Gobbi: ‘Sicurezza, con l’Italia c’è pragmatismo’

Gobbi: ‘Sicurezza, con l’Italia c’è pragmatismo’

Si è chiusa ieri la tre giorni di incontri su sicurezza, turismo, sviluppo economico e trasporti che ha vissuto a Roma il presidente del Consiglio di Stato ticinese Norman Gobbi il quale, appena finito il ‘briefing’ nella capitale italiana, raggiunto dalla ‘Regione’ mostra la sua soddisfazione. In particolare per «l’accordo tecnico che risolve le vertenze sorte nel 2020 relative allo scambio di informazioni per il rilascio delle autorizzazioni a favore degli agenti di sicurezza italiani impiegati presso le agenzie ticinesi. I controlli saranno parificati, senza discriminazioni per gli svizzeri ma quindi aumentati per i cittadini italiani». Nell’ambito sicurezza, rileva Gobbi, «tra le parti il pragmatismo regna sovrano ed è motivo di soddisfazione». Ma anche la buona comunicazione è necessaria. Infatti «abbiamo avuto diversi colloqui sia col Ministero degli interni, sia con la polizia riguardo alle sfide che seguiranno alla pandemia. I timori sono da un lato l’aumento della presenza della criminalità organizzata laddove lo Stato non sia in grado di dare risposte adeguate, dall’altro una ripartenza dei flussi migratori sulla via del Mediterraneo centrale».

Parte integrante dei colloqui col ministro dello Sviluppo economico Giorgetti, continua il presidente del governo ticinese, «è stata l’evidenziare il comune interesse affinché l’uscita dalla crisi non crei grossi scompensi. Se la Lombardia sta bene, avremo meno pressione sul nostro mercato del lavoro. Se invece ci fossero problemi strutturali, questa pressione aumenterebbe ancora di più». Sempre a proposito di confine, non sembra avere futuro la proposta giunta dai Comuni di frontiera sul lato italiano di far entrare i residenti in Svizzera entro una fascia di 20 chilometri senza tampone: «Posso comprendere le loro necessità, ma è meglio avere prudenza – risponde Gobbi –. Si creerebbe una differenziazione, un’ulteriore incomprensione e quindi un non allineamento a quella che vuole essere una normalizzazione dei rapporti tra i nostri territori: meglio una regola che valga per tutti».

Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 21 aprile 2021 de La Regione

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Fiscalità dei frontalieri «Non ci saranno ritardi»
Il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi si è recato a Roma per una serie di incontri ministeriali Rassicurazioni sull’intesa siglata lo scorso dicembre tra Confederazione e Italia – Firmato l’accordo sugli agenti di sicurezza

Firma dell’accordo che risolve le vertenze relative allo scambio di informazioni per il rilascio delle autorizzazioni richieste dagli agenti di sicurezza italiani che operano in agenzie private ticinesi e, soprattutto, conferma che il recente cambio di Governo non mette in pericolo l’attuazione dell’accordo fiscale sui frontalieri firmato a livello di governo l’antivigilia dello scorso Natale. «Non ho visto cambiamenti» ha detto ai giornalisti un soddisfattissimo Norman Gobbi dopo i colloqui che tra lunedì e ieri ha avuto con due ministri del Governo Draghi, i titolari del Ministero dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e del turismo, Massimo Garavaglia, e con il sottosegretario all’interno Nicola Molteni. Per il presidente del Consiglio di Stato ticinese l’accordo sulla fiscalità dei frontalieri, che ha contribuito a «normalizzare» i rapporti tra i due Paesi, «deve ora essere portato avanti sul piano interno italiano» ed «è chiaro che ci saranno delle criticità da parte di chi non vuole cambiamenti o di chi vorrebbe di più rispetto a quanto concordato. Ma ci è stato assicurato che non ci saranno rallentamenti». Plausibile, anche perché i due partiti che più si sono attivati per la firma dell’accordo, prima le Lega (italiana) e poi il partito democratico (PD), fanno parte oggi del medesimo Esecutivo, il Governo Draghi.

«Ottima collaborazione»
Detto della fiscalità dei frontalieri, l’accordo che mette fine alla «crisi» che aveva bloccato la possibilità degli italiani di lavorare nel settore della sicurezza in Ticino – in quanto le autorità locali non potevano garantire sulla loro «buona condotta» a causa della mancanza di informazioni sicure – è stato firmato ieri mattina dal capo della Polizia di Stato italiana, Lamberto Giannini, e dal comandante della polizia cantonale Matteo Cocchi.
Alla firma si è giunti in appena un anno, grazie all’impegno di tutte le parti coinvolte, compresa quella italiana, «a prova dell’ottimo livello di collaborazione transfrontaliero», ha precisato Cocchi.
Con il nuovo accordo, che è di natura tecnica e quindi non presenta le difficoltà di attuazione di quelli politici, le autorità elvetiche potranno collegarsi direttamente alle banche dati della polizia italiana e saranno quindi in grado di «leggere» il passato dei candidati italiani che chiedono di lavorare nel nostro cantone in questo settore. Discorso che vale ovviamente anche per la controparte italiana.

Dopo la pandemia
L’insieme degli incontri a livello di governo ha avuto, come filo conduttore, la prospettive di collaborazione nella fase che si aprirà a pandemia del coronavirus superata. «Abbiamo parlato delle sfide del post-COVID, e dell’interesse comune ad individuare campi di intervento», ha spiegato ai giornalisti Gobbi con un occhio anche al Recovery plan che permetterà all’Italia di realizzare una serie di infrastrutture con i finanziamenti UE. Il presidente del Consiglio di Stato ha sottolineato l’importanza per il Ticino di aumentare la capacità ferroviaria a sud di Chiasso, dove il tratto della Brianza è uno dei più lenti anche perché è uno dei più trafficati; progetto che avrebbe la sua giustificazione nello sviluppo dei collegamenti Nord-Sud di cui beneficerebbe anche il Ticino. Nello stesso spirito il colloquio con il ministro Garavaglia: comune la determinazione di rendere più fruibile turisticamente la regione insubrica e più facile la scoperta turistica dei laghi a cavallo della frontiera. Anche l’incontro di Gobbi con il sottosegretario Molteni ha avuto come tela di fondo la COVID, con l’attenzione ai problemi che si apriranno sul fronte della sicurezza nei settori dell’immigrazione ma anche dell’economia: la criminalità organizzata sarà spinta ad approfittare della crisi economica generalizzata, e la collaborazione transfrontaliera dovrà essere quanto mai forte per difendere la legalità. La «due giorni» romana di Gobbi, accompagnato dal delegato per le relazioni esterne Francesco Quattrini, dal comandante della polizia cantonale Matteo Cocchi e dal capo della sezione della protezione della popolazione Ryan Pedevilla, si era aperta lunedì mattina in Vaticano, per l’incontro tra Gobbi e il comandante della Guardia svizzera pontificia, Christoph Graf.

Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 21 aprile 2021 del Corriere del Ticino