli, e di Bellinzona, Mario Branda, e al Ceo di Ffs, Vincent Ducrot. Siccome i lavori preparatori per il cantiere sono già in atto da due anni, la posa della prima pietra è stata sostituita dalla bullonatura di due binari, quasi a voler sottolineare quanto centrale sia l’edificazione del nuovo Nsif per una rete ferroviaria che in Svizzera, ma ancor più in Ticino, è parte fondamentale della storia e dello sviluppo del territorio.
Mario Branda: ‘Bellinzona e ferrovia legati da sempre’
Lo ha ricordato anche Mario Branda nel suo intervento, sottolineando come «il territorio di Bellinzona è intimamente legato alla storia dello sviluppo della ferrovia e con essa delle sue storiche Officine. La prima stazione ferroviaria del 1874, l’apertura della galleria del San Gottardo nel 1882 e la realizzazione delle Officine nel 1889 costituiscono pietre miliari nella storia dello sviluppo della nostra città e, diciamolo, del nostro cantone».
Il sindaco di Bellinzona ha poi ricordato quanto importanti siano state le Officine per generazioni di bellinzonesi che vi hanno trovato lavoro, «in un paese che alla fine dell’Ottocento era ancora poverissimo. Le Officine hanno rappresentato un punto di riferimento al quale guardare con speranza e, al tempo stesso, un punto di svolta nel processo di sviluppo della nostra regione».
Quello che si sta concretizzando a Castione «rappresenta un investimento industriale di entità mai vista alle nostre latitudini e che genererà centinaia di posti di lavoro e uno know-how tecnologico del quale beneficeranno le generazioni future».
Norman Gobbi: ‘Un altro 5 settembre per entrare nel futuro’
La democrazia svizzera – ha ricordato Norman Gobbi –, con i suoi pesi e contrappesi, con le sue procedure talvolta bizantine, non è fatta per procedere spedita come un treno. Tuttavia, a differenza di quanto avviene in altre realtà, dove tutto avanza in modo più spedito, vengono rispettati i diritti della popolazione e la salute dei lavoratori: «Il progetto al quale diamo il via, è un progetto che descrive il modo in cui vogliamo costruire questo paese. Un progetto visionario, ma proporzionato, all’avanguardia della tecnologia, ma con salde radici nella volontà popolare di tutta la comunità ticinese».
E ancora: «La storia di questo cantone è stata scritta sui binari. Dall’inaugurazione della galleria del San Gottardo a oggi, le più grandi trasformazioni degli ultimi 150 anni sono state tutte dettate dal ritmo degli investimenti e dell’estensione della rete ferroviaria. A dieci e cinque anni dall’apertura dei tunnel di base del San Gottardo e del Ceneri, siamo nella stessa posizione dei nostri antenati del 1890, che ancora non potevano rendersi conto fino in fondo di cosa significasse quel foro nella montagna che collegava Airolo al Nord delle Alpi. Solo il tempo ci mostrerà a quale progresso abbiamo aperto oggi la strada e siamo fiduciosi che sia un progresso vero per tutti e tutti gli abitanti di questo cantone. E dopo il 5 settembre 1980 (apertura del tunnel autostradale, ndr), che ha portato il Ticino in una nuova era, un altro 5 settembre ne segna l’entrata in una nuova era tecnologica e industriale».
Vincent Ducrot: ‘L’importanza del Ticino’
Il saluto delle Ferrovie federali lo ha portato il Ceo Vincent Ducrot, il quale ha subito voluto sottolineare «l’importanza del Ticino per le Ffs. Quello che ci ha portato alla posa della prima pietra non è stato un tragitto senza intoppi. Quando abbiamo constatato l’aumento dei costi, ci siamo chiesti come li avremmo potuti sostenere, ciò nonostante abbiamo tenuto duro, abbiamo creduto nel progetto, nelle autorità regionali, in quelle cantonali».
Luigi Decarli: ‘Equilibrio raggiunto’
E se il nuovo Nsif è importante per il cantone, lo è a maggior ragione per Arbedo-Castione, il cui sindaco Luigi Decarli ha ricordato come «qui siamo abituati a veder passare i treni, ma da oggi li vedremo anche fermarsi e prendere forma».
L’edificazione di un’infrastruttura tanto importante rappresenta «una questione di equilibrio tra interessi locali e visioni nazionali. Un equilibrio che non è stato facile raggiungere. Arbedo-Castione ha chiesto rispetto, ascolto, non privilegi, e oggi abbiamo trovato almeno un compromesso che ci consente di guardare avanti».
