“Sono convinto che l’on. Gobbi e il Governo abbiano preso la decisione più corretta”

Da www.ticinolive.ch

Intervista al dottor Adrian Weiss sul controverso caso del Sergente maggiore

Un personaggio importante della comunità israelitica ticinese è il dottor Adrian Weiss, presidente dell’Associazione Svizzera Israele sezione Ticino. Su un caso recente che ha fatto scorrere molto inchiostro – assai delicato perché tocca il tema della discriminazione razziale – abbiamo pensato di intervistarlo, sottoponendogli 5 domande.

A proposito della preoccupazione esternata dalla Federazione delle Comunità Israelitiche della Svizzera a seguito della promozione di un agente condannato per “istigazione alla discriminazione razziale”, qual è la sua opinione?
Anche se non sono stato coinvolto nella questione, che ho appreso dai giornali, posso dire che la federazione delle comunità israelitiche della Svizzera ricopre un ruolo importante nel sensibilizzare là dove essa riscontri segnali di intolleranza, antisemitismo, allusioni antigiudaiche, pregiudizi di qualsiasi genere e verso qualsiasi etnia, possibili comportamenti improntati a questi sentimenti con aggressioni verbali o anche fisiche. È comprensibile che la FCIS abbia a esternare la sua preoccupazione, visto che queste forme di intolleranza soprattutto nei confronti degli ebrei stanno inasprendosi un po’ ovunque in Europa, sia da fonti di estrema destra che da parte sinistra; infatti in Germania è l’estrema destra che fa dimostrazioni e anche assale le persone, mentre in Italia, Francia, Gran Bretagna gli attacchi provengono dalla sinistra con “morte agli ebrei” gridato per le strade. Episodi d’intolleranza verso gli ebrei si sono verificati anche in Svizzera. Da notare che anche sotto espressioni definite dai provocatori come antisionistiche si nasconde spesso un antisemitismo vero e proprio.

Avete anche voi (Associazione Svizzera Israele, ndR) manifestato il vostro disappunto al consigliere di stato o a qualche altro rappresentante del governo?
Ho il piacere di conoscere il consigliere di stato Gobbi, sia nella mia qualità di presidente dell’Associazione Svizzera Israele che come membro della Commissione Cantonale per l’Integrazione e so quanto sia importante per lui la correttezza e l’obiettività quanto a lotta alle diseguaglianze, al razzismo e ai pregiudizi. Come ripeto, non ero al corrente della nomina e delle obiezioni sollevate dalla FCIS che ho letto sui giornali, ma sono certo che prima di ratificarla il consigliere Gobbi abbia fatto le sue considerazioni sotto qualsiasi punto di vista e l’abbia ritenuta giusta.
Dal mio punto di vista, comunque, la cosa migliore sarebbe un incontro chiarificatore tra ambedue le parti, il consigliere Gobbi e i rappresentanti della FCIS, anziché solo uno scambio di scritti. Sono sicuro che solo parlandosi si possono conoscere realmente i fatti.
Alla luce delle polemiche suscitate, vi aspettate che la decisione venga rivista da parte del Consiglio di Stato?
Sono sicuro che il consigliere Gobbi abbia considerato il caso forse anche insieme al Consiglio di Stato e che la decisione da loro presa sia la più corretta, in quanto essi sono tutte persone di altissimo livello morale e certamente estranee a razzismo e pregiudizi, senza contare che il consigliere Gobbi è personalmente impegnato sia nella lotta alle prevenzioni che alla discriminazione.
Avete l’impressione che nell’ambito della Forza Pubblica circolino idee “razziste” qui in Ticino?
Abbiamo avuto occasione di collaborare con la polizia sia municipale che cantonale e abbiamo trovato una professionalità sempre aperta alla cooperazione. Sono sicuro che non ci sono pregiudizi o forme di razzismo nell’adempimento dei loro compiti.
Diverse persone dal mondo politico e giornalistico sono intervenute pubblicamente sul caso. Cosa ne pensa lei?
Purtroppo queste situazioni sono spesso manipolate e strumentalizzate da parti politiche. Lo vediamo spesso sia a livello nazionale che a livello cantonale. La lotta alla discriminazione non appartiene a una sola parte politica. In questo caso specifico non ci sono buoni e cattivi: è un dovere di tutti noi cittadini svizzeri costruire e vivere in una società democratica senza pregiudizi.

 

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