In viaggio con il direttore dell’Ufm

In viaggio con il direttore dell’Ufm

Il capo del Dipartimento istituzioni e il direttore dell’Ufficio della migrazione: da Berna a Bellinzona insieme, Mario Gattiker e Norman Gobbi a tu per tu. Obiettivo: creare un centro per richiedenti problematici.
di Daniela Carugati e Andrea Manna foto Ti-Press Gabriele Putzu D.C./A.MA.

Sotto osservazione

In viaggio con il neodirettore dell’Ufficio federale della migrazione (Ufm). Da Berna a Bellinzona insieme, sulla stessa auto, Mario Gattiker e il consigliere di Stato Norman Gobbi . Un’occasione unica per parlare del Centro di registrazione e procedura per richiedenti l’asilo di Chiasso, ma non solo. E il capo del Dipartimento istituzioni (Di) ha sfruttato al meglio (come lui stesso ci conferma) questa trasferta per discutere, molto, « sui diversi temi » che l’Ufficio e il Dipartimento condividono: dai fenomeni della migrazione alla libera circolazione. Certo il Centro di via Motta, alla fine, ha tenuto banco. Una struttura, fa notare Gobbi, in cima ai pensieri anche del Dipartimento federale di giustizia e polizia di Simonetta Sommaruga. Il nodo gordiano? Loro, i richiedenti cosiddetti problematici. Sciolto quello (forse) il problema non sarà più tale. Non tale da guadagnarsi quasi ogni giorno l’agenda dei media.

L’obiettivo numero uno adesso, rilancia il consigliere, è « abbassare la tensione e la pressione sul Centro di Chiasso ». La soluzione? « Creare una struttura per i ‘problematici’ ». Gobbi non ha dubbi. E dopo aver presentato già alcuni documenti, ieri ha messo nella mani di Gattiker un dossier puntuale. Dossier che individua nel complesso del penitenziario cantonale della Stampa, a Cadro, la risposta alle esigenze di tutti: Comune, Cantone e Confederazione. « Bisogna immaginare questa struttura – spiega il direttore del Di – in una zona che dia delle garanzie in termini di misure di sicurezza e appoggi logistici. Nello specifico si potrebbe far capo alla cucina e all’infermeria dell’infrastruttura carceraria ». Individuati gli spazi, ora però, riconosce Gobbi, vanno verificate le compatibilità giuridiche. Chi verrebbe trasferito in questo centro per ‘problematici’? « Chi commette dei piccoli reati – per gli altri si segue la via penale –. Reati che turbano l’ordine pubblico e per i quali si prevedono delle sanzioni amministrative – ci illustra ancora Gobbi – . Il suo regime, del resto, sarà più simile a una detenzione amministrativa, che concede maggiore libertà all’interno, seppure in un raggio comunque limitato ». In sostanza, richiama il ministro, si farà leva « sull’articolo 74 della Legge federale sugli stranieri ».

Stampa e Realta

La prevista struttura luganese, precisa Gobbi, si affiancherebbe a quella esistente nei Grigioni. Ossia all’ala del carcere penale ‘Realta’ a Cazis: appositamente ristrutturata, è a disposizione dall’aprile 2009 per le detenzioni amministrative disposte dalle autorità ticinesi nei confronti di stranieri appunto ‘problematici’ in vista della loro espulsione dalla Svizzera. Detenzioni ordinate in base alle norme federali sulle misure coercitive. L’anno scorso le sedici celle dello stabilimento grigionese hanno accolto complessivamente 164 persone, provenienti dal continente africano (138), dall’Iraq (5), dalla Georgia (4), dal Kosovo (3), dalla Russia (2) e da altre nazioni (12). Non tutti stranieri ‘problematici’: la maggior parte era stata infatti incarcerata per essere rinviata in quelle nazioni europee firmatarie dell’Accordo di Dublino dove avevano già presentato una domanda d’asilo. Attualmente nella citata ala di ‘Realta’ si trovano, trasferiti dal Ticino, quattordici persone. E i casi ‘Dublino’ sono oltre l’ottanta per cento.