Ferrovia vuol dire anche mobilità sostenibile: «Ma la transizione ecologica, se vuole essere credibile, deve essere anche socialmente equa, territorialmente equilibrata e politicamente trasparente. È in questa chiave che intendiamo leggere la presenza di questo nuovo stabilimento così rilevante sul nostro territorio», ha concluso Decarli.
Da www.laregione.ch
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L’orgoglio, la fierezza e la storia infinita
Castione, le moderne Officine FFS sono un progetto che proietterà il Ticino in una nuova dimensione – Grazie alle Ferrovie, certo, e all’unità di intenti della politica, ma soprattutto agli operai che evitarono la chiusura del sito cittadino.
«Gioia», «fierezza» e «futuro». Sono le tre parole più pronunciate, oggi, in occasione della simbolica cerimonia di avvio dei lavori per la realizzazione delle Officine FFS di Castione. Alle 11.07 si è scritta una pagina importante di una storia – come abbiamo ricordato sull’edizione di giovedì – iniziata con lo sciopero degli operai del 2008. E che si concluderà nel luglio 2028 quando verrà inaugurato il moderno stabilimento industriale da almeno 755 milioni di franchi. Darà lavoro a 360 collaboratori e ad un’ottantina di apprendisti.
Un investimento senza precedenti per le Ferrovie a Sud delle Alpi, che riempie di orgoglio la direzione dell’azienda e le autorità comunali, regionali e cantonali. Proiettando il Ticino in una nuova dimensione, quella dell’innovazione, auspicata dal Consiglio di Stato presente in corpore al significativo momento come non accadeva proprio dalla mobilitazione delle maestranze.
Dalla galleria ai binari
Il 5 settembre 1980 transitava la prima automobile nella galleria autostradale del San Gottardo. Ben 45 anni dopo, lo stesso giorno, si sono gettate le fondamenta dell’Officina 2.0 che si occuperà prevalentemente della manutenzione leggera e pesante degli elettrotreni (Giruno, ETR e Flirt TiLo) con un aumento delle attività elettromeccaniche e con un alto grado di digitalizzazione. Il sito produttivo occuperà una superficie di 40 mila metri quadrati (su un’area complessiva di 150 mila). Come otto campi da calcio, insomma. Il primo a prendere la parola, noblesse oblige, è stato il padrone di casa, il sindaco di Arbedo-Castione Luigi Decarli.
Quelle frecciatine
Nel suo discorso non ha risparmiato alcune frecciatine all’indirizzo dell’ex regia federale, seppur senza nominarla, per la lunghezza delle trattative per definire la chiave di riparto in merito agli interventi infrastrutturali indispensabili per accogliere l’impianto. Alla fine per le opere accessorie il Comune pagherà poco più di 55 mila franchi. «Non è stato facile trovare il punto di equilibrio fra interessi locali e visioni nazionali. Se è vero che i treni non aspettano, è altrettanto vero che le comunità non devono essere travolte. Sono pertanto soddisfatto che si sia giunti ad una soluzione di compromesso che ci consente, come ente locale, di guardare al futuro con ottimismo», ha affermato Luigi Decarli.
Oggigiorno serve un’etica della costruzione, ha aggiunto, affinché «da zona paludosa com’era quest’area si trasformi in un tassello fondamentale del tessuto economico cantonale. Arbedo-Castione ha saputo reinventarsi più volte e lo farà pure in questa occasione. Nei progetti infrastrutturali serve la collaborazione istituzionale, ci deve essere ascolto reciproco. È questo uno degli insegnamenti da trarre».
La svolta con l’ex CEO
Da un sindaco all’altro. Quello di Bellinzona, Mario Branda, ha ricordato il legame indissolubile fra la Turrita e la ferrovia. L’Officina ad un tiro di schioppo dal centro storico, realizzata nel 1889, ha cambiato radicalmente l’intera regione dal punto di vista socioeconomico. «Oggi deve essere un giorno di festa. È stata un’epopea, ma finalmente ci siamo. Molte le persone da ringraziare. Penso in particolare all’ex CEO delle FFS Andreas Meyer, il quale a fine 2016 ventilò la possibilità di costruire un nuovo stabilimento. È stata la svolta», ha rilevato il primus inter pares della capitale.
Che ha poi rammentato l’agitazione delle maestranze, fondamentale per evitare che le Officine venissero de facto chiuse, e la perseveranza della direzione delle Ferrovie che «ha saputo prendere il toro per le corna». E la politica? Ha avuto un ruolo positivo, ha precisato Mario Branda, in quanto unita a più livelli per raggiungere un obiettivo comune: «Dimostrando capacità di ascolto e di incontro tutt’altro che scontate. Lasciatemelo dire, quindi: evviva le nuove Officine!».
