«Troppo tempo tra una tappa e l’altra Il Governo ticinese lo farà presente»

«Troppo tempo tra una tappa e l’altra Il Governo ticinese lo farà presente»

Norman Gobbi e Raffaele De Rosa commentano le decisioni di Berna

Un allentamento graduale, a tappe e senza deroghe ai Cantoni. La via scelta da Berna per uscire dal confinamento passa, o meglio, inizia il 1. marzo con una serie di riaperture alla quale seguirà una seconda tappa il 1. aprile. Una scelta che il Ticino, cantone che proprio la scorsa settimana aveva inviato una lettera a Berna chiedendo di tener conto delle necessità e delle peculiarità regionali – ha accolto non senza qualche criticità. «Da un lato è un approccio molto prudente ma dall’altro non tiene conto di quanto avviene oltreconfine, in particolare nella vicina Penisola», osserva il presidente del Governo Norman Gobbi. «È evidente che se in Lombardia vigono più libertà per la popolazione ticinese diventa più difficile accettare delle misure così restrittive». Per il presidente dell’Esecutivo è «positivo che ci saranno più libertà in ambito commerciale e di tempo libero», mentre per quanto riguarda il settore della ristorazione c’è appunto «una grossa dicotomia con la realtà lombarda». Questo settore dovrà in ogni caso tirare la cinghia almeno fino al 1. aprile, data a patire dalla quale verranno valutati eventuali altri allentamenti. Delle eccezioni – leggasi aperture di bar e ristoranti – non verranno concesse sulla base della situazione epidemiologica dei singoli cantoni. Una decisione – ha specificato Berset – che è stata presa per non creare situazioni di disparità di trattamento tra cantoni. «Dal punto di vista della condotta è ammissibile, ma da quella epidemiologica bisogna tenere presente che il Ticino viaggia a una velocità diversa, con un’evoluzione molto positiva negli ultimi tre giorni. Ciò significa che le varianti non sembrano incidere sulla casistica. In fase di consultazione – spiega Gobbi – , esprimeremo il nostro punto di vista». Un altro aspetto che il Governo affronterà nella sua risposta al Consiglio federale è quello della tempistica. Come detto, si parla di quasi cinque settimane tra la prima e la seconda valutazione sugli allentamenti. Un lasso di tempo che il Consiglio di Stato rivedrebbe anche al ribasso: «Lo faremo presente a Berna», conferma Gobbi. «Va tenuto presente che a marzo la Germania valuterà delle riaperture e per la Svizzera diventerebbe ancora più difficile mantenere delle regole più ferree». Tornando in Ticino, aprile è sinonimo di ripresa della stagione turistica e a questo proposito il presidente del Governo conferma che l’obiettivo «è dare il via a una serie di test per il personale delle strutture ricettive in modo da poter tornare in sicurezza in alberghi e ristoranti almeno per Pasqua».

Dal canto suo, anche il direttore del DSS Raffaele De Rosa sottolinea che gli allentamenti «seguono l’orientamento voluto dal Consiglio di Stato, ossia quello di un’uscita a tappe che tenga conto dell’evoluzione epidemiologica». Nonostante ciò, «possiamo anche dire che la prospettiva tra la prima e la seconda tappa è piuttosto timida e lunga nei tempi perché già dopo 14 giorni si possono vedere gli effetti delle misure». In questo senso, spiega De Rosa, «lasciare un mese di tempo tra una tappa e l’altra appare un po’ eccessivo». Inoltre, anche sui «contenuti degli allentamenti nella seconda tappa c’è stata molta cautela, in particolare per il settore della ristorazione». Ad ogni modo «questa cautela da parte di Berna può essere compresa a fronte dei rischi presenti in questo momento, in particolare riguardo alla diffusione delle nuove varianti, che in Ticino oggi rappresentano il 40% dei nuovi casi, con picchi del 60%. È necessario evitare una terza ondata che potrebbe avere conseguenze nefaste». Riguardo agli allentamenti per le fasce più giovani della popolazione, De Rosa afferma che si «tratta di un passo nella giusta direzione. Questa sensibilità verso i giovani è benvenuta e assolutamente necessaria».

Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 18 febbraio 2021 del Corriere del Ticino

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Da Berna una strategia che non scalda il TicinoGobbi: “Non si risponde alle criticità  emerse”.

Le novità  giunte ieri da Berna non scaldano particolarmente il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi. Raggiunto dalla “Regione” per un commento, afferma infatti che «da un lato é stata data un’indicazione, ma dall’altro non si risponde alle criticità emerse durante la riunione recente dei governi cantonali. Il Ticino e altri Cantoni si sono espressi criticamente su questa politica molto prudente vista l’evoluzione epidemiologica. Se é vero che questa non é uguale su tutto il territorio, é però vero che c’è una generale volontà  di tornare alla normalità  ritenuto come, anche tenendo conto dei cantoni che hanno un’evoluzione negativa, dal punto di vista sanitario e delle ospedalizzazioni non ci sono ricadute negative. Grazie anche alle vaccinazioni che tutelano le persone maggiormente a rischio». L’aspetto positivo, riprende Gobbi, «é un allentamento nei commerci, per lo sport all’aperto soprattutto a beneficio dei giovani, ma per il cittadino comune e per chi ha un’attività economica gli aiuti di Stato aumentati non andranno mai a sostituire la mancata attività». Resta aperta, ad ogni modo, la questione dei controlli alle frontiere più volte chiesti dal Ticino alla Confederazione ma che per ora restano fermi al palo. «La Svizzera é l’unico Paese che con Italia e Germania non chiede determinati controlli – risponde il direttore del Dipartimento istituzioni -. Chiederemo presto, e ancora, alla Confederazione di essere parte attiva perché é sua competenza tutelarci anche da un eventuale spostamento di traffico dal Brennero al Gottardo, cosa che, non solo dal punto di vista sanitario ma anche ambientale, ci preoccupa».

De Rosa: ‘Tempistica di un mese eccessiva’
Per il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa «le proposte che vengono messe in consultazione vanno nella direzione di quanto auspicava il Consiglio di Stato, cioè avere una strategia di graduale ritorno alla normalità con un piano di azione a tappe, ponendo un accento particolare verso chi è toccato particolarmente da questa situazione come i giovani». Per De Rosa gli allentamenti proposti «danno una prospettiva», ma a titolo personale afferma che «quella del Consiglio federale è una prospettiva lunga nei tempi, perché la seconda tappa è prevista un mese dopo la prima annunciata per il 1° marzo. Sappiamo che l’efficacia di una misura può già essere valutata dopo due settimane e in questo senso – prosegue il direttore del Dss – la tempistica di un mese mi sembra eccessivamente lunga, oltre che timida nelle proposte».
Nel senso che, specifica, «tenuto conto della situazione epidemiologica attuale, si poteva sperare in qualcosa in più a livello di allentamenti». Detto questo, per De Rosa quanto deciso a Berna «si può però comprendere. È usare prudenza dopo che il Consiglio federale stesso aveva dichiarato apertamente di aver sottovalutato, la scorsa estate, il rischio di una seconda ondata. Fare tutto il possibile per evitare una terza ondata, soprattutto davanti al pericolo delle varianti, è importante». Anche perché la preoccupazione per queste varianti del virus è sempre più marcata. «È una situazione molto difficile e fluida – rileva De Rosa –. Non bisogna né eccedere con la cautela né con l’apertura, c’è il rischio di compromettere quanto di buono abbiamo fatto e i risultati ottenuti a prezzo di notevoli sacrifici da parte della popolazione e dell’economia». Sulle nuove varianti e il loro pericolo De Rosa snocciola i numeri: «A oggi in Ticino abbiamo avuto, in totale, 370 casi di varianti. Mediamente, rappresentano il 40% del totale con picchi che hanno raggiunto anche il 60%. Si diffondono rapidamente, e dobbiamo ricordarci che ciò sta avvenendo con le misure restrittive in vigore. Bisognerà tenere conto di questo rischio, e bisognerà essere pronti a reagire rapidamente».

