Quarantena dietro le sbarre

Quarantena dietro le sbarre

Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 2 febbraio 2021 di 20 Minuti

Solo due casi positivi finora nelle carceri ticinesi. Il direttore Laffranchini: «Regole ferree, ma i detenuti dimostrano responsabilità». Anche i positivi finiscono in carcere. Nello scorso mese è capitato due volte: persone arrestate, sottoposte a tampone e risultate infette. Che fare? L’epidemia non blocca la giustizia. Condotti alla Farera, i due malviventi sono stati isolati. La diffusione del virus dietro le sbarre – un rischio da non sottovalutare, come si vede in Italia – finora è stata sventata. «Dall’inizio della pandemia abbiamo adottato protocolli ferrei e questi sono i primi casi» spiega il direttore delle strutture carcerarie Stefano Laffranchini. Non male, su oltre 220 detenuti. Nella vicina Lombardia, a metà gennaio erano 228 i positivi nelle carceri: un record in Italia. Non sono mancati gli appelli a vaccinare i detenuti il prima possibile. Che anche in Ticino le carceri siano un ambiente a rischio, è innegabile secondo Laffranchini. «Parliamo di molte persone che condividono uno spazio chiuso, con un Quarantena dietro le sbarre potenziale di diffusione esponenziale». Gli over 60 e con
malattie pregresse sono «decine» tra Stampa, Farera a Stampino, ricorda il direttore. «Non possiamo permetterci di lasciare entrare il virus». Di qui una serie di misure in uscita – i congedi allo Stampino sono stati sospesi – e in entrata. Nel carcere giudiziario della Farera, i nuovi detenuti vengono isolati in gruppi ristretti – due o tre perone – per dieci giorni dopo l’arrivo. «Per mancanza di spazi non possiamo permetterci quarantene singole» spiega Laffranchini. «In questo modo comunque è possibile agire con interventi mirati se necessario». Tutto finora è andato bene. I due detenuti positivi hanno avuto «un decorso tranquillo» e sono nel frattempo guariti. I compagni di cella – per un totale di cinque – sono stati sottoposti a quarantena e non hanno sviluppato sintomi. «A oggi non sono avvenuti contagi all’interno del carcere» tiene a precisare Laffranchini. «I due detenuti in
questione sono stati contagiati all’esterno». La notizia – diffusasi velocemente – non ha generato scene di panico. «La popolazione carceraria è stata sensibilizzata sulle misure preventive, e sta dimostrando grande
autodisciplina e senso di responsabilità» conclude il direttore. «Anche se le limitazioni dovute al Covid pesano senz’altro sull’umore, in persone già private della libertà».