Grande orgoglio
Il presidente del Governo Norman Gobbi non poteva non aprire il suo discorso rimarcando la presenza di tutti i consiglieri di Stato: «È significativo di quello che sta accadendo. Si tratta del più grande progetto che il Ticino ha creato nel XXI secolo. È qualcosa di eccezionale, la dimostrazione che quando ci sono dialogo, compromesso e la volontà di progredire assieme si può arrivare ovunque. Grazie dunque a chi ha intuito che le Officine meritassero la reincarnazione, in primis i miei colleghi Claudio Zali e Christian Vitta».
Procedure bizantine, ma necessarie
Ci sono voluti oltre tre lustri per arrivare alla posa della prima pietra. Anni, gli ultimi, contraddistinti da alcuni ricorsi che hanno ritardato l’avvio dei lavori veri e propri. A questo proposito il direttore del Dipartimento delle istituzioni, in riferimento ai principi democratici, ha sottolineato che «in Ticino ci lamentiamo spesso di quanto sia complicato costruire qualcosa. Lo sappiamo, le procedure in Svizzera sono a volte bizantine, con le loro ridondanze e i tempi lunghi. Eppure, ognuno di noi, nel profondo del proprio cuore, sente che è giusto così».
Quello del sito produttivo è un «progetto orientato al futuro, visionario ma proporzionato. In parole povere è il progetto giusto per il Ticino». Un cantone, il nostro, la cui storia è stata scritta (pure) sui binari. E pare infinita. «Oggi entriamo in una nuova fase. Solo il tempo ci dirà a quale progresso abbiamo aperto la strada. Ma da ora quello che conta è esclusivamente il domani».
Quel legame indissolubile
Un progresso che sarà possibile grazie alle Ferrovie, che a Sud delle Alpi negli ultimi anni hanno investito molto creando posti di lavoro qualificati. In totale l’ex regia impiega 2.200 collaboratori. Per il CEO Vincent Ducrot quello assunto con l’Officina che verrà è «un impegno importante. Sarà un impianto estremamente moderno. Certo, quando i costi sono esplosi (passando da 360 a 580 ed infine a 755 milioni; n.d.r.) ci siamo chiesti se davvero ce l’avremmo fatta a concretizzare il progetto. Non abbiamo avuto dubbi perché il Ticino è fondamentale per le FFS. Con Cargo vi sono alcuni problemi, non lo nego, ma il resto funziona».
E ora il calcestruzzo
Le gallerie di base del San Gottardo e del Monte Ceneri. Ora il sito industriale di Castione. Nel 2026 entrerà in esercizio la nuova centrale idroelettrica del Ritom da 350 milioni, la più grande opera di questo genere in Svizzera. «Siamo fieri di quello che stiamo facendo. E non scordiamoci che la storia la scrivono sempre le donne e gli uomini», ha concluso Ducrot. Dopo la festa è tempo di tornare a pensare al cantiere. Nei prossimi mesi ci saranno i primi getti di calcestruzzo. Il collaudo dello stabile è previsto nel giugno 2028; parallelamente inizierà il trasferimento dalle attuali Officine. La storia continua, è proprio vero.
Da www.cdt.ch
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Posata la prima pietra delle Nuove Officine a Castione
Via ufficiale ai lavori per la struttura che sarà pronta a metà del 2028 – Il direttore FFS Ducrot: “Il Ticino è estremamente importante”
È stata posata oggi (venerdì) la prima pietra del cantiere per l’edificazione delle Nuove Officine FFS a Castione. Sul posto erano presenti le autorità cantonali e i CEO delle FFS Vincent Ducrot. Il progetto ha subito come noto alcuni ritardi anche a causa di ricorsi e, invece che all’inizio del 2026 come inizialmente previsto, entrerà in funzione solo a metà del 2028.
L’accento sarà posto sulla manutenzione leggera e pesante dei nuovi treni Giruno, ETR e Flirt TILO, hanno indicato i responsabili venerdì ad Arbedo-Castione. Le Officine si estenderanno su una superficie di 150’000 metri quadrati, pari a 21 campi da calcio. Con un investimento complessivo di circa 755 milioni di franchi, il nuovo stabilimento conterà 360 posti di lavoro e 80 posti di apprendistato.
Il Ticino è una “regione estremamente importante” per le FFS, ha dichiarato il direttore delle Ferrovie federali Vincent Ducrot durante la cerimonia di posa della prima pietra. Le FFS si dicono “molto orgogliose” del lavoro svolto in Ticino.
Le officine di Arbedo-Castione sostituiscono quelle storiche di Bellinzona, che non soddisfacevano più i requisiti per la manutenzione del materiale rotabile.
(Immagine: RSI)