Sicurezza, giustizia. E “un pp in più”

Sicurezza, giustizia. E “un pp in più”

Dibattito promosso da La Regione – 11 febbraio 2019

Siamo al quarto dei cinque dibattiti promossi da ‘laRegione’ in vista delle elezioni cantonali. Su sicurezza, giustizia e Comuni si confrontano quattro candidati: il direttore uscente del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi (Lega), Alessandro Speziali (PLR), Elia Frapolli (Ppd) e Fabrizio Sirica (Ps).

Norman Gobbi, il Ticino è un cantone più sicuro da quando lei ha ereditato dal Ppd il Dipartimento che dirige, quello delle istituzioni?
Non penso sia una questione solo di condotta partitica, piuttosto di come il Cantone abbia voluto affrontare questo tema, ritenuto che nel 2011 il tasso di criminalità era superiore a oggi. I reati comuni, come i furti, sono diminuiti quasi del 70%. Abbiamo poi dovuto affrontare crisi anche di carattere migratorio, con conseguenze subito dopo la ‘Primavera araba’, che ha ridato slancio ad alcune tipologie di furto come quelli nelle auto. Le misure messe in atto hanno permesso di ridurre i reati, grazie anche a una rafforzata collaborazione a più livelli.

Gobbi ha potenziato gli effettivi della Polizia cantonale. Il che significa anche più lavoro per la magistratura. Il Plr di conseguenza chiede di adeguare gli organi giudiziari. Una rivendicazione legittima?
Ritengo che alla richiesta del pg di un procuratore pubblico straordinario il Consiglio di Stato risponderà positivamente. E non sarà per cinque anni. Per il mio Dipartimento, infatti, questo pp dovrà essere non straordinario, ma ordinario. Anche perché, ed è innegabile, al Ministero pubblico vi è un ‘turnover’ elevato delle persone. Antonio Perugini è rimasto una vita in magistratura, oggi purtroppo le giovani generazioni non sono così fedeli alla mansione.

Radar, c’è chi dice che il Dipartimento vuole fare cassetta. È così?
È uno di quei temi di cui il capo del Dipartimento farebbe anche a meno… però nell’ambito della nostra attività rientra anche la prevenzione e la sensibilizzazione, come informare dove sono posati, rispettivamente la repressione. Ma anche, e a maggior ragione, il coordinamento con le polizie comunali, le quali compiono il maggior numero di controlli mobili.

La canapa va depenalizzata?
Depenalizzazione no, regolamentazione sì. Frapolli: Si potrebbero fare dei tentativi. Abbiamo visto nazioni come il Canada che ci hanno provato e possono esserci delle possibilità.

Un tema di questi giorni: i mezzi d’informazione devono pubblicare i nomi degli autori di reati a sfondo sessuale condannati?
In una realtà sociale così piccola come la nostra è importante sapere chi è l’orco tra noi.

Pepita Vera Conforti: l’annunciata legge contro la violenza domestica a che punto è? Se domani proponessimo di obbligare a un colloquio gli autori di violenza segnalati dalla polizia, voi sareste d’accordo?
Il Ticino è stato precursore in quest’ambito: c’è una presa a carico non solo delle vittime, ma anche degli autori, proprio per abbassare la possibilità di recidiva nell’ambito della violenza domestica. Quanto alla legge, la stiamo preparando ma è una normativa ampia, che non tocca solo questa fattispecie. Il tema, prima di competenza della Cancelleria, è stato preso in mano solo negli scorsi mesi dal Dipartimento, perché nessuno politicamente se ne voleva assumere la responsabilità a livello di Consiglio di Stato. La direttrice della Divisione della giustizia se ne è quindi fatta carico: un carico oneroso. A cui sarà legato pure l’annunciato istituto cantonale di medicina legale, visto che si tratterà di sviluppare competenza in ambito di medicina delle violenze. E questo affinché non vengano ignorate le persone, soprattutto donne, che si presentano al Pronto soccorso con dei chiari indizi di violenza domestica.

Anna De Benedetti Conti (Conferenza cantonale genitori): A che punto è il cantiere delle Autorità regionali di protezione (Arp, ex tutorie, ndr)?
Le Arp sono in fase di riorganizzazione e abbiamo chiesto ai Comuni di mettere a disposizione il personale necessario per il loro buon funzionamento. Poi è vero che il fatto che siano una loro emanazione non crea quell’unità di prassi che si dovrebbe pretendere. Oggi questo non avviene perché non c’è una rete di supporto ed è per questo che intendiamo cantonalizzare il settore, mantenendolo amministrativo e garantendo una strutturazione corretta e al contempo la prossimità sul territorio. Un tempo quando si parlava di tutorie si pensava agli orfani, agli anziani non più in grado di gestirsi, o a chi non era più in possesso dei propri diritti. Le Arp invece sempre più intervengono a livello di rapporti familiari, dopo le decisioni dei pretori su divorzi, sui diritti di visita e quant’altro, ciò che palesa la fragilità non solo della società ma anche del nucleo familiare.

