27 maggio 2018
Gentili signore, egregi signori
È un grande piacere essere qui oggi all’inaugurazione della Masseria Cuntitt e porgervi il mio saluto e quello del Consiglio di Stato.
Partecipo sempre molto volentieri ad eventi nel Mendrisiotto, perché è un territorio che mi affascina e per la sua popolazione molto aperta e ospitale. Negli anni ho stretto numerose amicizie in questa regione.
Il paese è in festa perché entra in possesso di una struttura che ha caratterizzato il comune in passato e che dopo lunghi anni di abbandono tornerà a vivere.
I meno giovani tra di voi ricorderanno di aver visitato con la scuola o con i genitori le attività contadine che si svolgevano nella masseria, un sorta di museo all’aperto.
Accanto alla modernità dello sviluppo del comune con i suoi nuovi insediamenti, potrete convivere anche con la realtà del tempo, quando la coltivazione della vigna e del tabacco erano molto diffuse in zona.
So che le procedure per arrivare al risultato odierno non sono state facili: l’obiettivo del restauro ha dovuto superare una votazione comunale chiamata su referendum. Malgrado le argomentazioni dei favorevoli e dei contrari fossero difendibili, il cittadino ha votato con coraggio per il restauro della masseria.
L’impegno finanziario, assorbito in larga misura dal generoso lascito della famiglia Bettex destinato a scopi sociali, è comunque impegnativo per le casse comunali.
I cittadini hanno democraticamente fatto prevalere il desiderio di appropriarsi della masseria, utilizzandola per attività di interesse pubblico.
Il risultato finale, penso di poter dire, giustifica gli sforzi messi in campo per il nobile obiettivo di dare un nuovo impulso alla vita sociale e aggregativa locale.
Il comune, in quest’occasione, ha dimostrato coraggio e progettualità, occupandosi di un progetto di valorizzazione del territorio che va ben oltre le attività di gestione corrente.
Si è affermata un’interessante dinamicità nel modo di proporsi e di tenere aperta una finestra sulla realtà rurale del passato.
Come ho spesso sottolineato, il nostro Cantone necessita di comuni forti, propositivi e responsabili, capaci di offrire servizi di qualità e all’altezza delle aspettative della popolazione.
Per questo trovo un elemento particolarmente arricchente questa nuova opera.
Si è voluto valorizzare il territorio con un’offerta di prestazioni sociali e culturali che contribuiscono a rafforzare il senso di appartenenza alla piccola comunità di Castello.
La struttura, con un lavoro di restauro conservativo di elevata qualità, mantiene la sua caratteristica pur diventando vivace, aperta e soprattutto accogliente.
Verrebbe da dire che c’è un ritorno agli antichi splendori, ma questi nella vecchia fattoria non sono mai esistiti: si doveva solo lavorare in modo duro e con grandi sacrifici, ma nel contempo c’era un forte spirito di vita in comune e in famiglia e tanta saggezza che scaturiva dai racconti nelle corti e dall’osservazione e dall’esperienza quotidiana.
In questo senso Castel San Pietro ha deciso di tutelare e promuovere il proprio patrimonio territoriale e paesaggistico, rinunciando – come spesso succede altrove – alla demolizione delle testimonianze e dei ricordi del passato per lasciare spazio a banali attività di speculazione edilizia.
Nel vostro caso, si è invece voluto mantenere un importante esempio di architettura rurale del Mendrisiotto.
Lo scopo principale di questo restauro è tuttavia di tipo associativo: la nuova struttura vuole ricreare l’ambiente della corte come luogo privilegiato d’incontro intergenerazionale.
La volontà politica è quella di riportare la gente in piazza, facendo rivivere il territorio come succedeva nel passato.
Questo progetto, mi auguro, favorirà un ritorno alla vita aggregativa, a maggior ragione nel mendrisiotto dove tradizionalmente le persone sono molto aperte e socievoli, vicine alle tradizioni e con grande voglia di passare momenti conviviali.
Questa struttura diverrà certamente un nuovo centro di vita del paese, un luogo dove sarà possibile incontrarsi e conoscere nuove persone.
L’osteria e l’enoteca attireranno non solo gli abitanti del luogo, ma anche i ticinesi e i turisti.
Gli abitanti che occuperanno i nuovi spazi abitativi garantiranno una presenza costante nella corte, beneficiando di una qualità di vita invidiabile.
Da cultore delle tradizioni, sono sicuro – anzi ne sono certo – che la voglia di vita nelle corti tanto care a tutti voi amici Momò potrà dunque continuare a manifestarsi in modo sano e genuino.
Buona festa a tutti!
Servizio all’interno dell’edizione di domenica 27 maggio 2018 de Il Quotidiano
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