Emissioni e peso: fatta la tassa

Emissioni e peso: fatta la tassa

Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 19 giugno 2019 de La Regione

Il governo approva all’unanimità il nuovo calcolo, che tiene conto al 70% delle emissioni di CO2 e al 30% della massa del veicolo.
Gobbi: ‘Parametro necessario vista l’usura della strada’.
Più l’auto inquina e pesa, più costosa sarà la targa. Il nuovo calcolo dell’imposta di circolazione, approvato all’unanimità dal Consiglio di Stato nella seduta di una settimana fa, semplifica drasticamente l’attuale formula (basata sul principio bonus/malus), considerata oltre che troppo complessa anche non più adatta al parco veicoli attuale. L’impatto ambientale dei mezzi continuerà a costituire il parametro principale per stabilire l’ammontare della tassa, grazie al valore di emissioni di CO2 (che impatta per i due terzi sull’importo complessivo). Valore considerato dal governo come “criterio semplice e conosciuto, di utilizzo ormai generalizzato” anche se – ci permettiamo di constatare – non è registrato sulla carta grigia ma va cercato sulle schede tecniche delle automobili. Valore che poi va moltiplicato per un coefficiente “con l’obiettivo di privilegiare le vetture meno inquinanti e maggiormente rispettose dell’ambiente”, scrive il governo. A questo si aggiunge il secondo parametro, quello della massa a vuoto. «L’elemento del peso del veicolo deve essere considerato visto l’impatto che il mezzo ha sul manto stradale, e conseguente usura dell’asfalto», osserva Norman Gobbi durante la presentazione alla stampa del messaggio governativo, frutto degli approfondimenti di un gruppo di lavoro. Il capo del Dipartimento delle istituzioni è consapevole che è proprio quell’elemento – il peso del veicolo – ad aver suscitato reazioni contrarie in sede di consultazione, e non solo. È ancora pendente l’iniziativa popolare del Ppd che suggerisce di rinunciare a questo parametro per non penalizzare le famiglie (leggi sotto). Ma anche sul fronte delle automobili elettriche il peso «penalizza» di fatto una categoria, come ammette anche Cristiano Canova, capo della Sezione della circolazione. «Considerato che si tiene conto in misura maggiore delle emissioni di CO2 (per le auto elettriche pari a zero, ndr), riteniamo che questi veicoli siano già adeguatamente promossi». Ad essere promosse, stando agli “esempi pratici” elencati dall’Esecutivo, sono soprattutto le categorie di auto medie, coupé/sportive e di lusso. Mentre ci saranno conducenti delle auto più piccole che si troveranno in busta un aumento della fattura. Se così vorrà il Gran Consiglio, cui ora compete l’esame del messaggio, e al quale il governo prevede di lasciare un margine di manovra non per ritoccare il calcolo, bensì per intervenire sul gettito complessivo dell’imposta. Intanto, sulla base delle proiezioni, le entrate che il nuovo sistema dovrebbe generare dal prossimo anno di fatturazione (2020) «sono già state considerate» dal governo «nell’ambito del Preventivo 2020 del Cantone e della pianificazione finanziaria per i prossimi quattro anni», fa sapere il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta. Ricordando che il tema imposta di circolazione «rientra in un discorso più ampio», che vede «l’ente pubblico portare avanti anche politiche di tutela ambientale». Tornando ai soldoni, nel messaggio varato la settimana scorsa il Consiglio di Stato stima che con la nuova formula il gettito “nel 2022 sarà di circa 13 milioni di franchi inferiore al gettito previsto senza la riduzione di cinque milioni di franchi annui” decisa dallo stesso governo nel luglio 2018. Riduzione applicata dopo l’accoglimento parziale, da parte della Camera di diritto tributario del Tribunale d’appello, dei ricorsi di tre conducenti (rappresentati dal Fat, il Fronte automobilisti Ticino) contro l’impennata dell’imposta del 2017. Un motivo in più per rivedere la formula del balzello.

