Sicurezza e segnali dal territorio

Sicurezza e segnali dal territorio

Da La Regione del 19 maggio 2016

Norman Gobbi all’assemblea dell’Associazione polizie comunali: controllo abitanti, compito importante – Dimitri Bossalini: «La criminalità organizzata sta erodendo il tessuto economico ticinese».

Preoccupa il terrorismo, «ma mi preoccupa maggiormente la criminalità organizzata, che secondo me sta erodendo il tessuto economico ticinese e non solo. Qui qualcosa in più si potrebbe fare». Dimitri Bossalini , presidente dell’Apcti, l’Associazione delle polizie comunali, è uno che soppesa le parole. Così ha fatto ieri a Bellinzona, in occasione dell’assemblea. Poche, chiare parole con cui Bossalini, alla testa della Polizia del Vedeggio, ha voluto richiamare l’attenzione dei colleghi comandanti su uno dei principali temi attuali in materia di sicurezza interna. Il crimine organizzato di stampo mafioso. Che oggi vuol dire soprattutto ’ndrangheta. La quale, come attestano in questi ultimi anni diverse inchieste giudiziarie italiane ed elvetiche, movimenta denaro e propri affiliati anche al di qua del confine. E allora cosa potrebbero fare le polcomunali, abbiamo chiesto al responsabile dell’Apcti, per fronteggiare la criminalità organizzata? «Dobbiamo vigilare, dobbiamo essere in grado di cogliere certi segnali, di analizzare determinate informazioni e passarle poi alle autorità di perseguimento competenti, in primis la Polizia giudiziaria federale».

Vigilare sul territorio. Per contrastare, fra l’altro, «la realtà dei finti dimoranti e delle società di comodo», ha sottolineato il capo del Dipartimento istituzioni intervenendo all’assemblea. «Il controllo abitanti è un compito che va preso seriamente dai municipi e dalle polizie comunali», ha aggiunto Norman Gobbi . Non solo. Per rispondere alle «grandi e piccole» minacce «è fondamentale la collaborazione» tra le forze dell’ordine. Fra comunali, Polcantonale, guardie di confine… e «partner istituzionali» anche di altri Paesi, nel nostro caso gli investigatori «italiani». La cooperazione, dunque. Concetto che ha ispirato la messa a punto della LcPol, la Legge sulla collaborazione tra la Polizia cantonale e le polcomunali, entrata in vigore a tutti gli effetti lo scorso settembre. E che contempla otto regioni di polizia comunale facenti capo ad altrettanti Comuni polo. Una riforma «epocale», l’ha definita Bossalini nella sua relazione, che «concretizza la polizia di prossimità». Una riforma «ideale di polizia ticinese», difesa a spada tratta (con successo) dall’Apcti quando il Gran Consiglio era chiamato a pronunciarsi sulla proposta, sostenuta dal governo, del deputato liberale radicale Giorgio Galusero di dar vita in Ticino a un solo corpo di polizia, unendo Cantonale e comunali. Il modello introdotto dalla LcPol potrebbe tuttavia essere affinato, ha rilevato Bossalini. Il comitato dell’Associazione delle polcom «ha infatti intravisto delle opportunità di ottimizzazione, con una possibile riduzione, previo consenso dei municipi e dei consigli comunali coinvolti, del numero di Poli e la fusione tra alcune polizie strutturate (almeno sei agenti, comandante compreso, ndr)». Operazione che «dovrà comunque tener conto dell’ampiezza del territorio e della densità di popolazione».

Sotto la lente dell’assemblea anche la petizione lanciata online in marzo a livello svizzero dall’associazione ticinese ‘Amici delle forze di polizia’ (guidata da Stefano Piazza ) per un inasprimento delle sanzioni nei confronti degli autori di aggressioni, fisiche e verbali, a danno dei funzionari pubblici. «Quasi settemila», ha fatto sapere Piazza, le firme sinora raccolte. Per incrementarne il numero, il comandante della polcomunale di Locarno Silvano Stern ha suggerito anche la versione cartacea della petizione.

SEGNALAZIONE RADAR MOBILI – ‘Occhio ai rischi’

La segnalazione della presenza di radar mobili «inciderebbe negativamente» sulla sicurezza stradale, «poiché quei pochi conducenti che sono soliti non osservare i limiti di velocità rallenterebbero unicamente in prossimità della postazione». E «rimarrebbero così impuniti». Con «un aumento del rischio di messa in pericolo per loro e per gli altri utenti della strada». Ovvero, con un possibile conseguente «aumento degli incidenti dovuti alla velocità». Quanto dichiarato in un’intervista alla ‘Regione’ pochi giorni prima della decisione del Gran Consiglio (seduta del 18 aprile) di introdurre l’obbligo di indicare le postazioni radar mobili, Bossalini lo ha ribadito ieri nel corso dell’assemblea dell’Apcti. Assemblea in cui si è parlato pure delle nuove disposizioni sull’ordine pubblico, in vigore dal prossimo primo luglio. Fra cui quella che vieta di celare il volto in pubblico: saranno quindi messi al bando anche burqa e niqab. Le violazioni della legge saranno punite con multa decisa dai municipi, ha ricordato il sostituto procuratore generale Antonio Perugini : «Una volta constatata dall’agente di polizia l’infrazione, bisognerà evitare che quest’ultima venga perpetuata: se la donna che indossa il burqa si oppone, ricordo che c’è un reato perseguibile d’ufficio, quello di impedimento di atti dell’autorità».

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