Giro di vite all’entrata in Svizzera Gobbi: «Controlli problematici»

Giro di vite all’entrata in Svizzera Gobbi: «Controlli problematici»

Berna ha aperto la consultazione: doppio test negativo o tampone e quarantena

Si prospetta un giro di vite per i non vaccinati che arrivano (o fanno rientro) dall’estero. Per evitare la diffusione del virus e delle sue varianti, il Consiglio federale ha avanzato due proposte, sulle quali i Cantoni dovranno esprimersi entro martedì prossimo. La prima opzione prevede che le persone non vaccinate e non guarite che entrano in Svizzera – indipendentemente dalla loro provenienza – debbano presentare un test negativo all’ingresso. In seguito, dai quattro ai sette giorni dopo l’arrivo nella Confederazione, dovranno effettuare un altro test (a loro spese). La seconda proposta, oltre alla presentazione di un test negativo all’ingresso nel Paese, prevede anche un periodo di quarantena di dieci giorni per i viaggiatori. L’isolamento preventivo potrà essere ridotto dopo sette giorni sottoponendosi a un nuovo tampone. Chi arriva in Svizzera, inoltre, dovrà compilare il modulo di iscrizione elettronico ( Passenger Locator Form) e varrà per chi entra nel Paese con qualsiasi mezzo: a piedi, in bicicletta, in aereo, in treno, in nave, in autobus e in auto. « I controlli saranno intensificati e, se necessario, saranno inflitte multe», specifica il Governo. Esclusi dalle misure i frontalieri, i bambini sotto i 16 anni, i passeggeri in transito e gli autotrasportatori che attraversano la Svizzera.

Niente più lista dell’UFSP
La lista dei Paesi a rischio diramata dall’UFSP viene invece a cadere. «La variante Delta, altamente contagiosa, ha portato a un notevole aumento del numero di casi in molti Paesi nel giro di pochi giorni », precisa l’Esecutivo. Rimane in vigore la lista dei Paesi ad alto rischio della Segreteria di Stato della migrazione (SEM), che stabilisce da quale Paese si può entrare in Svizzera. Una decisione del Consiglio federale è attesa il 17 settembre.

«La vedo dura»
«Da quanto si riesce a capire dalle comunicazioni del Consiglio federale, osservo da un lato una preoccupazione legittima nel volerci tutelare, dall’altro, però, vedo anche la difficoltà nel rendere effettivo quanto si vuole implementare », commenta al Corriere del Ticino il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. Il fatto che la misura dovrebbe essere dal mezzo con cui le persone entrano in Svizzera, è problematico, secondo il consigliere di Stato: « Pensiamo banalmente alle decine e decine di ciclisti che nel fine settimana usano le nostre strade, in particolare nel Sottoceneri e nel Locarnese, per i loro giri in bicicletta entrando soprattutto da valichi non presidiati. Anche costoro dovranno essere sottoposti ai controlli». Verificare che la misura sia effettivamente applicata «è condizione indispensabile per la credibilità stessa della misura adottata», prosegue. E lo stesso principio vale «per tutte le restrizioni che il Consiglio federale ha deciso di introdurre da lunedì prossimo e che toccano pesantemente il settore della ristorazione. Ma non solo, se pensiamo anche a tutti gli ambiti sportivi e culturali toccati».