Dal peso alla massa. Quella a vuoto, che “è più sociale”
Oggi sulla licenza di circolazione, comunemente nota come ‘carta grigia’, figura la dicitura ‘peso’ (a vuoto e totale). Un domani, se la nuova formula per il calcolo dell’imposta di circolazione otterrà luce verde dal Gran Consiglio, si parlerà di massa. Che sarà uno dei due criteri – l’altro sono le emissioni di CO2, il principale – per la quantificazione del balzello. Per la precisione verrà presa in considerazione la massa a vuoto.
“La massa – spiega anzitutto il Consiglio di Stato nel messaggio – è di fatto il solo criterio che permette di valutare l’impatto di un veicolo sull’infrastruttura stradale, anche se per quanto riguarda i veicoli leggeri le differenze tra un’automobile e l’altra e quindi l’impatto in base alla massa sono tutto sommato ridotte”. Detto questo, per quale ragione si userà la ‘massa a vuoto’ nel calcolare l’imposta? “Due – premette il governo – sono le tipologie di massa che possiamo considerare: quella ‘totale’ (termine con cui intendiamo il carico massimo con cui la vettura può circolare) e quella ‘a vuoto’ (ovvero il peso del veicolo pronto all’uso a cui viene sommato il peso del conducente)”. Ora, la massa totale, continua il messaggio, “è il dato teoricamente più corretto per definire l’impatto di un veicolo sulle strade: si tratta però di un’unità di misura poco sociale. La scelta di un veicolo più grande, e quindi generalmente più pesante e in grado di accogliere più persone, a volte è una necessità legata a questioni di praticità oggettiva: pensiamo alle famiglie numerose. A titolo d’esempio, tra una vettura sportiva e una familiare con la stessa ‘massa a vuoto’, basandosi sulla ‘massa totale’ quella familiare sarebbe tassata più di una vettura sportiva semplicemente per il fatto che può trasportare più persone, ciò che ne aumenta la ‘massa totale’”. Ragion per cui, annota il Consiglio di Stato, “la ‘massa a vuoto’ è il criterio da preferire in quanto tiene maggiormente conto degli aspetti sociali”.
Passando al criterio principale di imposizione, come ci si regolerà con le 7mila automobili (pari a circa il 3 per cento dei veicoli immatricolati nel cantone, indica il governo) che in Ticino non dispongono del dato concernente le emissioni di CO2? Sono veicoli provenienti dall’estero o da altri cantoni, soprattutto sono mezzi vecchi. “Il problema – assicura l’Esecutivo – è in ogni caso risolvibile calcolando questo valore facendo capo alla formula che viene utilizzata anche in altri casi simili”. Senza dimenticare che il numero di questi veicoli è in “progressiva diminuzione”.

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Strade Un colpo di gas per essere più svizzeri
Via libera dal Governo al nuovo calcolo per l’imposta di circolazione. Ad incidere saranno emissioni e peso dell’auto. Le fatture saranno meno salate e più vicine alla media nazionale. Al Parlamento il compito di controllare le entrate.

Il nuovo sistema per il calcolo dell’imposta di circolazione è servito. Dopo un iter tortuoso fatto di curve a gomito e una consultazione che aveva evidenziato non pochi malumori, il Consiglio di Stato ha presentato la formula sulla quale intende puntare per sostituire l’attuale modello bonus/malus, diventato insostenibile visto il progressivo aumento sulle nostre strade di automobili efficienti. In sintesi, se supererà lo scoglio del Parlamento a partire dal 2020 il calcolo dell’imposta di circolazione si baserà su due parametri: la massa a vuoto del veicolo e le emissioni di CO2. Il primo criterio – che inciderà per il 30% sulla fattura – verrà moltiplicato per un coefficiente fisso pari a 0,11, mentre per le emissioni di CO2 – che influiranno per il 70% sui costi – il coefficiente varierà da un minimo di 0,5 a un massimo di 3,4 in base al grado di inquinamento del veicolo (vedi anche grafico a lato). Un decisivo cambio di marcia che a mente del direttore delle Istituzioni Norman Gobbi consentirà di «favorire le vetture meno inquinanti e più leggere», permettendo al contempo di «allineare l’imposta di circolazione ticinese alla media nazionale, riducendo la fattura nei casi in cui la differenza con gli altri Cantoni era davvero significativa».

