Sicurezza di confine: i soli controlli non bastano più

Sicurezza di confine: i soli controlli non bastano più

Nonostante tutte le misure messe in atto, con forte impegno e cumulo di ore straordinarie da parte di Polizia cantonale, Polizie comunali e Guardie di confine, ci rendiamo conto che la catena della lotta alla criminalità ha degli anelli deboli 

Il vigente processo di prevenzione e lotta alla criminalità poggia su premesse che oggi non rispondono più alle mutate situazioni cui la Svizzera è confrontata. Penso in particolare al Codice penale in vigore, rimaneggiato alla fine del secolo scorso, elaborato all’inizio di questo secolo, ed entrato in vigore nel 2007; da questa ultima importante revisione sono scomarse le pene inferiori a sei mesi, introducendo le aliquote giornaliere in sostituzione delle pene detentive. Una scelta che possiamo oggi classificare come sciagurata, poichè caduta in concomitanza con importanti modifiche del nostro mondo: apertura completa delle frontiere e la crisi iniziata nel 2008.

Le pene pecuniarie hanno infatti scarso influsso sulla percezione delle conseguenze penali per atti delittuosi quali il furto, le effrazioni, ecc., sopprattutto quando tali misure beneficiano della sospensione condizionale. Se con le misure anti-pirati della strada è stata introdotta la comminatoria della pena dententiva per gravi infrazioni al codice stradale, dinnanzi alle scorribande di turisti del crimine provenienti dalla vicina Italia per quel che riguarda le ripercussioni sanzionatorie, sembra valere un altro tipo di approccio ben più permissivo. Ricordo qui la banda di albanesi che ha colpito più volte nelle Tre Valli, che, a causa del sistema penale attualmente in vigore troppo indulgente con questa tipologia di reati , dopo il processo non sono finiti in prigione.

Fortunatamente, Polizia e Magistratura – con il sostegno del giudice dei provvedimenti coercitivi – hanno potuto decretare l’incarcerazione preventiva, e in questo modo qualche mese di prigione se lo sono fatto. Ma tutto questo non basta e si palesano chiaramente la debolezza di anelli centrali della catena della lotta alla criminalità.

Auspico quindi fortemente che le Camere federali accettino al più presto possibile le modifiche proposte nel 2012 dal Consiglio federale, e fortemente sostenute dai Cantoni che sono responsabili dei compiti di Polizia e dell’applicazione del Codice penale le quali intendono reintrodurre le pene detentive di breve durata ed abrogare la sospensione condizionale delle pene pecuniarie (FF 2012 4181).

Ovviamente questo porterà a “riempire” ulteriormente le nostre strutture carcerarie, e quindi sarà da implementare sempre di più la possibilità di far espiare la pena nel Paese d’origine del condannato. Penso in particolare alla Convenzione del Consiglio d’Europa sul trasferimento dei condannati sel 21 marzo 1983 (SR 0.343) e del relativo Protocollo addizionale (SR 0.343.1), di cui anche l’Italia è parte, che consentono di trasferire nel Paese d’origine coloro ai quali è stata inflitta una condanna detentiva in Svizzera. Il Trasferimento a determinate condizione può avvenire anche senza il consenso del detenuto purché lo Stato di esecuzione sia d’accordo

È quindi opportuno rafforzare subito la catena penale, prima che sia troppo tardi e che il nostro Paese da sicuro diventi terra di scorribande e depredamenti.

Norman Gobbi

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