Revisione della legge sulla ristorazione

Revisione della legge sulla ristorazione

Intervento nell’edizione di lunedì 12 febbraio 2018 de Il Quotidiano
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Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 13 febbraio 2018 de La Regione

Nel testo governativo, da ieri in consultazione, si permette ai locali che vendono cibi d’asporto la possibilità della consumazione in loco.

Consumare il kebab, come il trancio di pizza piuttosto che il sushi, direttamente là dove si acquista presto sarà realtà.
Almeno negli intenti del Consiglio di Stato che ieri ha messo in consultazione la seconda parte della revisione legislativa sugli esercizi alberghieri e ristorazione (la Lear). La pentola è da tempo sul fuoco, ci sia concessa la metafora, ed è giunto il momento di servirne il contenuto che prevede una miglior regolamentazione dei ‘take-away’, ovvero dei punti di ristoro che forniscono l’altrimenti detto “cibo di strada”. Attività oggi considerate alla stregua di una negozio alimentare o poco più. Nella revisione legislativa posta in consultazione (c’è tempo sino al prossimo 16 marzo) si concede dunque anche alle “strutture che offrono cibi e bevande d’asporto” la possibilità di offrire il consumo sul posto, a patto che vi sia esplicita richiesta perché altrimenti non cambierà niente. Ovviamente anche per i ‘take-away’ sarà obbligatorio il rispetto di alcune regole che, di fatto, pongono precisi paletti. In particolare all’articolo 32 si precisa che “possono essere posizionati solamente tavoli alti, fino a un massimo di 3” e “il numero dei posti è limitato ad un massimo di 12”. Vietato il servizio ai tavoli. Non solo. Chi intende far mangiare i propri clienti sul posto dovrà altresì garantire l’accessibilità a una toilette diversa da quella assegnata al personale. Fra le novità della riforma, vi è anche una maggiore flessibilità sulla presenza fisica del gerente. Obbligatoria sino ad oggi, la revisione permette al responsabile diretto del ristorante di gestire più di un esercizio pubblico, o anche un’altra attività. In ogni caso, si precisa, il gerente non potrà essere impegnato professionalmente oltre il cento per cento del tempo, vale a dire oltre le 40 ore settimanali.

Giro di vite contro la vendita di bevande alcoliche ai minorenni
Altro capitolo della revisione in consultazione, la lotta contro l’abuso di sostanze alcoliche. Si alza il tiro, in poche parole, contro gli abusi e in particolare la vendita di bevande alcoliche ai minorenni; l’autorità competente ne potrà vietare la vendita, temporanea o anche definitiva, nel caso in cui si constati una violazione ripetuta delle norme relative a questi prodotti. Con la revisione legislativa si fa anche un po’ di chiarezza sulla definizione dei diversi locali pubblici dove si beve, si mangia e magari anche si dorme. Per ‘esercizi di ristorazione’, ad esempio, si precisa che s’intendono locali dove sono serviti pasti freddi a qualsiasi ora e “caldi almeno negli orari usuali”. A seconda del tipo di servizio “concretamente offerto” si possono declinare le seguenti definizioni: ristorante, snack-bar, osteria, trattoria, birreria, pizzeria e mense aziendali. Ogni esercente è libero di scegliere la definizione che crede e sarà poi il mercato – precisa il governo – a fare giustizia sui termini. Con un’eccezione: i grotti e canvetti, che meritano un articolo legislativo a parte perché “componente unica e tipica della realtà turistica ticinese e pertanto, come tale, va conservata”. Il “grotto” è dunque una categoria a sé stante dove cibi e bevande tipici ticinesi “devono essere serviti in maniera preponderante”.

 

Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 13 febbraio 2018 del Corriere del Ticino

Locali Niente birra dove si sgarra
Proposto il divieto di vendita di alcolici negli esercizi che violano ripetutamente le regole Le nuove misure del Governo per bar e ristoranti – Gobbi: «La legge va ammodernata»

Dopo un primo pacchetto di modifiche alla legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione (Lear), entrate in vigore lo scorso 15 giugno, il Governo ha presentato ieri la seconda parte del progetto, finalizzato a considerare gli sviluppi e i cambiamenti che hanno interessato il settore negli ultimi anni. «Si vuole ammodernare una legge, adeguandola all’evoluzione degli usi e costumi del settore e, allo stesso tempo, alleggerire una normativa che tenga conto di questa evoluzione» ha sottolineato il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, da noi raggiunto per commentare la revisione legislativa posta in consultazione fino al 16 marzo.

