Scuola di polizia di due anni, “Bilancio positivo”

Scuola di polizia di due anni, “Bilancio positivo”

Andrea Pronzini (foto), capo settore Centro Formazione Polizia, giudica favorevolmente l’introduzione di un secondo anno nel corso per i futuri agenti

Il bando di concorso per l’assunzione di nuovi aspiranti gendarmi di polizia è aperto. La scuola inizierà il 1° marzo del prossimo anno ma, già dal 2020, prevede un corso di due anni e non più di uno. Una scelta, quella di prolungare il percorso formativo dei futuri agenti, che nasce dall’esigenza di ampliare le competenze e che avrebbe già portato diversi benefici. “Il bilancio è decisamente positivo” racconta Andrea Pronzini, capo settore Centro Formazione Polizia. “Non dobbiamo dimenticare che da un lato c’era la novità del sistema biennale e dall’altra c’è stata la situazione pandemica, che ha richiesto una serie di adeguamenti in corso d’opera”. Ciononostante, c’è soddisfazione, perché “il Ticino è il primo cantone a terminare questo ciclo formativo di due anni e da tutte le parti c’è stata una grande flessibilità verso i nuovi strumenti che è stato necessario implementare”.

Un percorso “entusiasmante”
Affrontare la formazione per diventare agente di polizia permette di confrontarsi con materie molto variegate e di acquisire competenze pratiche, come ad esempio il comportamento tattico, oppure il tiro di polizia. “Penso che l’entusiasmo che si può acquisire seguendo questa formazione così interessante e variegata sia forse lo stimolo maggiore per affrontare il percorso”, prosegue Pronzini.

I requisiti
Per accedere alla formazione è necessario possedere la cittadinanza svizzera, avere tra i 21 e i 35 anni ed essere patentati. Oltre a questo verranno valutati altri aspetti per i quali è possibile prepararsi preventivamente. “Soprattutto per i test fisici, l’agilità e la tenuta nella corsa su una distanza di tre chilometri possono essere facilmente allenate dalle persone. C’è poi la materia di conoscenza del territorio e delle istituzioni”. Gli aspiranti agenti sono pure sottoposti a una prova di… italiano. Per affrontarla al meglio, Andrea Pronzini suggerisce di fare un po’ di pratica: “La lettura di un buon libro e provare in modo individuale a redigere dei testi argomentativi che vadano oltre alla semplice e-mail possono aiutare a prepararsi per la selezione”.

https://www.ticinonews.ch/ticino/scuola-di-polizia-di-due-anni-bilancio-positivo-DF5214984

Da www.ticinonews.ch

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‘Società multiculturale, sicurezza vuol dire pure mediazione’
Ruolo e compiti del gendarme nelle considerazioni di Marco Zambetti, Polcantonale. ‘Legati al disagio giovanile parte dei reati constatati maggiormente’

In questi due anni di pandemia «il gendarme ha dovuto anche, più di prima, mediare le varie situazioni», afferma il maggiore Marco Zambetti. Ruolo e compiti odierni dei gendarmi, in sostanza degli agenti della Polizia cantonale che operano in uniforme: per saperne di più la ‘Regione’ ha interpellato l’ufficiale della Cantonale che dirige la Gendarmeria. Lo ha fatto in occasione dell’uscita oggi sul ‘Foglio ufficiale’ del bando di concorso per il reclutamento di nuove divise. La Polizia cantonale e le polizie comunali di Ascona, Bellinzona, Ceresio Sud, Chiasso, Locarno, Lugano e Mendrisio sono infatti alla ricerca di agenti. Le candidature, indica in una nota la Polcantonale, sono da presentare entro il prossimo 28 marzo. Si tratta delle candidature, aperte ad ambo i sessi, alla Scuola di polizia che prenderà il via il 1. marzo 2023. Per gli aspiranti gendarmi (Polizia cantonale) e per gli aspiranti poliziotti comunali la formazione durerà due anni. Bando di concorso e altre informazioni su www.ti.ch/scuoladipolizia .

Maggiore Zambetti, il mese prossimo termineranno la Scuola di polizia gli aspiranti gendarmi che hanno iniziato la formazione nel 2020, i primi a seguire la formazione biennale. Quest’ultima si è rivelata una buona soluzione?
Per poter fare una valutazione approfondita, e di conseguenza affidabile, dell’impatto della formazione biennale sulla preparazione e sulla qualità del servizio dei nuovi gendarmi è necessario attendere. Solo nel corso di quest’anno si potranno avere tutti gli elementi del caso e quindi dei riscontri oggettivi.

Nell’attesa facciamo allora un passo indietro: ci spieghi le caratteristiche della preparazione biennale.
Beh la novità principale rispetto al passato è stata l’introduzione di un secondo anno di formazione. Un anno in più dunque, che porta al conseguimento dell’attestato professionale federale di agente di polizia. Questo secondo anno è caratterizzato dalla virtuosa sinergia fra l’applicazione delle conoscenze e delle competenze acquisite durante la Scuola di polizia e un approfondito lavoro di analisi e di riflessione da parte dell’agente in formazione: sugli interventi effettuati in pattuglia, sulle proprie competenze e sul proprio ruolo come agente di polizia.