Tra Smart e Porsche

E le cifre lo dimostrano. Come evidenziato da Cristiano Canova, a capo della Sezione della circolazione, con la nuova formula i proprietari di una vettura di categoria «media» quale una Skoda Octavia riceveranno in bucalettere una fattura più leggera del 36,7% rispetto ad oggi (da 619 a 391 franchi). Buone notizie anche per le categorie sportive: per i conduenti di una Porsche Carrera l’imposta di circolazione scenderà del 49%, passando dagli attuali 1.623 a 825 franchi. Per contro, a sorridere un po’ meno saranno i proprietari di vetture più piccole quali Smart o Volkswagen Polo. I primi vedranno la fattura salire da 179 a 189 franchi mentre per i secondi l’aggravio sarà di circa venti franchi (da 211 a 230 franchi). «È chiaro che andando a toccare i parametri che definiscono la formula anche il risultato cambia – ha spiegato Canova –. Con il nuovo sistema di calcolo ad essere preponderanti saranno le emissioni di CO2. Di conseguenza, le automobili che pesano poco ma inquinano molto verranno tassate maggiormente. Allo stesso modo va ricordato che con la nuova formula l’imposta ticinese si avvicina alla media nazionale e in alcuni casi risulta ben più conveniente».

Parola al Gran Consiglio

Fatture più leggere che, va da sé, si tradurranno in minori entrate per le casse cantonali. Un minor gettito che «è già stato considerato nel Preventivo 2020 – ha assicurato il direttore del DFE Christian Vitta – come pure nella pianificazione finanziaria dei prossimi quattro anni». Detto in soldoni, a fronte di un aumento continuo del parco veicoli il Cantone ritiene che la nuova formula permetterà di contenere le entrate al di sotto dei 106 milioni di franchi l’anno. E qui sta un’altra delle novità. «Tenendo in considerazione che l’ente pubblico deve poter contare su risorse a sua disposizione», si legge nel messaggio, il Governo intende «introdurre un coefficente di adeguamento del gettito (ovvero una sorta di «moltiplicatore» non delle imposte comunale ma della circolazione, n.d.r.), la cui applicazione sia di competenza del Gran Consiglio e che permetta, in caso di necessità, di ottenere il gettito stabilito». Detto in altre parole spetterà al Parlamento decidere se, e in quale misura, ritoccare il coefficiente per generare un aumento o una diminuzione delle entrate andando così ad incidere sui bilanci dello Stato.

Chi accelera e chi frena

La palla passa ora nel campo del Gran Consiglio, ma le reazioni non si sono fatte attendere. In particolare, se il presidente dell’Unione professionale svizzera dell’automobile Roberto Bonfanti ha salutato con piacere il nuovo modello evidenziando che «riflette quella che è diventata una collaborazione sempre più stretta tra Stato ed economia privata», a tirare il freno è il PPD. Nel 2017, ricordiamo, il partito di Fiorenzo Dadò aveva lanciato due iniziative popolari denominate «Gli automobilisti non sono bancomat» e «Per un’imposta di circolazione più equa» – che avevano raccolto 23.116 sottoscrizioni – chiedendo non solo la restituzione dell’aumento deciso dal Governo per il 2017, ma anche di instaurare un’imposta di circolazione «più semplice ed equa». «Siamo soddisfatti solo a metà e di sicuro è presto per parlare di un ritiro delle iniziative», ha commentato a caldo Dadò. «Inoltre, noi avevamo chiesto di introdurre un tetto massimo di 80 milioni alle entrate mentre mi sembra che nella soluzione presentata la cifra sia ancora troppo alta. Per il momento, l’unico aspetto positivo è che grazie alle nostre iniziative il Consiglio di Stato si è attivato e il progetto presentato risolve alcuni problemi. Ma non tutti».

