Violenza domestica: risposte più rapide ed efficaci a tutela della sicurezza delle persone coinvolte

Violenza domestica: risposte più rapide ed efficaci a tutela della sicurezza delle persone coinvolte

Comunicato stampa del Consiglio di Stato | Nella seduta di martedì, il Consiglio di Stato ha approvato il messaggio relativo alla modifica dell’articolo 9a della Legge sulla polizia del 12 dicembre 1989 (LPol) concernente l’allontanamento e il divieto di rientro in ambito di violenza domestica. Nello specifico, la modifica proposta dal Governo prevede che spetterà sempre, come ora, all’Ufficiale di polizia decidere l’allontanamento di una persona dal suo domicilio così come il divieto di frequentare determinati luoghi, se questo mina alla sicurezza dei suoi familiari. Ciò senza tuttavia più coinvolgere sistematicamente la Magistratura, come avviene oggi. Verrà inoltre creata la base legale che permetterà al servizio competente per il sostegno e la consulenza agli autori di violenza domestica (Ufficio dell’assistenza riabilitativa) di ricevere tutte le decisioni di allontanamento e di contattare tutti gli autori. Una modifica tesa ad accrescere la sicurezza delle persone toccate da episodi di violenza domestica.

L’attuale art. 9a LPol è stato adottato il 27 febbraio 2007 quale misura preventiva con l’obiettivo di assicurare la protezione immediata della vittima indipendentemente dalla perseguibilità penale dell’atto di violenza. L’Ufficiale di polizia può decidere l’allontanamento per dieci giorni di una persona dal suo domicilio e vietargli l’accesso a determinati locali e luoghi, se essa rappresenta un serio pericolo per l’integrità fisica, psichica o sessuale di altre persone facenti parti della stessa comunione domestica. La vigente norma prevede il coinvolgimento sistematico del Pretore, che deve decidere la conferma o la revoca della misura dell’allontanamento.

Dall’esperienza di questi anni risulta che tutte le decisioni emanate dalla Polizia sono state confermate (dal 1. gennaio 2008 al 31 dicembre 2016 ben 616 decisioni di allontanamento), ad eccezione di una decisione, annullata a causa di lacune formali. Il Consiglio di Stato propone quindi di rinunciare al coinvolgimento obbligatorio del Magistrato per la conferma o revoca della misura dell’allontanamento. Tale provvedimento potrà comunque essere contestato, entro tre giorni dalla notifica, davanti al Pretore, ciò che consentirà la salvaguardia dei diritti delle persone interessate.

Il messaggio contempla anche la proposta di prevedere nella LPol la base legale per la trasmissione automatica delle decisioni di allontanamento all’Ufficio dell’assistenza riabilitativa (UAR), servizio competente per il sostegno e la consulenza in materia di violenza domestica, alfine di rendere possibile a quest’ultimo una presa di contatto proattiva con tutti gli autori di violenza domestica. L’approccio proattivo implicherà la presa di contatto con le persone violente, allo scopo di informarle rapidamente sui loro diritti e doveri e di dimostrare loro che possono ricorrere all’aiuto di servizi specializzati. Per fornire alcune cifre, nel 2016 l’UAR ha preso a carico, con il consenso dell’autore 81 persone nell’ambito della violenza domestica, contro le 76 del 2015.

Entrambe le proposte elencate vanno nella direzione auspicata dalla deputata Delcò
Petralli con la mozione del 27 giugno 2012 “Procedura in ambito di violenza domestica”.
Il Consiglio di Stato non ritiene tuttavia opportuno affrontare nell’ambito della LPol la questione del sostegno riabilitativo obbligatorio per gli autori di violenza domestica, pure richiesto dalla deputata nell’atto parlamentare citato. Tale questione necessita di approfondimenti che verranno effettuati dalla Commissione di accompagnamento permanente in materia di violenza domestica. Con il messaggio in questione l’Esecutivo propone infine di istituire la base legale affinché le Polizie comunali, intervenute per conflitti in ambito famigliare, siano tenute a trasmettere automaticamente alla Polizia cantonale copia della documentazione relativa a tali interventi.

In generale, il messaggio governativo è volto ad accrescere la sicurezza delle persone
coinvolte in episodi di violenza domestica, mediante risposte più rapide ed efficaci da
parte delle autorità competenti. Un ambito, quello della violenza domestica, delicato e
sensibile, toccando la famiglia e quindi il nucleo della nostra società per il quale la
collettività chiede un intervento, a tutela anche delle generazioni future. Un ambito
all’interno del quale la sicurezza rappresenta un bene ancor più primario agli occhi delle persone toccate, che richiede un intervento deciso e responsabile da parte delle
Istituzioni.

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