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Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 18 febbraio 2021 de La Regione

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«Se le misure devono essere supportabili e sopportabili, abbiamo un problema»
Il presidente del Governo si esprime sulle decisioni del Consiglio federale e i “timidi” allentamenti previsti in marzo
«La Lombardia ha un’evoluzione simile alla nostra, eppure lì si può andare a bere il caffè e a pranzare al ristorante. Così è meno comprensibile».

«Se pensiamo alle richieste della società e di alcuni settori, ci sono andati leggeri sugli allentamenti». È questo il commento a caldo del consigliere di Stato Norman Gobbi, a margine della conferenza stampa del consiglio federale. Se le decisioni sono positive per i commerci e per i giovani, «per la vita sociale e gli esercenti diventa più difficile sostenere una situazione di questo tipo, a fronte di un’evoluzione positiva a livello di contagi e ospedalizzazioni». 
Le proposte di Berna per gli allentamenti di marzo resteranno in consultazione fino al 24 febbraio. Ma stando al presidente del Consiglio di Stato, i cantoni sono allineati nella loro visione della situazione. «Venerdì scorso abbiamo avuto la riunione del Comitato direttivo della Conferenza dei governi cantonali, da cui sono emerse voci critiche nei confronti di questo approccio molto prudente, considerata l’evoluzione epidemiologica e la campagna di vaccinazione che ha consentito di mettere al sicuro i più fragili». E se il Governo si fa portavoce della voce della sua popolazione, «dal punto di vista del cittadino è meno comprensibile un prolungamento delle limitazioni alla libertà».
Ma Alain Berset ha già indicato oggi che non è previsto un approccio differenziato per cantoni, perché le varianti del Covid-19 interessano l’intero territorio e anche per «evitare che poi ci si sposti nelle regioni in cui c’è più liberta». Cosa rispondere, allora, alla consultazione di Berna? «Chiederemo di considerare questa evoluzione favorevole della situazione epidemiologica e una differenza di realtà lungo il confine – aggiunge Gobbi -. La Lombardia ha un’evoluzione simile alla nostra, eppure lì si può andare a bere il caffè e a pranzare al ristorante». Stessa situazione, eppure maggiore libertà a pochi chilometri da noi. «Se le misure devono essere supportabili e sopportabili da parte del cittadino, in Ticino in questo momento abbiamo un problema».
Il Governo ticinese a inizio febbraio aveva chiesto a Berna di introdurre limitazioni alla frontiera per contenere la mobilità non essenziale da e per l’Italia, in particolare per fare la spesa o per andare al ristorante. «La nostra lettera è ancora senza risposta – conclude il presidente del Consiglio di Stato -. Ed è evidente che andare dall’altra parte del confine non può essere fatto senza le premunizioni necessarie. Inoltre, tenendo conto di quanto fanno i nostri vicini sui controlli del traffico di transito, segnaleremo all’autorità federale una necessità di intervento per allinearsi con i nostri colleghi austriaci».
 
Da www.tio.ch
 
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“Ci aspettavamo qualcosa in più”
Così il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi a margine delle decisioni del Consiglio federale. “Riapertura immediata ma graduale anche per i ristoranti”
Il Consiglio federale ha svelato le sue carte. Ora i Cantoni sono chiamati a dire la loro. Il Governo ticinese aveva già scritto negli scorsi giorni a Berna per chiedere di attuare degli allentamenti a causa della troppa stanchezza da parte della popolazione. Ad oggi, però, come ha spiegato il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi ai colleghi di Teleticino il Ticino non ha ricevuto delle risposte completamente soddisfacenti. “È una risposta parziale, da un lato ai giovani viene dato un feedback positivo ma in generale ci aspettavamo di più soprattutto per la ristorazione”.
Per il presidente Norman Gobbi, bar e ristoranti andavano riaperti “in maniera graduale”. “Non avremmo mai salutato un’apertura senza condizioni. Già prima di Natale avevamo previsto una regolamentazione differenziata”, aggiunge. “Percepiamo la volontà della popolazione di avere un approccio differenziato, capiamo la voglia di tornare a lavorare degli esercenti così come la voglia della popolazione di tornare al ristorante a mangiare. La Pasqua sembra il nuovo termine temporale per la Confederazione, ma ci aspettavamo sicuramente che si facesse qualcosa di più prima”, ha sottolineato.Ora quindi, si attende la consultazione coi Cantoni e la prossima conferenza stampa in programma per mercoledì. “La maggioranza dei cantoni mi sembra di aver percepito che siano critici nei confronti di questo approccio sulle riaperture. Se i grandi cantoni esprimono un parere critico, si potrà avrà avere un’apertura più accelerata ma sempre graduale come prevedeva anche l’approccio ticinese”.
Da www.ticinonews.ch
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Riapriranno negozi, musei e zoo