Andrea Barzaghini (studente): Tifo violento: progetti o idee per arginare il fenomeno?
Nei primi cinque derby di hockey non abbiamo avuto grossi problemi di ordine pubblico. Ciò significa che il messaggio lanciato dal Dipartimento ai club è passato: le tifoserie sono coscienti che non è creando disordine che si guadagna qualcosa. È vero però che il problema è latente: sabato scorso dopo la partita Ambrì-Ginevra qualche problema c’è stato, e questo dimostra purtroppo come il concordato intercantonale non sia efficace. Faremo una valutazione, soprattutto perché le misure previste sono troppo garantiste. Il modello inglese di allontanare ‘tout court’ i violenti è l’unica soluzione.

Enzo Lucibello: Una valutazione sulle aggregazioni comunali?
Le aggregazioni promosse dal basso sono la strada da seguire. Devono essere colte dai Comuni come un’opportunità. Quella di migliorare i servizi ai cittadini e alle aziende del loro comprensorio. Al Cantone, e penso al progetto ‘Ticino 2020’, il compito di rivedere le competenze degli enti locali, che non possono essere più quelle che conoscevamo sino a pochi anni fa. Perché attualmente ci sono Comuni in grado di garantire un’ampia paletta di servizi sostituendosi al Cantone, Comuni che necessitano di interventi integrativi da parte del Cantone e Comuni che hanno bisogno invece di grossi interventi del Cantone.

Il governo ha detto che con la firma dell’accordo sulla fiscalità dei frontalieri la richiesta sistematica del casellario giudiziale per permessi B e G cadrebbe. Condividete?
Io non sono mai stato di questo avviso. Le misure sostitutive promesse da Berna non sono mai arrivate. L’unico strumento che ci permetterebbe di rimpiazzare il casellario sarebbe l’accesso sistematico a certe banche dati, che però non ci è consentito.

La Regione: Sul nuovo calcolo delle imposte di circolazione, basato per il 70% sulle emissioni e per il 30% sul peso, il Tcs dice che rimaniamo uno dei Cantoni più cari. È così?
No, in base alle tabelle comparative rientriamo nella media nazionale.

Brenno Pezzini (già soc. commercianti Bellinzona): La legge impone un esame della vista quando prendiamo la patente. Fissare una seconda visita a 75 anni non è un errore?
Se c’è un dubbio sulla capacità di condurre, il medico curante deve sempre rinviare a un approfondimento, anche prima dei 75 anni.

La Regione: Come si può rendere più attrattivo il servizio militare?
Negli ultimi dieci anni sono stati fatti grossi passi avanti sull’allineamento tra i calendari accennati da Speziali. Bisogna ricordarsi, inoltre, che in un esercito volontario il Qi medio del soldato, e prendo l’esempio degli Stati Uniti, è nettamente inferiore rispetto a quello di un soldato svizzero.

Carlo Rivolta (commerciante): La volontà è sempre di creare una polizia unica o di continuare ad avere la Cantonale e le polcomunali? E quale sarà il ruolo delle ditte di sicurezza private, ci sarà collaborazione?
C’è il progetto ‘Polizia ticinese’, che rivede le strutture delle polizie comunali perché oggi sono troppo frammentate. La sicurezza passa anche attraverso il supporto di agenzie private, ma le competenze di questi agenti sono uguali a quelle di un qualsiasi cittadino.

Christian Gisondi (studente): Lungo la fascia di confine i crimini sono diminuiti, ma furti e rapine avvengono lo stesso. Cosa è stato fatto per migliorare la situazione?
Grazie alla collaborazione con i colleghi italiani sono state debellate le bande che rapinavano lungo il confine. Quello dei furti nei bancomat è un fenomeno nuovo, subito represso.

Pedro Da Costa (già collaboratore Ufficio integrazione stranieri): Gobbi, quali sono state le misure adottate dal Dipartimento per rallentare la migrazione africana in Svizzera? Agli altri candidati, avete paura della migrazione in Svizzera?
L’ambito migratorio è legato alle legislazioni federali. Il Canton Ticino nei suoi margini di apprezzamento cerca di garantire maggior rigore, volontà espressa a più riprese dal popolo. Poi è importante che la persona a cui viene accordato il diritto di vivere sul nostro territorio si possa integrare correttamente.