I casi ‘Dublino’, ovvero stranieri sulla cui richiesta d’asilo Berna non entra in materia dopo aver accertato che hanno già formulato analoga istanza (pendente o respinta) in uno degli altri Paesi aderenti all’Accordo. Per scongiurare il pericolo di fuga di queste persone, l’autorità amministrativa elvetica ne dispone la carcerazione, finalizzata al loro rinvio nelle nazioni dove hanno depositato in precedenza una domanda d’asilo, nazioni che si occuperanno poi dei rimpatri nei luoghi d’origine. « Nei casi che rientrano nell’Accordo di Dublino la detenzione nello stabilimento grigionese dura in media una ventina di giorni », spiega da noi interpellato Giacomo Gemnetti , responsabile alla Sezione della popolazione (Dipartimento istituzioni) dell’Ufficio del commercio e dei passaporti. Prima dell’aprile 2009, le carcerazioni amministrative ordinate dal Cantone venivano eseguite in una struttura di BasileaCittà: sei i posti-cella

Asilanti… ‘recidivi’

Accanto ai ‘problematici’ c’è un altro punto sul quale il governo e la Confederazioni insistono, all’unisono: i richiedenti l’asilo… ‘recidivi’. « Un altro tema affrontato con Gattiker – riprende Gobbi – è stato quello della gestione delle domande d’asilo multiple. Sono diversi i richiedenti che presentano la loro richiesta più e più volte, anche sei. E qui si può ipotizzare un abuso dei diritti. Servono dei correttivi per arginare il fenomeno ». Un fenomeno che rimbalza da oltrefrontiera, dall’Italia – dove l’Ufm invierà da marzo una persona di contatto –, ma anche da altre nazioni. In tutto, come riferito ieri dall’Ats, su 3.500 richiedenti trasferiti nel 2011 in un Paese terzo nel quadro dell’accordo di Dublino, il 14 per cento (490 persone) presenta nuovamente una domanda in Svizzera. Per risolvere queste « gravi difficoltà », si informa, l’Ufm non intende quindi più riaprire una procedura di asilo, bensì informare semplicemente gli interessati che la competenza spetta all’altro Stato, e di conseguenza non più alloggiarli in un centro di accoglienza. Garantendo semmai l’aiuto d’urgenza.

Previsioni aggiornate

Intanto le domande d’asilo non accennano a diminuire. Anzi. Proprio ieri l’Ufficio federale della migrazione ha comunicato ai Cantoni un’aggiornamento delle proprie previsioni sulle attribuzioni dei richiedenti ai Cantoni stessi (al Ticino il 3,9 per cento in base alla chiave di riparto). Sinora le attribuzioni sono state fatte sulla scorta di un calcolo di 500/580 richiedenti l’asilo in entrata ogni settimana in Svizzera. Viste « la quantità di domande in queste ultime settimane e la loro evoluzione », la previsione è aumentata a 550/630 persone.

Appuntamento a Chiasso

Dopo Palazzo delle Orsoline, oggi Mario Gattiker entrerà a Palazzo civico. Un programma fitto il suo, come i contatti intessuti in questa ‘due giorni’ ticinese. In agenda anche una visita al Centro di registrazione e procedura per richiedenti l’asilo, proprio lì in via Motta a Chiasso. Visita durante la quale Gattiker non mancherà di incontrare direzione e personale e di toccare con mano la situazione. Questa mattina tappa, dunque, in città per un faccia a faccia con una delegazione del Municipio guidata dal sindaco Moreno Colombo . Qual è il primo atto concreto che si attende? « Mi aspetto di ricevere quei 70 mila franchi, già richiesti, e utili a sovvenzionare un maggior numero di occasioni di lavoro di pubblica utilità – dice il sindaco – . Ci aspettiamo, insomma, che Berna ci dia una mano ».

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