«Violenza allo stadio, sì ai biglietti nominativi»

«Violenza allo stadio, sì ai biglietti nominativi»

Dopo gli scontri a Zurigo e Lucerna, il presidente de direttori cantonali della sicurezza propone l’introduzione dei controlli di identità
Norman Gobbi: «Sul principio siamo d’accordo»
In Ticino la presenza di tifosi ospiti non ha creato particolari problemi di ordine pubblico

Introdurre controlli d’identità agli ingressi degli stadi? Sì, no, forse. Un tema ricorrente che regolarmente fa discutere e scalda gli animi dei supporter delle varie squadre. C’è chi lo ritiene uno strumento utile per contrastare le derive del tifo violento e chi invece la reputa una misura non necessaria, se non addirittura «liberticida». Il tema è tornato d’attualità proprio in questi giorni, in seguito ai disordini scoppiati lo scorso fine settimana durante le partite di calcio a Zurigo e Lucerna. Sabato sulle rive della Limmat, diversi sostenitori dell’FC Zurigo avevano lanciato fuochi d’artificio contro i tifosi del Grasshopper. Il giorno seguente a Lucerna, ultrà sangallesi avevano vandalizzato autobus dei trasporti pubblici e fatto esplodere petardi alla stazione ferroviaria dopo la partita fra la loro squadra del cuore e quella di casa. Disordini che hanno spinto i direttori cantonali della sicurezza a preparare un giro di vite. Il loro presidente, Fredy Fässler (SP), ha proposto l’introduzione di questo tipo di controlli.

Costituita una task force
In un’intervista pubblicata ieri sul «St. Galler Tagblatt», il presidente della Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia ha sottolineato la necessità di «discutere soluzioni nazionali ancora più vincolanti». Inoltre, ha aggiunto, il concordato sulle misure contro la violenza in occasione di manifestazioni sportive alla polizia strumenti sufficienti, tuttavia «manca un’applicazione unificata dell’accordo e, le autorità non sfruttano tutti gli strumenti disponibili». Una task force composta da rappresentanti dei cantoni, delle forze di polizia, dei club, della Lega svizzera di calcio, dei fan club e delle strutture di dialogo tra i tifosi è chiamata a proporre possibili soluzioni entro la prossima primavera.

Ordine pubblico
Che sia dunque la volta buona per l’introduzione dei tanto discussi controlli anche in Ticino? Lo abbiamo chiesto al direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, il quale già nel 2018 propose l’introduzione di apparecchiature per l’identificazione facciale e la verifica dei documenti d’identità da istallare agli ingressi. «Sono d’accordo sul principio dei controlli d’identità. Ritengo però che la soluzione ottimale – che viene praticata ormai in tutte le nazioni e per tutti i più importanti campionati di calcio, per esempio – sia quella di giungere finalmente ai biglietti nominativi», ha risposto il consigliere di Stato al Corriere del Ticino. «Alcune società di calcio svizzere fanno resistenza, ma è la strada da percorrere. Le criticità non sono le città di Zurigo, Lucerna o il Ticino. Le criticità sono create da certe tifoserie che seguono alcuni club». Per quanto riguarda il nostro cantone, Gobbi sottolinea che gli strumenti offerti dal concordato vengono utilizzati: «La Polizia cantonale mi conferma che anche di recente per alcuni tifosi è stato chiesto l’obbligo di notifica presso il posto di polizia. Osservo che nel dopo divieti COVID, la presenza di tifosi ospiti e più in generale del pubblico non ha creato in Ticino particolari problemi di ordine pubblico. Mi auguro che si possa continuare così».

No alle trasferte?
Sul tavolo, lo ricordiamo, c’è anche la possibilità di chiudere i settori per tifosi ospiti negli stadi. Uno scenario esaminato dalla Swiss Football League. Considerato che si sta sempre di più andando verso la costruzione di impianti moderni (e, di riflesso, sicuri), è un’opzione praticabile anche in Ticino? Ancora Gobbi: «Credo sia una questione di tempo e di buona volontà. Ripeto: la soluzione principale da implementare – accanto al concordato – è quella dei biglietti nominativi. Non risolveremo tutti i problemi, ma una gran parte sì».

Da www.cdt.ch