Collaudi in Ticino e nei Cantoni
La Svizzera sta affrontando una crisi silenziosa ma significativa nel sistema dei collaudi tecnici dei veicoli. “In Ticino, al momento, un veicolo viene convocato per il collaudo tra i dodici e i quattordici mesi dopo il termine previsto per legge, una situazione che riflette un problema nazionale più ampio che ha spinto l’Ufficio federale delle strade (USTRA) a manifestare preoccupazione per i ritardi accumulati dai Cantoni“, esordisce il Consigliere di Stato Norman Gobbi.
Il sistema svizzero prevede una periodicità specifica per i collaudi: le automobili e i motoveicoli vengono collaudati secondo la periodicità 5-3-2 (cinque anni la prima volta, successivamente dopo tre anni e in seguito ogni due anni). Questo schema, già modificato in passato dall’USTRA – che aveva proposto di passare dagli attuali 4-3-2-2 anni, ai 6-3-2-2 – dovrebbe garantire la sicurezza stradale e il rispetto degli standard ambientali.
Tuttavia, la realtà sul territorio racconta una storia diversa. “Qualche Cantone ha accumulato a tutt’oggi parecchio ritardo nell’eseguire i collaudi periodici, creando una situazione paradossale dove le proposte di allungamento degli intervalli risultano più restrittive della prassi attuale“, prosegue Gobbi.
I ritardi non sono casuali, ma derivano da fattori strutturali precisi. Gobbi sottolinea che “i ritardi sono principalmente il risultato dell’incremento dell’età media delle vetture in circolazione e, in parte, dell’aumento del parco veicoli“.
Il dato è confermato dalle statistiche nazionali: Il parco totale di auto in Svizzera è cresciuta dello 0,9% negli ultimi due anni, mentre parallelamente si registra un fenomeno ancora più significativo nell’elettromobilità, dove il numero di veicoli elettrici (auto elettriche pure e ibridi plug-in che possono essere collegati alla rete elettrica) è aumentato del 36% nello stesso periodo.
“Di fronte a questa crescita costante, i Cantoni hanno dovuto implementare strategie di ottimizzazione per gestire il carico di lavoro crescente senza incrementare proporzionalmente le risorse. La Sezione della circolazione ha già intrapreso misure significative per migliorare l’efficienza nell’ambito dei collaudi veicoli, come l’introduzione delle conferme di riparazione e l’installazione di nuovi lift“, prosegue il Consigliere di Stato.
Queste ottimizzazioni, seppur efficaci, non riescono a colmare completamente il divario tra domanda e capacità operativa. Il sistema si trova così in una situazione di equilibrio precario, dove ogni incremento del parco veicoli o variazione nell’età media delle vetture può causare ritardi significativi.
Per Gobbi, “nonostante i ritardi sollevino preoccupazione, è importante contestualizzare l’impatto sulla sicurezza. Gli incidenti stradali dovuti a difetti tecnici dei veicoli sono rari, un dato che l’USTRA stesso ha utilizzato per giustificare l’allungamento degli intervalli di collaudo, sostenendo che l’adattamento del periodo d’intervallo dei collaudi non ha alcun effetto negativo sulla sicurezza stradale“.
Tuttavia, questo non diminuisce l’importanza del problema dal punto di vista amministrativo e della fiducia dei cittadini nel sistema. “La situazione è costantemente monitorata e che numerose iniziative sono state recentemente introdotte, mentre altre sono attualmente allo studio per ottimizzare ulteriormente le tempistiche“, assicura Gobbi.
Il 2025 porta nuove sfide al sistema, con l’introduzione di normative più severe in materia di rumore e l’evoluzione tecnologica del parco veicoli che richiede competenze sempre più specifiche. La crescita dell’elettromobilità, con veicoli che necessitano di controlli tecnici differenziati, aggiunge ulteriore complessità al quadro.
La tensione tra USTRA e Cantoni riflette una sfida più ampia del federalismo svizzero: come garantire standard uniformi quando le responsabilità operative sono delegate ai livelli locali? I Cantoni si trovano a dover gestire una crescita costante della domanda con risorse che, pur ottimizzate, restano sostanzialmente stabili. “La soluzione non può limitarsi a semplici aggiustamenti normativi, ma richiede un ripensamento sistemico che tenga conto dell’evoluzione del parco veicoli svizzero e delle nuove tecnologie automotive. Solo attraverso un dialogo costruttivo tra livello federale e cantonale si potrà trovare un equilibrio sostenibile tra efficienza operativa, sicurezza stradale e soddisfazione dei cittadini” conclude Gobbi.
Articolo pubblicato nell’edizione di domenica 8 giugno 2025 de Il Mattino della domenica