Tra le modifiche più significative, si trova l’abolizione del divieto per un gerente di svolgere un’altra attività, così da permettere agli esercenti di gestire più di un esercizio pubblico o di cimentarsi in altre occupazioni. Il gerente sarà però chiamato a garantire una presenza fisica di 20 ore settimanali, pari a un 50%. Sarà possibile dunque fare richiesta di una seconda autorizzazione e, nel caso due esercizi fossero situati nello stesso stabile, anche di una terza. Modifica, questa, in grado di agevolare quelle società intenzionate a offrire un servizio di ristorazione unitamente a un negozio commerciale. «Oltre a essere già presente in diversi paesi, potrebbe rappresentare un’innovazione in linea con l’obiettivo di promovimento del settore» precisa il rapporto sul quale potranno ora esprimersi enti e associazioni. L’articolo di legge che regola la doppia attività in un locale, si precisa, sarà introdotto solo in concomitanza con l’entrata in vigore della nuova legge sulla prostituzione, per evitare altrimenti possibili abusi. Riguardo invece ai recenti sospetti di infiltrazioni mafiose nel settore (vedi il Corriere del Ticino del 7 febbraio) Gobbi ha escluso che una modifica in tal senso vada a facilitare questo genere di ingerenze: «Sono semmai le società a monte a dover essere monitorate, non le singole persone. È importante dire però che non sono per nulla tutte malavitose le società che operano nella ristorazione».

“Un’ultima ratio”
Ma tra gli adeguamenti previsti non si faranno solo maggiori concessioni. A essere messo sul tavolo è anche un importante giro di vite per contrastare l’abuso di bevande alcoliche. Sì perché l’autorità cantonale competente potrà anche vietare la vendita, temporanea o addirittura in modo definitivo, di alcolici in quegli esercizi pubblici dove si violano ripetutamente le regole. E per questo motivo anche le multe verranno inasprite. «Serve un sistema di sanzioni commisurato a infrazioni ripetute di vendita di alcol a minori. Un’ultima ratio, insomma, per chi non si attiene a quanto previsto dalla legge» ha commentato Gobbi. Per poi non nascondere: «Se fosse già in vigore, il provvedimento avrebbe sicuramente interessato qualche esercizio».

Seduti anche nei take-away
Un’altra modifica rilevante andrà poi a toccare la realtà dei take-away e dei food truck, attualmente assoggettati alla legge sul commercio «più limitativa per alcuni aspetti, ma che nel contempo permette loro di sfuggire ai paletti imposti invece agli esercizi pubblici del settore» ha ricordato Gobbi. Con la revisione della Lear, in futuro take away e cucine itineranti potranno offrire il consumo di cibo sul posto ai propri clienti, ma a patto di ottenerne l’autorizzazione e di rispettare condizioni igieniche, di posti a sedere e relative al divieto di vendita di alcolici. A detta di Gobbi, i ristoratori non dovrebbero storcere il naso perché «è condivisa l’opinione che sia un’offerta integrativa, quella proposta da queste cucine. Sono due modi completamente diversi di concepire la ristorazione».

Grotti da conservare
La revisione della Lear va anche nella direzione della semplificazione delle diverse denominazioni, permettendo agli esercenti una maggior libertà nella scelta dell’etichetta da attribuire alla propria attività. E al proposito il rapporto sottolinea: «Vi è la convinzione che il mercato provvederà automaticamente a fare una selezione di coloro che abuseranno di questa libertà». C’è tuttavia un terreno che il progetto mira a tutelare maggiormente. «Si ritiene che la categoria grotto sia una componente unica e tipica della realtà turistica ticinese e pertanto, come tale, va conservata» si legge nel documento. L’idea è quella di presentare il grotto come categoria a sé stante, dimostrando però di servire «in maniera preponderante» cibi e bevande tipici ticinesi.

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