‘Tutorie, mandato popolare chiarissimo’

‘Tutorie, mandato popolare chiarissimo’

Massiccio sì delle urne (77,5%) alle Preture di protezione. 

«Ora abbiamo una sorta di mandato, un mandato popolare per continuare in questa direzione, approfondendo gli altri aspetti del grande e importante cantiere: mi riferisco agli aspetti organizzativi, procedurali e finanziari». Relatore con la leghista Sabrina Aldi, in seno alla commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, sulla riforma in Ticino, proposta dal Consiglio di Stato, riguardante le autorità chiamate ad applicare le misure di protezione per minori e adulti previste dal Codice civile (tutele, curatele, privazione dell’autorità parentale…), il deputato del Centro/Ppd Luca Paganicom – menta così il risultato di ieri delle urne.
Il passaggio dal vigente modello amministrativo – incentrato sulle sedici Arp, le Autorità regionali di protezione, facenti capo ai Comuni – a quello giudiziario, con la creazione di Preture ad hoc, le Preture di protezione, e la conseguente ‘cantonalizzazione’ del sistema, è stato plebiscitato. Il 77,5 per cento dei e delle ticinesi che si sono espressi ha detto sì alla modifica della Costituzione ticinese, raccogliendo l’invito di governo e Gran Consiglio.
È stata quindi ancorata alla Carta una nuova figura di magistrato, ossia il Pretore di protezione: i Pretori di protezione, i loro aggiunti, e gli specialisti (in psicologia, pedagogia e lavoro sociale), che affiancheranno i magistrati nel decidere le misure di protezione da attuare, verranno eletti dal Gran Consiglio, che già oggi nomina tutti gli altri giudici e i procuratori pubblici.
Ok dunque al sistema giudiziario. Alle Preture di protezione. Il lavoro sul piano politico non è però concluso: bisogna tradurre in pratica il principio accolto dai cittadini, con una valanga di sì. «Il mandato popolare – riprende Pagani, contattato dalla ‘Regione’ – è molto chiaro, nitido. Sul principio, sull’adozione cioè del modello giudiziario, non c’è più discussione. Come granconsiglieri, vi è ancora più determinazione, alla luce del verdetto delle urne, nell’andare avanti per concretizzare la volontà popolare».
I tempi, tenuto pure conto che stiamo per entrare nell’anno elettorale? «La mia speranza è che sugli aspetti che ho citato prima il parlamento possa determinarsi ancora in questa legislatura, dunque entro metà marzo del 2023. Faremo il possibile. Adesso aspettiamo il messaggio aggiuntivo del governo sugli aspetti procedurali di questa riforma». Le relative norme, concernenti il funzionamento delle future Preture di protezione, saranno proposte dal Dipartimento istituzioni, il quale dovrebbe metterle in consultazione prima di Natale.

Gobbi: positivo l’ok di tutti Comuni
In Consiglio di Stato si prende intanto atto del forte consenso dei cittadini al sistema giudiziario. «Un dato estremamente positivo è che tutti i Comuni hanno votato a favore di questo modello – sottolinea man Gobbi.

Sulla validità della riforma, che a più riprese ha definito storica, il direttore del Dipartimento istituzioni non ha dubbi: «Ci sarà una maggiore professionalizzazione del settore e ci saranno uniformità di prassi e parità di trattamento sull’intero territorio cantonale, cose oggi non date per via della ‘frammentazione’ dell’apparato in sedici Autorità regionali di protezione». Senza dimenticare «la maggiore autorevolezza di cui gode in quest’ambito

(…)

Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 31 ottobre 2022 de La Regione

****

Promossa a pieni voti la riforma delle ARP
Via libera con il 77,5% di sì alla riorganizzazione delle Autorità di protezione – Norman Gobbi: «Un voto storico a vantaggio delle persone bisognose» Ora il Parlamento dovrà discutere le questioni finanziarie, organizzative e procedurali

Un risultato netto per una riforma più volte definita «storica ». Con il 77,5 % di sì, ieri, il popolo ticinese ha approvato la riforma delle ARP. Le Autorità regionali di protezione (ARP) andranno sostituite dalle Preture di protezione, una nuova Autorità giudiziaria sul modello delle Preture. «La riforma è stata approvata a larghissima maggioranza», ha commentato al CdT il direttore del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi. «Ma soprattutto nessun Comune ticinese vi si è opposto». Un segnale importante, prosegue Gobbi, visto che la riforma, promossa dal DI, prevede di togliere alcune competenze che storicamente fanno capo ai Comuni per attribuirle a una nuova autorità giudiziaria. «In questo senso possiamo parlare di cambiamento storico. Dal 1803, ossia dall’inizio della Repubblica del Cantone Ticino, le misure di protezione – come le curatele e le tutele – sono di competenza comunale».

