«A volte è tanto presente tra noi, che sembra stia per raggiungerci»

«A volte è tanto presente tra noi, che sembra stia per raggiungerci»

“Presente”: è stato lo slogan di Marco nella sua ultima campagna elettorale. “Presente per Lugano”: “Presente per la qualità urbana”, “Presente per la cultura”,… E Marco era davvero “Presente” per tutto e per tutti.

Proprio per questo suo modo di essere, di spendersi per gli altri – prima per il Ticino, poi per la sua Lugano – oggi Marco ci manca ancora di più a un anno di distanza da quell’11 agosto in cui la sua voglia di correre verso qualcuno o verso qualcosa ce lo ha portato via.
Nello stesso tempo però lo sento, lo sentiamo, ancora… presente. Quando sono a Lugano per un impegno o per una visita mi sembra che Marco debba arrivare a momenti. È una sensazione strana, ma che ci dice quanto lui abbia riempito la vita di tutti noi. E quanto fosse realmente presente.
La cosa importante che è capitata lungo l’arco di questi 12 mesi è la volontà di tante persone di portare avanti un insegnamento, un modo di fare per raggiungere determinati obiettivi. Nessuno sarà come lui. Vero. Però vedo in Foletti e negli altri municipali il positivo tentativo di mantenere un dialogo aperto, di non andare sempre e subito allo scontro. Una mediazione che deve fare emergere le opinioni del Municipio intero, alla ricerca di una soluzione, di una strada praticabile per trovare le migliori risposte ai problemi.
Io stesso mi ritrovo spesso a confrontarmi sul da farsi, pensando a che cosa avrebbe fatto Marco. Era ciò che facevo prima: ogni tanto prendevo il cellulare e ci sentivamo, ci “consultavamo”. Lui mi insegnava pacatezza, però chiedendomi di mai snaturare il mio modo di essere. Quando invece chiamava lui era quasi sempre per avere la conferma decisiva per affrontare un determinato problema. E nel cuore di entrambi la volontà di fare la cosa giusta per la nostra gente.
Marco Borradori ci manca. Manca alla sua Città. Manca alla gente che lo apprezzava. Manca alla Lega dei ticinesi. Il suo esempio è però ancora forte, è ancora “Presente”.
L’altro giorno ho avuto la fortuna di ammirare un bellissimo arcobaleno. Nella mente l’immagine di Marco e quelle parole – che ho ricordato a Cornaredo il 17 agosto dell’anno scorso nel giorno dell’ultimo saluto terreno – della canzone di Ricky Nelson: “Le lacrime di oggi sono gli arcobaleni di domani”.

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«A volte è tanto presente tra noi, che sembra stia per raggiungerci»

Il sindaco di Lugano moriva alle 18.10 dell’11 agosto del 2021 – Il ricordo di chi lo conosceva e ha lavorato al suo fianco Norman Gobbi: «C’era per tutto e per tutti» – Claudio Zali: «Era la faccia buona della politica» – Roberto Badaracco: «Da lui abbiamo imparato tanto»

La mente torna fra i campi della Tenuta Bally di Vezia. È un mezzogiorno afoso e un uomo corre da solo lungo la strada sterrata. A un certo punto rallenta. Si ferma. Si accascia al suolo. Perde conoscenza. Di testimoni di quel momento in realtà non ce n’erano, ma tutti abbiamo provato a riviverlo con il pensiero. E un anno dopo è ancora impresso nella memoria. Un anno da quando Marco Borradori si è congedato da questo mondo. Erano le 18.10 di mercoledì 11 agosto quando i medici del Cardiocentro spegnevano il macchinario che da più di ventiquattr’ore stava tenendo in vita il sindaco di Lugano e, con esso, le speranze che l’epilogo potesse essere diverso. Troppo grave l’arresto cardiaco che aveva colpito Borradori durante il suo allenamento. I soccorritori avevano tentato di rianimarlo sul posto, ma il suo cuore non aveva mai ripreso a battere autonomamente. Poi aveva smesso del tutto, lasciando Lugano e il Ticino con un senso di vuoto. Umano prima di tutto, ma anche istituzionale. La vita è andata avanti, come fa sempre, e così la politica. Le parole di chi lo conosceva ci riportano indietro di un anno. Fermano il tempo, o almeno ci danno l’illusione che sia così.

