Sulla strada, ‘rifletti’

Sulla strada, ‘rifletti’

Servizio all’interno dell’edizione di venerdì 13 aprile 2018 de Il Quotidiano.
https://www.rsi.ch/play/tv/redirect/detail/10357469

 

Articolo pubblicato nell’esibizione di sabato 14 aprile 2018 de La Regione.

Dipartimento delle istituzioni e associazioni d’accordo: la prevenzione è responsabilità di tutti

Nel 2017 l’82 per cento degli incidenti ha visto il coinvolgimento di almeno un’automobile. Dimostrazione del fatto che la prevenzione e la sensibilizzazione sulla sicurezza stradale sono fondamentali. Con la campagna ‘Rifletti’ – promossa dalla Commissione consultiva del Consiglio di Stato ‘Strade sicure’ e finanziata dal Fondo federale di sicurezza stradale – si è deciso di andare oltre. Innanzitutto, come notato con soddisfazione da Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni (Di), «sono coinvolti tutti gli attori in gioco». E infatti a sottoscrivere il messaggio della campagna – prestare più attenzione quando si è alla guida e, nel caso della mobilità lenta o quando si è piedi, farsi vedere e dedicare la medesima attenzione – oltre alle istituzioni ci sono anche l’Automobile club svizzero sezione Ticino (Acs), l’Associazione traffico ambiente (Ata) e l’Ufficio per la prevenzione degli infortuni (Upi). Con l’obiettivo, rileva Gobbi, di ridurre sì le vittime, ma anche tutte le conseguenze che può avere un incidente. «Quando fortunatamente non si parla di morti o feriti, ci sono comunque danni economici da tenere in linea di conto, che portano un impatto negativo sul vivere comune». Il tutto, continua il direttore del Di, «ricordando come in Ticino ci siano più incidenti rispetto alla media nazionale». Un motivo in più per capire cosa c’è dietro un incidente, quali siano davvero le cause. Spesso la risposta è semplice, seppur forse banale: la disattenzione. «Quando si guida, ad esempio, usare lo smartphone è come avere un’arma carica in mano – afferma Cristiano Canova, presidente della Commissione ‘Strade sicure’ e capo della Sezione della circolazione – ma nonostante questa consapevolezza molti insistono a usarlo, provocando pericoli per sé e per gli altri». In un contesto, quello delle strade ticinesi, dove «stress e traffico contribuiscono senza dubbio a rendere la situazione ancora più pericolosa». Come intervenire, quindi? «Non abbiamo bisogno di molto, dobbiamo solo prestare tutti più attenzione e usare più prudenza e saggezza. Sembrerà moralistico magari, ma è veramente tutto quello che serve». Accendere il cervello, insomma. Riflettere. Da qui, infatti, nota Fabienne Bonzanigo, capo progetto della campagna, si è partiti. «Abbiamo l’obiettivo di raggiungere il maggior numero di persone. Lo faremo partecipando a manifestazioni come il Tour de Suisse quando farà tappa a Bellinzona e proponendo eventi dove ci saranno anche momenti esperienziali da cui le persone potranno uscire, speriamo, arricchite». Persone che saranno sensibilizzate anche tramite spot televisivi e al cinema, come in radio, sulla carta stampata e su internet. «Saranno proposte anche attività ludico-didattiche nelle scuole – conclude Bonzanigo – perché i bambini saranno i conducenti di domani» e, riprende Gianmarco Balemi, direttore dell’Acs, perché «non hanno ancora una percezione completa del pericolo. La sensibilizzazione va sviluppata sempre, e questa proposta va nella giusta direzione». La responsabilità è di tutti, come afferma lo slogan della campagna. E lo ripete Bruno Storni, presidente dell’Ata, notando come «pedoni e ciclisti sono gli utenti della strada più esposti agli incidenti con gravi conseguenze, ed è per noi di grande importanza che automobilisti e motociclisti riflettano sui propri comportamenti, sul rispetto delle regole e degli altri utenti del traffico». Per Pascal Agostinetti, capo delegato presso l’Ufficio della prevenzione degli infortuni per la Svizzera meridionale, è positivo che «questa sia una campagna regionale, visto che sono state riscontrate differenze sul numero di incidenti che avvengono a Sud delle Alpi. In Ticino, infatti, c’è un rischio doppio di possibilità d’incidente rispetto al resto della Svizzera».

