Penalizzati perché autonomi

Da LaRegione del 18 maggio 2016, un articolo di Chiara Scapozza

Il governo taglia il contributo di sostegno ai Comuni periferici che non si sono ancora aggregati

“La manovra sarà neutra per i Comuni”. Il Consiglio di Stato lo aveva garantito già prima di presentare il messaggio sul risanamento delle finanze cantonali e lo ha confermato illustrando i dettagli dell’operazione. Andando però a spulciare tra le misure (ne parliamo anche nella pagina seguente), casca l’occhio sulla “riduzione del contributo di localizzazione geografica in base allo stato di avanzamento delle aggregazioni”. Un risparmio di poco più di tre milioni di franchi per il Cantone, che si traduce in una minore entrata per una quarantina di Comuni e che ha fatto rizzare i capelli in testa ad alcuni amministratori locali. Ai municipi è di recente stata recapitata, da parte della Sezione degli enti locali, una circolare con la quale si ricapitola “l’impatto sui Comuni della manovra di risanamento finanziario cantonale”. Si spiegano i benefici (derivanti in gran parte dalla rivalutazione delle stime immobiliari) e le compensazioni (eliminazione tra l’altro del riversamento ai Comuni della tassa sugli utili immobiliari). Tirata la riga, l’operazione risulta globalmente neutra. Poi seguono le “altre misure”, di cui fa parte la citata riduzione del contributo di localizzazione geografica. Contributo introdotto a sostegno dei Comuni periferici che hanno costi legati alla gestione del territorio più elevati della media (superfici molto estese) e potenziato nel 2010 a seguito della cosiddetta ‘Iniziativa di Frasco’, che voleva riversare buona parte del provento dei canoni d’acqua alle zone periferiche quale indennizzo per lo sfruttamento delle acque per la produzione di energia elettrica. Fu allora il Consiglio di Stato a proporre, quale “compromesso”, il potenziamento del contributo di localizzazione geografica “dagli attuali 5,6 milioni di franchi, ad un importo corrispondente al 30% dell’introito lordo dei canoni d’acqua”, come si legge nel messaggio governativo di allora. Compromesso che venne accettato dal parlamento e dagli iniziativisti, che ritirarono così le loro pretese.

Importo all’80% o al 50%

“A differenza dell’iniziativa – specificava l’Esecutivo – questo montante non sarà ripartito tra tutti i Comuni ma solamente tra quelli periferici che già beneficiano del contributo di localizzazione geografica”. Si calcolava allora di raggiungere i 12 milioni di franchi all’anno. L’importo stimato per il 2016 ammonta a 16,5 milioni di franchi, mentre a mente della Sezione degli enti locali si potrebbe mantenere fermo a poco più di 13. Come? Suddividendo in tre categorie i Comuni beneficiari “a dipendenza della loro situazione in ambito aggregativo, in riferimento al Piano cantonale delle aggregazioni” (Pca). I Comuni già aggregati conformemente al Piano “percepiscono l’intero contributo”. Si tratta di Capriasca, Centovalli, Gambarogno, Onsernone, Acquarossa, Blenio, Serravalle, Faido. Quelli che “hanno già perlomeno portato a termine con successo un’aggregazione, rispettivamente quelli che hanno già votato a favore di un progetto poi abbandonato, hanno diritto all’80% del contributo”: Breggia, Castel S. Pietro, Alto Malcantone, Aranno, Bioggio, Cademario, Lugano, Miglieglia, Monteceneri, Brione Verzasca, Corippo, Frasco, CugnascoGerra, Mergoscia, Sonogno, Vogorno, Avegno Gordevio, Cevio, Lavizzara, Maggia, Pianezzo, S. Antonio. “Tutti gli altri ricevono il 50% dell’importo calcolato”. Sono Arogno, Rovio, Lavertezzo, Bosco Gurin, Campo Vallemaggia, Cerentino, Linescio, Isone, Airolo, Bedretto, Bodio, Dalpe, Giornico, Personico, Pollegio, Prato Leventina, Quinto. A loro il compito di far quadrare comunque i conti.

LE REAZIONI
Gobbi: ‘Strumento di stimolo. Va letto positivamente’. Badasci: ‘Possibilista’

Ritoccare il contributo di localizzazione geografica significa ritrattare il compromesso sull’iniziativa sui canoni d’acqua (‘Iniziativa di Frasco’). Come giustifica questa scelta il Consiglio di Stato? «Uno dei problemi evidenziati dal provvedimento è che ha bloccato determinati processi aggregativi: queste maggiori risorse hanno condizionato la volontà, o la necessità, di unire le forze per meglio gestire il territorio – risponde Norman Gobbi , direttore del Dipartimento delle istituzioni –. Quindi la riduzione del contributo non rappresenta uno strumento di politica di risparmio, bensì di stimolo a quella aggregativa. Va letta in maniera positiva». Certo è che all’epoca dell’Iniziativa di Frasco la controproposta del governo fece breccia e si trovò un accordo politico… «Anche questa è una scelta politica, perché non si vanno a toccare indistintamente tutti i Comuni – replica Gobbi –. Chi ha già fatto i passi dovuti verso un progetto aggregativo non ne risentirà». Si tratta comunque di slegare il contributo dal concetto di sfruttamento dell’acqua e di legarlo al Piano cantonale delle aggregazioni. «Parzialmente sì. Perché il contributo non dev’essere visto come un pretesto per mantenere delle autonomie locali. Non dimentichiamo che parliamo di Comuni piccoli, che beneficiano ampiamente degli aiuti senza erogare servizi alla cittadinanza (scuole, infrastrutture ecc)». Ci sarebbe poi il discorso dei moltiplicatori d’imposta bassi… Gobbi si limita ad auspicare che il tutto serva da incentivo. «A livello aggregativo, affinché non trascorrano altri quattro anni senza che accada nulla. E a livello di discussione: mi auguro che il Gran Consiglio capisca la necessità d’intervenire. L’autonomia comunale è sì garantita, ma non assoluta e non in disprezzo della necessità di un riordino territoriale. Voluta, peraltro, dallo stesso parlamento». L’analisi del Legislativo è agli inizi. Fabio Badasci , deputato leghista e capofila nella “lotta” sui canoni d’acqua in qualità di sindaco di Frasco, non si sbilancia. «A primo acchito non posso dirmi soddisfatto, ma resto possibilista – spiega –. Bisognerà svolgere gli approfondimenti del caso». Chissà che non si trovi un (altro) modo per far rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta…

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