Crimine, passare dalle parole ai fatti

Crimine, passare dalle parole ai fatti

Come anticipato due mesi fa su queste colonne, il Ticino accusa un aumento dei reati. Un aumento pari alla media svizzera con 692’954 casi (+5,5% rispetto al 2010), ma che – come evidenziato nello speciale di ieri del Corriere del Ticino – vede il nostro Cantone con un tasso di criminalità tra i più alti di tutta la Confederazione.

Sbirciando nei dati statistici pubblicati dalla Polizia cantonale, si può notare il moltiplicarsi di reati contro il patrimonio, nella fattispecie borseggi, furti con destrezza e nelle auto. L’aumento è significativo: 807 rispetto ai 588 dell’anno precedente (+37%). Ad incidere sui dati 2011 sono stati i furti nelle borsette, nei carrelli o sulla persona, i furti nei veicoli e i furti con scasso.

Il rapporto della Polizia cantonale è chiaro: la criminalità transfrontaliera esiste e il maggior numero di autori di reato proviene dalla vicina Penisola. Il “pendolarismo del furto” – esercitato da bande di ladri prevalentemente cittadini dell’Europa orientale e residenti in Italia, come pure da richiedenti l’asilo di origine magrebina – contribuisce poi ad accrescere il numero di rapine e di furti con scasso.
Grazie alla fattiva collaborazione attuata con il dispositivo “DISCOMO”, che coinvolge Polizia cantonale, Guardie di Confine e alcune Polizie comunali, i fenomeni citati sono stati arginati in maniera importante; basti pensare all’arresto di trentasei individui autori di 95 furti. Gli obiettivi delle loro attività criminali, come ribadito, sono state numerose case e uffici.

Non siamo immuni neanche dai casi di skimming e dalle impietose truffe del falso nipote, divenute purtroppo frequenti e impegnative per gli inquirenti già alacremente attivi nell’arginare gli episodi malavitosi. Mala che insistentemente tenta di imporsi senza bussare alle porte, oggi protette da Guardie di Confine e dai presidi di Polizia.

Si giustifica pertanto aumentare l’attenzione e la protezione dei confini del Canton Ticino, “Porta sud” della Svizzera, tramite un aumento del numero di agenti di polizia. Iniezione di nuove leve già in corso, e che sono giustificate e prioritarie alla luce delle sempre più frequenti instabilità globali.

Prova ne sono le richieste dei Direttori di giustizia e polizia romandi, appellatisi questa settimana alla Confederazione per richiedere l’aumento degli effettivi delle Guardie di confine a presidio delle estremità più permeabili della Confederazione, e dei propri colleghi di Governo per un aumento degli effettivi delle polizie cantonali.

Richieste già formulate in Ticino, dal sottoscritto e dal Dipartimento delle istituzioni, che hanno trovato spazio nelle Linee Direttive. Ora si tratta di passare dalle parole ai fatti, allo scopo di rafforzare la “Porta sud della Svizzera” e garantire la sicurezza dei nostri cittadini.

Norman Gobbi, Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni

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