 

«Noi abbiamo tracciato la rotta, ma la decisione sarà dei cittadini»

Quando si parla di imposta di circolazione gli animi si accendono e trovare un sistema che accontenti tutti è una strada in salita. Perché la formula presentata dovrebbe trovare ampio sostegno?
«In questi ultimi mesi abbiamo visto che sul tema non c’è un’unità d’intenti. Da un lato c’è chi chiede di dare ancora più peso al criterio delle emissioni di CO2 mentre altri sostengono che la via migliore da percorrere sia quella di un sistema “50 a 50’’, dove massa e consumi della vettura incidano in egual misura nel calcolo. Da parte nostra abbiamo cercato di dare una risposta a tutte le necessità, in primis quella di ridurre il prelievo. E la nuova formula permette di diminuire considerevolmente il gettito annuo rispetto a quanto preventivato. Detto del fattore economico, il modello proposto risponde poi a una richiesta più ambientale: puntando l’attenzione sulle emissioni di CO2 favoriamo le auto efficienti senza andare a penalizzare la dimensione del veicolo che “pesa’’ sulla fattura solo nella misura del 30%. Allo stesso modo, introducendo la massa nel calcolo, non dimentichiamo l’impatto dei veicoli sull’usura delle strade. Mi sembra quindi che la soluzione proposta risponda pienamente alla richiesta di rendere più equa l’imposta di circolazione».

Detto della nuova formula una delle grandi novità è anche il passaggio del potere decisionale al Gran Consiglio che fungerà da «controllore». Con questa mossa il Consiglio di Stato vuole mettersi al riparo da future critiche?
«Mi sembra che quando il Governo si è assunto questa responsabilità qualcuno ci ha puntato il dito contro, accusandoci di esserci arrogati troppe competenze. Non da ultimo la Camera tributaria del Tribunale d’appello. Con questa modifica diamo veramente nelle mani del Parlamento, e in definitiva dei cittadini e degli automobilisti, il controllo su questo prelievo. Poi è chiaro che nella nuova formula abbiamo fissato noi i parametri per dare un deciso orientamento politico».

Quando Norman Gobbi sedeva tra i banchi del Gran Consiglio come deputato si è sempre detto contrario al sistema bonus/malus. Da consigliere di Stato perché attendere così tanto prima di presentare questa revisione?
«Innanzitutto posso dire di essere coerente perché il sistema bonus/malus non mi è mai piaciuto, non mi piace tuttora e infatti l’abbiamo superato. È però vero che c’è voluto molto tempo per un cambio di marcia. Il problema, quando si parla di imposta di circolazione, è che si può discutere quanto si vuole dei massimi sistemi ma, alla fine, ognuno guarda alla propria situazione. E trovare un modello che possa andare bene a tutti è praticamente impossibile. In questo senso l’obiettivo della nuova formula è quello di guardare al domani andando a premiare sempre di più i veicoli elettrici che, alla fine, pagheranno quasi unicamente in base al peso».

A rilanciare il dibattito era stata la stangata del 2017 alla quale, quest’anno, è seguito uno sconto del 5% sull’imposta. Si è trattata di una contromossa leghista?
«Non direi. La stangata arrivata con l’imposta non era dovuta al consigliere di Stato leghista ma rientrava nell’ambito del piano di risanamento. Poi l’evoluzione delle entrate ha permesso di rivedere questi rincari sulla fattura causati, non da ultimo, dal sistema bonus/malus dove a pagare erano sempre meno automobilisti. Per contro il vantaggio di questo nuovo sistema è che tutti verranno trattati allo stesso modo, indipendentemente dall’anno di immatricolazione (ma con l’eccezione delle auto d’epoca). Insomma: sarà premiata l’efficienza».

Se gli iniziativisti dovessero decidere di tirare dritto sarà per fare uno sgambetto al consigliere di Stato leghista?
«L’auspicio è che si arrivi a condividere questa soluzione. E il motivo è semplice: se una delle due iniziative dovesse passare l’intero meccanismo verrebbe rallentato e a perderci sarebbero gli automobilisti ticinesi».

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Servizio all’interno dell’edizione di martedì 18 giugno 2019 de Il Quotidiano

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