Con quale obiettivo?
Questa virtuosa sinergia favorisce lo sviluppo e il consolidamento di un approccio analitico e critico – già durante la formazione – che è fondamentale nell’esercizio della professione e nell’ulteriore sviluppo della carriera del neo gendarme. Ritengo inoltre positivo il fatto che attraverso la formazione biennale il gendarme in formazione sia chiamato ad assumere la piena responsabilità del suo processo formativo, ovviamente con il sostegno di figure di riferimento come il mentore e i referenti di pratica. Ora, eventuali correttivi alla formazione biennale verranno discussi nelle diverse commissioni che operano sotto l’egida dell’Istituto svizzero di polizia e verranno discussi anche alla luce della prima esperienza che sta per concludersi.

Un periodo di formazione più lungo perché, immagino, il contesto lavorativo del gendarme è mutato.
Certo, il gendarme oggi opera in una società sempre più multiculturale, in cui abitudini, comportamenti e mobilità delle persone sono sempre più diversificate. Visione e spirito di tolleranza accresciuti devono, anche questi, far parte oggi del Dna di un gendarme. Nel contempo si assiste purtroppo – il tema non è nuovo – al venir meno in generale del rispetto per la funzione pubblica e nel nostro caso per chi porta l’uniforme: questo si traduce in attacchi, verbali e non, contro gli agenti di polizia. Insomma il gendarme ha il non facile compito di rispondere con fermezza, ma con proporzionalità, nel rispetto delle leggi e del codice deontologico.

Tutto ciò come si riflette sulla formazione e i suoi contenuti?
Dal 2020 disponiamo di un nuovo Piano di formazione di polizia valido a livello nazionale che costituisce il quadro di riferimento, vincolante, per i Centri regionali di formazione e i corpi di polizia, a partire dal quale vengono sviluppati i piani di studio delle scuole di polizia così come la formazione pratica. Particolare importanza viene attribuita pure ai diritti umani, alla lotta a qualsiasi tipo di discriminazione, al confronto con i valori e con i principi etici.

Possibilità di carriera per i gendarmi?
La Polizia cantonale, quindi anche l’Area Gendarmeria che dirigo, offre un ampio spettro di possibilità di carriera interna che teoricamente potrebbe portare un giovane che oggi intraprende il percorso di gendarme a divenire un domani ufficiale, ovvero un funzionario dirigente, in seno alla Direzione della polizia cantonale. Vi è inoltre una moltitudine di specializzazioni: alludo ad esempio ai gruppi di intervento speciale oppure alla Polizia giudiziaria. Alla quale, dopo un percorso interno di alcuni anni, un gendarme può accedere. L’accesso alla Giudiziaria è condizionato anche dalle necessità del momento degli altri settori della Polizia cantonale e in ogni caso dall’esito del processo di selezione delle candidature. Rilevo poi un dato positivo con le scuole cantonali di polizia degli ultimi anni ed è quello di un sempre maggior interesse per la professione da parte di personale femminile.

Veniamo all’operatività: quali sono le situazioni che stanno impegnando maggiormente il settore della Polizia cantonale di cui lei è responsabile?
Faccio una premessa. L’attività dell’Area Gendarmeria è ampia e molto variegata. Il gendarme garantisce sempre il primo intervento e l’accertamento dei fatti. Svolge inoltre compiti di polizia giudiziaria e si occupa di prevenzione e repressione dei reati e delle infrazioni nel contesto della microcriminalità. Ogni situazione, nessuna esclusa, può presentare fattori di rischio. Detto ciò, vengo alla sua domanda. Nel corso del 2021 gli interventi della Gendarmeria hanno fatto registrare numeri simili a quelli del 2019, cioè al periodo precedente la pandemia. Tra i reati maggiormente constatati ve ne sono alcuni legati al disagio giovanile e mi riferisco in particolare a liti, risse e aggressioni. Abbiamo poi reati perpetrati mediante le nuove tecnologie o i social. Senza dimenticare i casi di modifiche tecniche illegali alle automobili e di furti di biciclette di alta gamma, principalmente elettriche.

A proposito di pandemia, in che modo ha inciso sull’attività dei gendarmi?
La quotidianità lavorativa è stata fortemente condizionata, soprattutto in corrispondenza del lockdown quando la mobilità personale è stata enormemente limitata. La polizia ha assunto compiti straordinari essendo stata chiamata a verificare, e in taluni casi a perseguire, il rispetto delle misure sanitarie decise dalle autorità. Confrontato con una nuova situazione, causa di innegabili disagi per la popolazione, il gendarme ha dovuto anche, più di prima, mediare le varie situazioni. Colgo allora l’occasione per ringraziare pubblicamente tutti i poliziotti al fronte per la grande versatilità e la professionalità dimostrate in questi due anni di pandemia. Neanche per loro è stata, come si suol dire, una passeggiata. Anzi.

Da www.laregione.ch