Il Consiglio federale propone le prime riaperture dal 1° marzo, ristorazione esclusa – Decisione definitiva fra una settimana dopo consultazione

Negozi, musei e zoo potranno aprire i battenti a partire dal 1° marzo, ma non bar e ristoranti: è quanto discusso oggi, mercoledì, dal Consiglio federale, che in conferenza stampa ha esposto le riaperture messe in consultazione fra i cantoni. Una decisione definitiva su questa prima tappa degli allentamenti sarà presa la prossima settimana.
Contagi, ospedalizzazioni e decessi sono in calo, ma, ha avvertito Alain Berset, potrebbero tornare a crescere per effetto delle mutazioni diffuse sul territorio elvetico e “si è vuole evitare un effetto yo-yo, con riaperture seguite da nuove chiusure”. Si è deciso di autorizzare attività dove il rischio di infezione è minore, un “rischio calcolato” ha precisato il ministro dell’interno: nei commerci, nei musei, nelle sale di lettura delle biblioteche e nei giardini zoologici e botanici sarà dunque obbligatoria la mascherina e il numero di persone ammesse sarà limitato per garantire il rispetto delle distanze.
All’esterno sarà nuovamente possibile incontrarsi in gruppi fino a 15 persone. Le istallazioni sportive all’esterno, come campi da calcio, piste del ghiaccio e campi da tennis, saranno pure riaperte, ma per gruppi di cinque persone al massimo alla volta e anche in questo caso con la mascherina. Le competizioni fra adulti restano vietate, tranne quelle professionistiche come finora. E come finora, i giovani potranno approfittare di facilitazioni in ambito culturale e sportivo: l’età massima per usufruirne sarà portata da 16 a 18 anni.
“So che in molti si aspettavano di più e capiamo l’impazienza di commercianti, operatori culturali, sportivi e ristoratori”, ha detto il presidente della Confederazione Guy Parmelin, ma si è optato per un allentamento graduale per non “rendere vani i progressi fatti finora”. Togliere tutte le misure sin da subito “sarebbe stato irrealistico”.
Quello che non cambia: rimane in vigore l’obbligo di lavorare da casa dove possibile e soprattutto resteranno chiusi ristoranti e bar, dove i contatti sono più prolungati. Un ulteriore allentamento sarà poi possibile da aprile se la situazione epidemiologica lo permetterà e se la campagna di vaccinazione che – ha ammesso Berset – avanza più lentamente di quanto si vorrebbe. Si potrebbe allora pensare anche di permettere eventi sportivi o culturali con pubblico limitato e alle terrazze dei ristoranti. Il Consiglio federale non ha voluto stabilire automatismi, ma ha dato alcune indicazioni: ulteriori aperture dipenderanno da un tasso di positività al di sotto del 5%, meno del 25% dei posti in cure intense occupati da pazienti COVID-19 e un tasso di riproduzione inferiore a 1 sull’arco di una settimana. Inoltre, l’incidenza dei contagi su 14 giorni in base alla popolazione dovrà essere, il 24 marzo, inferiore a quella del 1° marzo.

https://www.rsi.ch/news/svizzera/Riapriranno-negozi-musei-e-zoo-13836991.html

Da www.rsi.ch/news