 

Articolo pubblicato nell’edizione di sabato 14 aprile 2018 del Corriere del Ticino.

Troppi incidenti, serve un cambio di marcia

Quando si tratta di mettersi alla guida, il Ticino si smarca dal resto della Svizzera. Ma non c’è da esultare. Statistiche alla mano, alle nostre latitudini si registra infatti un tasso di incidenti stradali superiore del 20% alla media nazionale. Allo stesso tempo, il Ticino si classifica al terzo posto della classifica dei cantoni con il più alto tasso di motorizzazione: ovvero 638 automobili ogni mille abitanti. Per cercare di invertire il senso di marcia e riportare il nostro cantone al di sotto della media nazionale, il Dipartimento delle istituzioni ha quindi deciso di scendere in campo e – facendo fronte comune con le principali associazioni attive nel ramo – ha lanciato la campagna di sensibilizzazione «Rifletti». «L’obiettivo di questa azione è molteplice – ha esordito il direttore delle Istituzioni Norman Gobbi – non solo vogliamo rendere più sicure le strade per i nostri utenti ma, allo stesso tempo, l’intenzione è quella di diminuire drasticamente il numero delle vittime». Vittime che, solo l’anno scorso, sono state 945. Pari a quasi tre feriti al giorno. «Sulle strade occorre imparare a convivere», ha continuato Gobbi che non ha mancato di lanciare una frecciatina: «Se in Ticino si registra un numero più elevanto di incidenti in confronto alla media svizzera è anche perché sulle nostre strade circola una maggior densità di auto». E non solo con targhe ticinesi. «Rispetto ad altri cantoni il Ticino presenta un numero maggiore di lavoratori frontalieri che, va da se, quando attraversano la dogana portano con loro anche un’altra modalità di guida – ha sottolineato il consigliere di Stato – questo fattore, associato ad una guida più latina e ad una diversa geografia del territorio che rende le nostre strade un po’ più tortuose di quelle dell’Altipiano, contribuisce a rendere la realtà ticinese più delicata». Da qui la volontà di dare avvio ad una campagna di sensibilizzazione ad hoc che si inserisce sì nella più ampia azione di prevenzione avviata a livello nazionale ma che, come spiegato dalla responsabile del progetto Fabienne Bonzanigo, è stata ripensata in salsa ticinese. «“Rifletti’’ è una campagna di supporto adattata alle esigenze del nostro territorio che riprende e rafforza il messaggio della campagna nazionale “Made visible’’. Ma se nel resto del Paese si punta più su un messaggio di attenzione a ciclisti e pedoni, da noi serviva un concetto diverso». Da qui «Rifletti», inteso sia come un invito a ragionare quando si è alla guida, sia come un’allusione agli abiti catarifrangenti. Un adattamento in chiave ticinese che ha fatto breccia nel Fondo federale di sicurezza stradale che ha deciso di stanziare 590 mila franchi per finanziare il progetto fino alla fine del 2019. Dalle giornate nelle scuole alle campagne sui media, passando poi dalle manifestazioni alle giornate cantonali, sono tanti i volti che assumerà la campagna. Un’iniziativa vista di buon occhio anche dall’Associazione traffico e ambiente, per la quale «troppo spesso, a pagare le conseguenze di una disattenzione alla guida sono pedoni e ciclisti», ha rimarcato il presidente Bruno Storni, che ha poi invitato gli utenti della strada «a prendere coscienza delle proprie responsabilità». «La verità è che si tende a sminuire la pericolosità dell’uso dello smartphone al volante», ha ribadito da parte sua Cristiano Canova, presidente della Commissione strade sicure che ha poi posto l’accento sui pericoli che corrono i bambini, vittime nel 2017 di 44 incidenti. «Occorre avere un occhio di riguardo per i più piccoli – gli ha fatto eco Gianmarco Balemi, direttore della sezione ticinese dell’Automobile Club Svizzero – che non solo vivono la strada in modo diverso ma che, alla fine, saranno gli automobilisti di domani». Infine, a sottolineare l’impellenza della campagna è stato Pascal Agostinetti, dell’Ufficio per la prevenzione degli infortuni, per il quale «le cifre sugli incidenti parlano chiaro: occorre mettere in campo tutte le forze possibili per ribaltare la situazione in Ticino ed incrementare così la sicurezza».

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