Nel concreto
Il compito di proteggere i minori e gli adulti in difficoltà passerà quindi di mano: da un’autorità amministrativa a un’autorità giudiziaria, nel segno di una maggiore competenza e al servizio di un ambito della società sempre più delicato: «La riforma vuole contribuire a migliorare l’intervento dello Stato nei confronti di persone, minori e adulti, bisognose di protezione», ha ricordato il consigliere di Stato. Le future Preture di protezione del minore e dell’adulto saranno infatti composte da specialisti con competenze interdisciplinari: persone formate in diritto, lavoro sociale, pedagogia e psicologia, come pure in ambito medico. «Nonostante il passaggio di competenze, i Comuni hanno comunque richiesto di essere parte attiva della futura organizzazione che prenderà la decisioni, ossia le Preture di protezione».

I prossimi passi
Per questo motivo, il Consiglio di Stato presenterà un nuovo messaggio nel quale verranno definite le procedure di intervento.«Nel concreto – spiega Gobbi – si tratta di definire una prassi unica per il funzionamento delle nuove Preture». Con il voto di ieri, infatti, è stata approvata unicamente la modifica costituzionale,ricorda il consigliere di Stato. Le questioni procedurali, finanziarie e organizzative verranno discusse in un secondotempo in Parlamento. L’auspicio del direttore del DI è che le nuove Preture di protezione subentrino definitivamente alle Autorità di protezione entro il 2025-2026.

«Maggiore uniformità»
«Grazie a questa norma costituzionale le attuali autorità di protezione amministrative potranno diventare vere e proprie corti civili», ha commentato il PS. «Questa riforma porterà un po’ più di certezza del diritto, nonché una maggior professionalizzazione ed un coordinamento che permetteranno migliori tempistiche di evasione dei casi». Soddisfatto per l’esito del voto anche l’UDC Ticino che «sosteneva la riforma, convinta della necessità di un passaggio delle attuali competenze comunali alle nuove preture di protezione a livello cantonale». Di fronte alle necessità e alle situazioni sempre più complesse, e anche per garantire la parità di trattamento, «la professionalizzazione e il coordinamento cantonale degli organi di protezione appaiono la soluzione più ragionevole », si legge nella nota stampa UDC. Una posizione condivisa anche dal sindacato VPOD, «che da anni riscontra problemi nel funzionamento delle attuali sedici ARP». Ogni anno prendono 11.000 decisioni, «non sempre seguendo la stessa linea e gli stessi metodi», osserva il sindacato, per il quale la riorganizzazione rappresenta quindi un grande passo avanti.

Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 31 ottobre 2022 del Corriere del Ticino

****

La svolta epocale delle ARP
Ampiamente promossa la riforma dell’organizzazione delle autorità di protezione, risalente al 1803 – Da organismi amministrativi ad autorità giudiziarie

La riforma delle ARP, le autorità di protezione, è stata ampiamente promossa ieri (domenica) nelle urne: il 77,5% dei votanti ticinesi ha infatti approvato la svolta che si può definire epocale.
Epocale perché il principio su cui si basa il sistema attuale risale addirittura al 1803, l’anno di nascita del Canton Ticino. L’iter che porterà alla forma definitiva delle nuove ARP non sarà brevissimo, con altre tappe previste in Parlamento. Domenica però il popolo ha sancito il passaggio dalle 16 autorità che fanno capo ai comuni alle Preture di protezione che, negli intenti delle autorità, saranno solo quattro.
In altre parole, si passerà da organismi puramente amministrativi a un’autorità giudiziaria a tutti gli effetti. Si tratterà di mettere in campo competenze specifiche che, fino ad ora, non sempre hanno funzionato, come sottolinea alla RSI il presidente dell’Associazione genitori affidatari Pietro Vanetti: “Il sistema era già cambiato nel 2001 con l’introduzione delle Commissioni tutorie regionali, ma è stata l’implementazione purtroppo che non è andata bene. Mancavano risorse umane e qualità, o il metodo di valutazione della situazione, variava in modo eccessivo e ingiustificato. Inoltre le nomine erano più politiche che di competenza…”.
La risposta arriva dal direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, responsabile del dossier: “Al centro devono esserci prima di tutto proprio le competenze, dal momento che interveniamo – nel limitare le libertà individuali – in maniera forse anche più importante rispetto al diritto penale. E in questo senso non dubito che il Parlamento cantonale riuscirà a porre al centro queste competenze, al di là delle diverse sfumature politiche.”

Da www.rsi.ch/news
 
****
Un sì convinto alla riforma delle ARP
Servizio all’interno dell’edizione di domenica 30 ottobre 2022 de Il Quotidiano