«La sua calma serafica»
«Un anno fa – ricorda il vicesindaco di Lugano, Roberto Badaracco – abbiamo vissuto sentimenti difficilmente spiegabili: sconcerto, speranza, dolore profondo, totale disorientamento. Ma quasi contemporaneamente siamo stati inondati da un’immensa dimostrazione di affetto e vicinanza nei suoi confronti; dimostrazione che ci ha dato forza e coraggio per continuare il nostro lavoro. Non dimenticherò mai – poche ore dopo il malore – la commozione nel dover leggere il discorso che lui stesso aveva preparato per accogliere gli ambasciatori del Festival del film al LAC. Il suo ricordo, ma soprattutto il suo sorriso e la sua gentilezza, sono ancora molto vivi in me. Proverbiale era il suo approccio ai problemi, affrontati regolarmente con una calma serafica. Ho imparato tanto da lui in cinque anni di Esecutivo insieme e serberò sempre questo periodo nel mio cuore».

«Non era solo sorrisi»
«La mancanza di Marco Borradori si avverte, come è scontato per una persona delle sue qualità umane e politiche», osserva il municipale Lorenzo Quadri. «Marco era veramente il sindaco di tutti, quasi un simbolo della città, in grado di raccogliere consensi trasversali agli schieramenti politici. Tuttavia – ammonisce – lo stereotipo del sindaco sempre gentile e sorridente è riduttivo. Marco era molto di più: aveva posizioni e convinzioni che sapeva difendere anche con durezza».

«Una figura autorevole»
«Se ne è sentita la mancanza» ammette il consigliere di Stato Claudio Zali. «Si è perso un amico e una figura che all’interno del nostro movimento era importante, autorevole e benvoluta da tutti. Era la ‘faccia buona della politica’ e faceva venir voglia di avvicinarsi alla cosa pubblica. Una presenza spesso silenziosa ma al momento giusto aveva la parola giusta o un’opinione importante».

«Il suo stile vive»
«Presente». Il consigliere di Stato Norman Gobbi ricorda lo slogan scelto da Borradori nella sua ultima campagna elettorale. «E Marco era davvero presente, per tutto e per tutti. Proprio per questo suo modo di essere, oggi ci manca ancora di più. Allo stesso tempo però lo sento, lo sentiamo, ancora presente. Quando sono a Lugano per un impegno o per una visita mi sembra che Marco debba arrivare a momenti. È una sensazione strana, ma che ci dice quanto lui abbia riempito la vita di tutti noi. La cosa importante che è capitata lungo l’arco di questi dodici mesi è la volontà di tante persone di portare avanti un insegnamento, un modo di fare per raggiungere determinati obiettivi. Nessuno sarà come lui. Vero. Però vedo in Foletti e negli altri municipali il positivo tentativo di mantenere un dialogo aperto, di non andare sempre e subito allo scontro. Io stesso mi ritrovo spesso a confrontarmi sul da farsi, pensando a che cosa avrebbe fatto Marco. Ogni tanto prendevo il cellulare e ci sentivamo, ci ‘consultavamo’. Lui mi insegnava pacatezza, però chiedendomi di mai snaturare il mio modo di essere. Quando invece chiamava lui era quasi sempre per avere la conferma decisiva per affrontare un determinato problema. E nel cuore di entrambi la volontà di fare la cosa giusta per la nostra gente».

«Una sana curiosità»
«Ho sempre voluto chiedergli, ma ormai non posso più, se si fosse dimenticato di quei fischi in Piazza Grande nel 2013», ricorda il presidente del Festival del Film di Locarno Marco Solari. «Era salito sul palco per consegnare il premio ‘Città di Lugano’ al miglior regista emergente e fece l’«errore» di dire che il Festival fosse nato sul Ceresio. Se ci ripenso, vedo ancora il suo volto e la tristezza che traspariva dagli occhi. Anch’io rimasi sorpreso e non seppi cosa fare. Forse per l’importanza che ho sempre dato al dialogo tra la Piazza e chi sale sul palco, forse per tradizione e forse, oggi lo ammetto, per vigliaccheria, preferii non intervenire. Qualche mese dopo ricordammo quel momento e lui mi disse: ‘Marco, mi sono sentito solo’. Ancora oggi mi capita di pensarci ». L’episodio tuttavia non aveva rovinato il rapporto tra Borradori e il Festival, che è l’ultima occasione pubblica in cui è stato visto. «La cosa che ho sempre apprezzato di lui è che venisse non per fare passerella, ma perché aveva una sana curiosità. Era facile vederlo non solo in piazza, ma anche negli altri cinema a guardare film, anche quelli più sperimentali. Dentro di me so che il suo spirito gioioso e, permettetemi il termine, ‘festivaliero’ è ancora qui con noi».

Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 11 agosto 2022 del Corriere del Ticino